West Wing

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    West Wing - Tutti gli uomini del Presidente (The West Wing) è una serie televisiva drammatica americana creata da Aaron Sorkin, andata in onda dal 1999 al 2006 sul canale televisivo NBC. Ambientata nell'Ala Ovest della Casa Bianca (da cui il titolo) dove lavora il Presidente degli Stati Uniti d'America e il suo staff, e dove è ubicato il famoso Studio Ovale, racconta le problematiche quotidiane, le difficili decisioni pubbliche e private del Presidente democratico Josiah "Jed" Bartlet e del suo staff, dalla campagna per la sua prima elezione al giuramento del suo successore, otto anni dopo.
    È stato scritto e diretto da Sorkin per le prime quattro stagioni, con la collaborazione di Thomas Schlammer; dalla quarta da John Wells. Avvalendosi della consulenza di veri occupanti dell'Ala Ovest, ha conquistato pubblico e critica per il tono realistico degli episodi, oltre che per la bravura dei protagonisti, diventando con 26 Emmy Award vinti uno degli show di maggior successo della storia della televisione americana.
    Serie della Warner Bros. Television, è stata trasmessa in dozzine di paesi fino alla sua chiusura il 14 maggio 2006: nei suoi sette anni ricevette moltissimi giudizi positivi da parte della critica, di politologi e di ex membri degli staff presidenziali. Avendo vinto 2 Golden Globe Award e 26 Emmy Award, condivide con Hill Street Blues il record di telefilm statunitense più premiato nella categoria serie drammatica.
    Il rating dello show calò negli ultimi anni, dopoché il suo creatore Aaron Sorkin (che sceneggiò in tutto od in parte 85 dei primi 88 episodi) lasciò alla fine della quarta stagione, rimanendo comunque molto popolare tra gli spettatori ad alto reddito, chiave demografica costante nella vita dello show.


    In Italia le prime quattro stagioni sono state trasmesse in anteprima su Rete 4 dall'11 luglio 2002; successivamente la serie è arrivata in replica sul canale satellitare Fox il quale ha poi trasmesso in anteprima esclusiva la quinta stagione in prima serata dal 30 settembre 2007. Dopo poco più di un anno, la serie è approdata sul canale digitale terrestre a pagamento Steel che ha trasmesso la sesta stagione a partire dall'11 gennaio 2009 con due episodi settimanali (sempre in prima serata), per poi trasmettere la settima ed ultima un anno dopo dal 2 gennaio al 13 marzo 2010 di nuovo in prima serata e con due episodi a settimana. In seguito, la serie è tornata in onda anche su Rete 4 con la quinta e sesta stagione trasmesse però di primo mattino durante la prima metà del 2009. Dal 13 settembre 2010, sempre alle 6.00 circa di mattina, Rete 4 completa la trasmissione in chiaro della serie con gli episodi della settima stagione.

    The West Wing ha impiegato un vasto cast per ritrarre i diversi impiegati che prendono parte al lavoro quotidiano del governo federale. Il Presidente, la first Lady e i più importanti membri del suo staff formano il cast principale; numerosi personaggi secondari, che compaiono in modo intermittente, completano le trame che ruotano intorno ai protagonisti.
    Ciascuno degli attori principali guadagnava circa 75.000 dollari ad episodio, mentre l'ultimo salario accertato di Martin Sheen era di circa 300.000 dollari; anche Rob Lowe aveva uno stipendio a sei cifre, 100.000 dollari, perché il suo personaggio all'inizio doveva avere un ruolo più centrale. Le disparità negli stipendi portarono a svariate discussioni pubbliche, soprattutto da parte di Janney, Schiff, Spencer e Whitford. Durante i negoziati per i contratti del 2001 questi quattro attori furono minacciati di licenziamento dalla Warner Bros. Tuttavia la loro lotta comune riuscì a persuadere lo studio a dargli più del doppio del loro vecchio stipendio e due anni dopo gli stessi quattro attori richiesero un ulteriore raddoppio, alcuni mesi dopo che la Warner Bros. aveva firmato la messa in onda dei nuovi episodi con la NBC e Bravo.
    John Spencer, che impersonava Leo McGarry, è morto per un attacco di cuore il 16 dicembre 2005, circa un anno dopo che il suo personaggio aveva subito un simile e quasi mortale infarto nello show. Un breve messaggio commemorativo di Martin Sheen è stato trasmesso prima di Running Mates, il primo nuovo episodio andato in onda dopo la morte di Spencer. La morte di Spencer si riflette con la scomparsa del suo personaggio dall'episodio Election Day andato in onda il 2 aprile 2006.
    Originariamente per molti dei ruoli erano stati presi in considerazione interpreti diversi. Bradley Whitford ha dichiarato in un'intervista contenuta nei DVD della prima stagione che originariamente era stato considerato per interpretare Sam, benché avesse fatto il provino per il personaggio di Josh, che inoltre desiderava e che era stato scritto specificamente per lui da Aaron Sorkin. Nella stessa intervista Janel Moloney ha raccontato che in un primo tempo era stata considerata per interpretare C.J. e che il ruolo che aveva alla fine ottenuto, Donna, non era ancora considerato come personaggio ricorrente. Alan Alda e Sidney Poitier erano stati seriamente considerati come adatti a ricorprire il ruolo del presidente, Judd Hirsch quello di Leo, Eugene Levy come Toby e CCH Pounder per C.J.

    Martin Sheen (doppiato da Carlo Sabatini): Josiah Bartlet, Presidente degli Stati Uniti d'America.
    Allison Janney (doppiata da Ludovica Modugno): Claudia Jean "C.J." Cregg, Portavoce presidenziale (Stagioni 1 - 6) e Capo dello Staff (Stagioni 6 – 7).
    Richard Schiff (doppiato da Luca Biagini): Toby Ziegler, Direttore delle Comunicazioni.
    Rob Lowe (doppiato da Massimo Rossi): Sam Seaborn, Vice Direttore delle Comunicazioni (Stagioni 1 – 4).
    John Spencer (doppiato da Stefano De Sando): Leo Thomas McGarry, Capo dello Staff (Stagioni 1 - 6) e Candidato democratico per la Vicepresidenza (Stagione 7)
    Bradley Whitford (doppiato da Stefano Mondini): Josh Lyman, Vice-Capo dello Staff della Casa Bianca (Stagioni 1-6), diventato il capo della campagna per le presidenziali di Santos (Stagione 7)
    Janel Moloney (doppiata da Deborah Ciccorelli): Donna Moss, Prima Assistente di Josh Lyman (Stagioni 1 - 6), Portavoce della campagna elettorale (Stagioni 6 - 7)
    Stockard Channing (doppiata da Silvia Pepitoni): Abigail Bartlet, First Lady
    Dulé Hill (doppiato da Alessandro Quarta): Charlie Young, Assistente Personale del Presidente (Stagioni 1 - 6) e Assistente Speciale al Capo dello Staff (Stagioni 6 - 7)
    Joshua Malina: Will Bailey, subentrato a Sam Seaborn quando questi concorre per un posto alla Camera dei rappresentanti. Diventato il Capo dello Staff del Vicepresidente Bob Russell, diventerà poi Capo della campagna per le presidenziali di Bob Russell e finirà per candidarsi alla Camera in rappresentanza di un distretto dell'Oregon.

    Moira Kelly: Mandy Hampton, consulente politica ed ex fidanzata di Josh (1ª stagione).
    Elisabeth Moss: Zoey Bartlet, figlia più giovane del Presidente Bartlet (1ª-2ª, 4ª-7ª stagione).
    Mary-Louise Parker (doppiata da Laura Latini): Amy Gardner, influente attivista nel campo dei diritti delle donne, ex ragazza di Josh, con cui ha continui battibecchi e schermaglie, è a più riprese consigliere del Governo, e poi della first lady (3ª-7ª stagione).
    John Amos: Ammiraglio Percy Fitzwallace, Capo dello stato maggiore congiunto (1ª-5ª stagione).
    Anna Deavere Smith: Nancy McNally, Consigliere per la sicurezza nazionale (2ª-7ª stagione).
    Tim Matheson: John Hoynes, Vicepresidente degli Stati Uniti d'America, in seguito candidato alle primarie del Partito Democratico.
    Jimmy Smits: Matthew Santos, Candidato democratico alla presidenza dopo Bartlet (6ª-7ª stagione).
    Gary Cole: Bob Russell, Vicepresidente degli Stati Uniti d'America (5ª-7ª stagione).
    Marlee Matlin: Joey Lucas, esperta di sondaggi a cui spesso si rivolge l'amministrazione Bartlet; sordomuta, anche lei con una storia irrisolta con Josh.
    Nicole Robinson: Margaret Hooper, efficientissima (seppure eccentrica e bizzarra) segretaria di Leo McGarry.
    Melissa Fitzgerald: Carol Fitzpatrick, assistente del portavoce presidenziale.
    Kathryn Joosten: Delores Landingham: segretaria personale del Presidente, la donna che gestisce tutti i suoi appuntamenti e regola il flusso dei visitatori presidenziali (1ª-2ª stagione).
    Lily Tomlin: Debbie Fiderer, segretaria personale del Presidente dopo la morte della signora Landingham (3ª-7ª stagione).
    Emily Procter: Ainsley Hayes, assistente legale alla Casa Bianca (stagioni 2-3), repubblicana. Riappare brevemente nell'ultima stagione, vuole diventare consigliere della Casa Bianca per l'Amministrazione Santos.
    John Goodman: Glenn Allen Walken, Speaker della Camera dei Rappresentanti, Presidente degli Stati Uniti d'America pro tempore (4ª-5ª stagione).
    James Cromwell: D. Wire Newman, ex-presidente, democratico, predecessore di Bartlet alla Casa Bianca molti anni addietro, nell'episodio speciale "The Stormy Present" (5ª stagione).

    La serie ha avuto Aaron Sorkin come creatore e produttore esecutivo per l'episodio pilota accanto al regista Thomas Schlamme e al produttore televisivo John Wells, produttori Kristin Harms e Llewellyn Wells, Michael Hissrich co-produttore.
    La prima stagione propriamente detta vide il ritorno di tutti coloro che avevano collaborato al pilot, con l'aggiunta di Ron Osborn e di Jeff Reno come consulenti di produzione, Rick Cleveland come secondo co-produttore e Robert W. Glass come produttore associato; quest'ultimo lasciò il team dopo soltanto cinque episodi, Osborn e Reno dopo nove. Per quanto riguarda la scrittura degli episodi, Paul Redford fu lo story editor, coadiuvato da Lawrence O' Donnell Jr., story editor esecutivo per la seconda metà della stagione.
    Con la seconda stagione Kevin Falls divenne coproduttore esecutivo, Cleveland si ritirò mentre Redford e O' Donnell furono promossi a co-produttori, assieme a Peter Parnell e Patrick Cadell; Julie Herlocker e Mindy Kanaskie divennero produttori associati. In questa stagione O' Donnell produsse cinque episodi e Hissrich dodici.
    Nella terza stagione se ne andarono Parnell, Cadell e Herlocker e per un periodo anche O' Donnell. Il regista Christopher Misiano divenne supervisore di produzione, Patrick Ward produttore associato e Redford produttore. Con il tredicesimo episodio della terza stagione il regista Alex Graves divenne un ulteriore supervisore di produzione mentre Eli Attie si unì allo staff degli sceneggiatori come story editor.
    La quarta stagione venne segnata da un temporaneo allontanamento di Hissrich. Misiano e Graves divennero co-produttori esecutivi accanto a Falls, Attie venne promossa a executive story editor e Debora Cahn prese il suo posto nello staff degli sceneggiatori. Dal quattordicesimo episodio Redford divenne supervisore di produzione e Kanaskie, Ward e Attie furono promossi a co-produttori.
    La quinta stagione vide la partenza sia di Sorkin che di Schlamme come produttori esecutivi, benché quest'ultimo restò all'interno dello show come consulente esecutivo: John Wells rimase l'unico produttore esecutivo e showrunner. Anche il co-produttore esecutivo Kevin Falls se ne andò, ma ritornò O' Donnell come consulente di produzione, a cui Wells affiancò Carol Flint, Alexa Junge, Peter Noah e John Sacret Young, i quali dal decimo episodio furono promossi a supervisori di produzione. Come produttori al nuovo aggiunto Andrew Stearn si affiancò il promosso Attie, mentre Cahn divenne story editor, lasciando il suo post nel team di sceneggiatori a Josh Singer.
    Con la sesta stagione Misiano e Graves furono promossi a produttori esecutivi, Redford e Junge lasciarono lo show, Dylan K. Massin divenne nuovo co-produttore, Cahn executive story editor ed ancora una volta Josh Singer ne prese il posto di quest'ultima, come story editor. Il quarto episodio vide l'addio di uno tra i primi membri della produzione, Llewellyn Wells, e dal quattordicesimo Debora Cahn fu promossa a co-produttore.
    Nella settima stagione Noah e O' Donnell divennero produttori esecutivi supplementari, Attie supervisore di produzione e Hissrich tornò nel suo ruolo di produttore per l'ultima puntata.

    In The West Wing, come in molti serial drammatici, sono presenti degli archi narrativi che si svolgono per parecchi episodi o intere stagioni; oltre a questi ne sono presenti di minori che si concludono nell'arco della singola puntata. La maggior parte degli episodi raffigurano il presidente Bartlet ed il suo staff attraverso particolari avvenimenti legislativi o politici, che possono spaziare dai negoziati riservari con membri del Congresso (Cinque voti in meno), a problemi personali come il sesso (Sbarco imminente, Il giorno delle pulizie) o all'uso di droghe (tematica importante durante le prime due stagioni). L'episodio tipico segue senza interruzioni il Presidente ed il suo personale con il loro giorno, generalmente seguente parecchie storie parallele collegate da una certa idea o tematica: il grande set raffigurante la Casa Bianca permette ai produttori di operare pochi stacchi tra le varie scene, "inseguendo" gli attori mentre si spostano da un ambiente all'altro parlando tra loro e prendendo decisioni. Questi "walk and talk" si sono trasformati in una caratteristica vincente della serie.
    Nella prima stagione, la trama si incentra sugli avvenimenti del primo anno di mandato presidenziale e sulle relative difficoltà a realizzare od armonizzare le decisioni delle precedenti legislazioni. La seconda stagione è incentrata su alcuni scandali, sulla reticenza circa la malattia di Bartlet e sull'eventuale ricandidatura presidenziale per un secondo mandato. La terza e quarta stagione tengono l'attenzione puntata sulla campagna elettorale e sul fantasma del terrorismo, interno ed estero. Nella quinta stagione il presidente comincia ad incontrare più difficoltà con la politica estera, mentre in quella interna deve affrontare lo scontro con il nuovo speaker della Camera circa il futuro del budget federale. La sesta stagione si basa sulla ricerca di un candidato per sostituire Bartlet alle presidenziali e sulle primarie di parecchi candidati di entrambi i partiti. Nella settima stagione il presidente deve affrontare una grave fuga di informazioni confidenziali dall'interno della Casa Bianca, mentre i candidati democratico e repubblicano combattono per vincere le elezioni presidenziali.

    Gran parte degli avvenimenti descritti nella serie avvengono nell'Ala Ovest della Casa Bianca, spesso nello Studio Ovale, l'ufficio dove svolge la maggior parte del proprio lavoro il Presidente. Aggiunta alla struttura originaria della Casa Bianca agli inizi del XX secolo per accogliere lo staff presidenziale, il cui numero andava sempre aumentando, l'Ala Ovest comprende lo Studio Ovale, gli uffici dei membri dello staff presidenziale, la Sala di Gabinetto, in cui si riuniscono il Presidente e i vari Segretari dei ministeri governativi, e la "Situation Room", la sala da dove vengono gestite le crisi internazionali, dotata di strumentazioni elettroniche sofisticate.
    Costruito dall'architetto James Hoban, lo Studio Ovale ospita dal 1909 il Presidente, che fino ad allora aveva svolto la propria attività da una stanza nella residenza principale della Casa Bianca: il primo ad occuparlo fu William Howard Taft. Inizialmente collocato al centro dell'Ala Ovest, seriamente danneggiato in un incendio nel 1929, fu inizialmente ricostruito nella sua sede originaria, e poi, ingrandito e migliorato, spostato nell'angolo sudest della costruzione, sotto la presidenza di Franklin Delano Roosevelt.
    Mentre ogni nuovo Presidente apporta delle modifiche all'arredamento dello Studio, cambiando il grande tappeto o i tendaggi, la scrivania presidenziale è rimasta sostanzialmente la stessa dal 1879, quando la regina d'Inghilterra Vittoria la donò al Presidente Rutherford Birchard Hayes. È chiamata "Resolute Desk", in quanto ricavata dal legno della nave inglese HMS Resolute.

    La serie nasce dallo sviluppo del film del 1995 Il presidente - Una storia d'amore, di cui Aaron Sorkin aveva scritto la sceneggiatura: gli elementi inutilizzati della trama del film e un suggerimento di Akiva Goldsman lo ispirarono per il serial.
    Sorkin aveva intenzione di incentrare lo show su Sam Seaborn, responsabile delle comunicazioni dello staff di Bartlet, lasciando la figura del presidente in un ruolo molto secondario. Tuttavia, la presenza di Bartlet sullo schermo aumentò gradualmente ed il suo ruolo divenne sempre maggiore con lo svolgersi della serie, in seguito al giudizio positivo del pubblico e della critica per la performance di Martin Sheen. Ciò fece diminuire l'importanza del personaggio di Lowe, il che fu uno dei motivi per cui alla fine della quarta stagione l'attore scelse di lasciare il cast.
    Per le prime quattro stagioni, Sorkin scrisse quasi ogni episodio della serie, riutilizzante occasionalmente parti di trama, titoli di episodi, nomi di personaggi ed attori dalla sua precedente lavoro, Sports Night, una sitcom nella quale aveva cominciato a sviluppare il suo stile per i dialoghi fatto di ritmo, umorismo e citazioni colte.
    L'amico regista e produttore esecutivo Thomas Schlamme sviluppò il walk and talk: la telecamera segue senza interruzione i personaggi mentre discutono e si spostano da una stanza all'altra discutendo dei problemi, e questa tecnica divenne ben presto uno dei marchi stilistici dello stile del telefilm. L'irregolare metodo di scrittura di Sorkin provocò spesso aggravi nei costi e slittamenti del programma: l'autore scelse di lasciare lo show dopo la quarta stagione a causa dei suoi sempre maggiori problemi personali, compreso un arresto molto pubblicizzato per possesso di droghe illegali; assieme a lui abbandonò anche Thomas Schlamme. John Wells, il produttore esecutivo rimasto, prese il comando dopo la loro partenza.
    L'ultima puntata dello show è andato in onda il 14 maggio 2006.

    The West Wing si caratterizza per la frequente presenza di discussioni su argomenti di stretta attualità: dopo le elezioni del 2000 vinte da George W. Bush, molti si sono stupiti per come lo show, liberal, avesse potuto mantenere le sue impostazioni di analisi e rielaborazione del mondo reale, questa linea ha risposto sul fatto se l'impostazione liberale può mantenere una relativa attinenza ed attualità. Tuttavia, esaminando molte delle stesse iniziative prese dall'amministrazione Bush da un punto di vista democratico, lo show ha continuato a fare appello ad un vasto pubblico sia di Democratici che di Repubblicani.
    Nella seconda stagione il presidente Bartlet ad una festa privata alla casa Bianca per i membri delle principali stazioni radio nazionali attacca con una dura invettiva un'ospite, la speaker Jenna Jacobs a causa delle sue idee sull'omosessualità. La dottoressa Jacobs è un caricatura della dottoressa Laura Schlessinger, che lavora alla radio e disapprova fortemente l'omosessualità. Secondo Barbara Mikkelson di snopes.com, molti dei riferimenti biblici che il presidente fa alla Jacobs potrebbero derivare da una lettera aperta indirizzata alla Schlessinger, circolata online all'inizio di maggio 2000.
    L'amministrazione Bartlet nella seconda e terza stagione è scossa da uno scandalo che può essere paragonato all'affaire Monica Lewinsky. Al presidente Bartlet nel 1992 era stata diagnosticata la sclerosi multipla, ma lui ha taciuto la propria malattia all'elettorato durante le elezioni. Per questo è indagato dal Congresso, dominato dall'opposizione, per aver ingannato i cittadini e alla fine accetta la censura del Congresso. Molti gruppi di sostegno per malati di sclerosi multipla hanno elogiato lo show per l'esatta rappresentazione dei sintomi della malattia e per aver rimarcato che non è mortale.
    A seguito del 11 settembre 2001, l'inizio della terza stagione è stato posposto di una settimana, come per la maggior parte delle premiere televisive di quell'anno. Uno script per un episodio speciale venne rapidamente scritto e girato il 21 settembre. L'episodio "Isacco ed Ismaele" andò in onda il 3 ottobre e mostrò in modo sobrio e senza isterismi la realtà del terrorismo negli Stati Uniti e nel resto del mondo, anche senza alcun riferimento specifico all' 11 settembre: benché l'episodio abbia ricevuto critiche contrastanti, ha messo in mostra la flessibilità dello show di riallacciarsi agli eventi attuali. Il cast dello show dichiara all'apertura dell'episodio che lo stesso non fa parte della continuità del telefilm, ed invita a donare fondi per i pompieri ed i vigili urbani di New York.
    Se gli attacchi dell'11 settembre non si presentano nella continuità del serial, il paese prende ugualmente parte alla guerra contro il terrorismo: durante la terza stagione un ordigno pronto ad esplodere è scoperto sotto il Golden Gate e per risposta il presidente ordina l'assassinio del leader terrorista Abdul ibn Shareef. Alla fine della quarta stagione il conflitto si intensifica perché Zoey Bartlet (Elisabeth Moss), la figlia più giovane del presidente, viene rapita da estremisti islamici del Qumar (Stato immaginario): in risposta a ciò il Qumar viene bombardato. Questo storyline ha molte somiglianze sia con l'invasione statunitense dell'Afghanistan che con i rapporti degli USA con l'Arabia Saudita, portando così nell'universo del telefilm la questione del Medio Oriente in prima linea nei rapporti di politica estera e rendendo il terrorismo una seria minaccia. Nella terza, quarta e quinta stagione il gruppo terroristico immaginario Bahji sembra fungere da controfigura per al-Qāʿida, ma nella sesta e settima stagione i protagonisti accennano ad al-Qāʿida stessa come ad una minaccia, malgrado in nessun punto dello storyline si sia mai fatto accenno ai suoi attacchi terroristici (anche se all'inizio della seconda stagione Nancy McNally si riferisce ad Osama Bin Laden come ad una minaccia potenziale).
    A metà delle quarta stagione la Casa Bianca si confronta con il genocidio nell'immaginario stato africano del Kundu Equatoriale, tematica che porta alla mente quello del Ruanda del 1994: il risultato è un nuovo corso di politica estera dell'amministrazione Bartlet e un intervento militare per arrestare la violenza, giunto dopo molte esitazioni e dubbi sul definire quel conflitto come genocidio. Nella realtà l'amministrazione Clinton non intervenne in Ruanda, rendendo così la scelta dello show una sorta di imperativo morale

    Nella sesta e settima stagione The West Wing esplora la perdita di informazioni top secret da parte di un importante membro dello staff, avvenimenti messi a confronto con il Valerie Plame affair. Nel serial la Stazione Spaziale Internazionale è danneggiata e non può più produrre a lungo ossigeno per far respirare gli astronauti: non ci sono altri mezzi per salvarli ma il presidente si ricorda dell'esistenza di uno Space Shuttle top-secret. In seguito all'inerzia del presidente, la storia dello shuttle arriva ad un reporter della Casa Bianca, Greg Brock (analogo a Judith Miller), che ci scrive sopra un articolo per il New York Times. Brock non rivela la sua fonte e va in prigione pur di non farlo, come Miller. Per porre fine ai controlli che le autorità mettono in atto, sospettando in primis il Capo del Personale C. J. Cregg, Toby Ziegler ammette di essere lui il responsabile della fuga di notizie, ed il presidente è costretto a dimetterlo. Invece nell'affaire Plame si ebbe l'arresto e la condanna di Lewis Libby, Capo del Personale del vicepresidente, per spergiuro nella testimonianza resa ad un Gran Giurì. Nessuno è stato condannato per aver fatto saltare la copertura di Plame: Richard Armitage, un funzionario del Dipartimento di Stato, ammise di aver fatto fuoriuscire informazioni su Plame ai reporter ma non è stato incriminato. I due anni e mezzo di prigione comminati a Libby sono stati poi commutati dal presidente Bush (applicando una possibilità data dalla sentenza) in un'ammenda di 250.000 dollari. Nel serial il presidente Bartlet, in procinto di lasciare la Casa Bianca, firma il perdono presidenziale per Toby Ziegler.
    Altre tematiche esplorate nello show sono:
    Le ambizioni nucleari della Corea del Nord e dell'Iran
    La situazione tesa e un'invasione dei confini fra l'India ed il Pakistan
    La legislazione del Central American Free Trade Agreement
    La formazione del Progetto Minuteman
    Il perenne stato di tensione e gli attacchi terroristici tra Israele, Cisgiordania e striscia di Gaza, compresa una trattativa di pace a Camp David, simile al Summit di Camp DavidSummit del 2000.
    Il genocidio in Darfur, Sudan
    L'AIDS nell'Africa Subsahariana
    Il processo di pace dell'Irlanda del Nord
    La guerra ai narcotrafficanti e la situazione di conflitto in Colombia
    Polemica sopra il disegno intelligente nelle scuole
    Tensioni internazionali e il conflitto potenziale fra la Cina e Taiwan sullo status politico di quest'ultimo (situazione simile alla cosiddetta Terza crisi dello stretto quando nel 1996 la RPC tenne esercitazioni militari in risposta alle prime elezioni democratiche a Taiwan)
    Un omicidio simile a quello di Matthew Shepard
    Una crisi del governo federale, come quella avvenuta nel 1995
    La difesa 1996 della Legge di unione (citata direttamente, con riconoscimento di unione e santità romanzati delle Leggi di unione)
    Attacchi dell'antrace contro l'amministrazione Bartlet
    L'abbattimento di un caccia stealth Lockheed F-117 Nighthawk in Iraq, simile a quanto avvenuto in Jugoslavia il 27 marzo 1999
    La morti di tre Americani nell'attacco ad un convoglio diplomatico nella striscia di Gaza
    Una misteriosa esplosione nucleare nell'Oceano Indiano, simile all'incidente Vela
    Un serie di esplosioni in edifici a Mosca, con il sospetto che siano stati organizzati dal presidente russo
    Finanziamento federale per le arti.
    La crisi di Perejil fra il Marocco e la Spagna nel 2002, nella quinta stagione è trasfigurata in uno scontro militare tra Grecia ed Albania per il controllo di un isolotto abbandonato, abitato soltanto da capre.


    Questo telefilm offre un insolito spaccato dei meccanismi interni dell'indirizzo più potente degli Stati Uniti, il 1600 Pennsylvania Avenue: molte critiche però sono state scritte circa la legittimità dello show, il suo colore politico ed i relativi meriti.


    The West Wing non è completamente fedele alla vera Ala Ovest, poiché vi sono stati inseriti elementi di fiction, necessari per mantenere costante l'interesse dei telespettatori. Nonostante questo ex membri dello staff della Casa Bianca hanno ammesso che "arriva al cuore [dell'ala ovest ], eliminando le centinaia di dettagli non drammatici."
    L'ex Addetta Stampa della Casa Bianca Dee Dee Myers così come l'esperto sondaggista Patrick Caddell hanno partecipato come consulenti per lo show fin dalla prima stagione, aiutando gli sceneggiatori e gli attori descrivendo accuratamente l'ala ovest; altri ex membri dello staff della Casa Bianca, come Peggy Noonan e Gene Sperling, sono stati impiegati come consulenti per brevi periodi.
    Uno speciale documentario nella terza stagione ha confrontato la rappresentazione data dallo show dell'Ala Ovest con quella reale: molti ex dipendenti hanno applaudito l'immagine data dal serial, compreso il consigliere David Gergen, l'Addetta Stampa Dee Dee Myers, il Segretario di Stato Henry Kissinger, il Capo del Personale Leon Panetta, il Vice Capo del Personale Karl Rove e gli ex presidenti Gerald Ford, Jimmy Carter e Bill Clinton.
    Se alcuni critici hanno spesso elogiato The West Wing per la cura della sceneggiatura, altri hanno trovato lo show irrealisticamente ottimistico: gran parte di queste critiche sono dovute all'ingenuità ancora presente nei protagonisti. La critica televisiva Heather Havrilesky ha scritto «... come puoi andare dall'essere un innocente insetto a membro dello staff della Casa Bianca senza sporcati o disilluderti conoscendo la lurida realtà della politica ?»

    "The West Wing" è ribattezzata talvolta The Left Wing (cioè "L'Ala Sinistra") dai detrattori perché sarebbe un ritratto dell'amministrazione democratica ideale, a cui si aggiungerebbe una presunta tendenza a demonizzare i repubblicani. Chris Lehman ha dato allo show il carattere di una rivisitazione dell'amministrazione Clinton, un tentativo di rendere solida l'eredità di quel presidente facendo dimenticare agli Stati Uniti l'America i suoi principali scandali, quali quello Lewinsky e Whitewater.
    Invece, alcuni repubblicani hanno ammirato lo show fin dal suo inizio, indipendentemente dalle idee politiche di Sorkin o dal lento spostamento verso il centro del serial: nel suo articolo del 2001 "I veri liberali contro The West Wing" Mackubin Owens ha precisato come «anche se la sua gestione è decisamente liberale, il presidente Bartlet possiede le virtù che persino un conservatore potrebbe ammirare. Obbedisce alla Costituzione e alla legge. È devoto alla moglie e alla figlia. Tradire sua moglie non gli passerebbe mai dalla testa. Non è un incapace quando deve affrontare la politica estera - nessun quid pro quo per lui.»
    Alcuni elogiano lo show perché avrebbe gettato un ponte tra la destra e la sinistra statunitense: Mostrando il punto di vista democratico sui problemi della nazione e sui dibattiti relativi, la serie ha fornito a molti repubblicani un utile approfondimento circa le opinioni della sinistra.
    Il giornalista Matthew Miller ha scritto «benché lo show abbia di base una visione liberal, presenta un'immagine più vera ed umana delle persone nella stanza dei bottoni di quanto non facciano oggi i giornalisti di Washington.»

    Nonostante i plausi per l'esattezza della serie, Sorkin ha affermato «I miei obblighi non sono verso la verità ... il mio obbligo sta nel catturare la vostra attenzione.» L'ex collaboratore della Casa Bianca Matthew Miller ha osservato che Sorkin «cattura gli spettatori rendendo il lato umano della politica più reale della vita - o almeno più reale dell'immagine che otteniamo dalle fonti di informazioni.» Miller inoltre ha notato che raffigurando i politici in questo modo, lo show ha creato un "sovversivo avversario" per le spregiudicate azioni dei politici nei media. Nel saggio The West Wing and the West Wing l'autore Myron Levine concorda con questa tesi, osservando che la serie «presenta un'essenzialmente positiva visione della cosa pubblica e un salutare correttivo agli stereotipi contro Washington e al comune cinismo.»
    La dottoressa Staci L. Beavers, professoressa associata di scienza politica alla California State University, San Marcos, ha scritto un saggio breve, The West Wing as a Pedagogical Tool, sull'impiego dello show come mezzo d'istruzione. Ha concluso «se lo scopo delle altre serie televisive è principalmente l'intrattenimento, The West Wing presenta grandi potenzialità pedagogiche.» Lo show, secondo lei, ha scavato in maggior profondità il processo politico finora illustrato in maniera meno efficace dagli altri show come Face the Nation e Meet the Press.
    Uno degli effetti più sconosciuti dello show risale al 31 gennaio 2006, quando si disse che The West Wing aveva dato una mano nella sconfitta del governo di Tony Blair alla Camera dei Comuni, durante la cosiddetta "West Wing Plot". La manovra fu presumibilmente ordita dopoché un parlamentare conservatore aveva visto l'episodio "A good day", nel quale i democratici facevano passare un progetto di legge del presidente alla fattura sulle cellule staminali.

    The West Wing è stata oggetto di un lusinghiero giudizio critico dall'ambiente cinematografico grazie al record di nove Premi Emmy vinti. Lo show è stato elogiato per i suoi alti costi di produzione: con un budget di circa 6 milioni per episodio, molti considerano ogni puntata settimanale come un piccolo film. Tuttavia molti nella comunità cinematografica credono che il vero punto di forza del serial siano le sceneggiature argute e prive di tempi morti create da Sorkin.
    Una trilogia basata sullo show chiamata "The Western Palace" è stata rappresentata al Chance Theater in California
    Il telefilm è noto anche per aver sviluppato ed impiegato la tecnica di ripresa detta walk and talk consistente nel mostrare senza stacchi di camera i protagonisti camminare mentre discutono dei problemi che devono affrontare. In una tipica ripresa "walk and talk" la camera segue i due personaggi lungo un corridoio mentre parlano l'un con l'altro: uno di questi di solito smette di parlare (magari perché deve tornare nel proprio ufficio) e il suo interlocutore viene raggiunto da un terzo personaggio che inizia una nuova conversazione mentre riprendono a camminare. Questo sistema crea un'impressione di dinamicità evitando situazioni statiche imperniate su lunghi dialoghi che risulterebbero noiose per lo spettatore ed è diventato un componente che rende riconoscibili a prima vista i dialoghi dello show.

    Nella sua prima stagione lo show ottenne nove candidature agli Emmy, divenendo la serie televisiva che ha ottenuto il maggior numero di nomination per i membri regolari del cast in una sola stagione. Allison Janney, John Spencer e Stockard Channing vinsero un Emmy ciascuno (rispettivamente come Miglior Attrice Protagonista, Miglior Attore Non Protagonista e Miglior Attrice Non Protagonista); gli altri candidati erano Martin Sheen (Miglior Attore Protagonista), Richard Schiff, Dulè Hill e Bradley Whitford (Miglior Attore Non Protagonista) e Janel Moloney e Mary-Louise-Louise Parker (Miglior Attrice Non Protagonista). Nello stesso anno Mark Harmon, Tim Matheson e Ron Silver ottennero ciascuno una candidatura come Miglior Guest Star, senza però vincere. Ciò porta a dodici le nomination ottenute dal cast in un anno, record mai raggiunto prima dagli altri serial.
    Inoltre "The West Wing" si è aggiudicata l'Emmy come miglior serie drammatica per quattro anni di fila (2000, 2001, 2002 e 2003), come prima di lei era accaduto solo con Hill Street e L.A. Law e ciascuna delle sette stagioni ha ottenuto una nomination per il premio. A partire dal 2006, The West Wing è divenuto l'ottavo serial televisivo per numero di premi Emmy vinti: venti ne sono stati assegnati a sceneggiatori, attori e ad altri membri dello staff; Allison Janney è risultata la più premiata del cast, con quattro premi vinti.
    Oltre agli Emmy, lo show ha vinto due premi SAG nel 2000 e due nel 2001, attribuiti come miglior attrice e miglior attore ad Allison Janney e Martin Sheen; quest'ultimo nello stesso anno ha vinto anche un Golden Globe. Nel 1999 e nel 2000 The West Wing si è aggiudicata anche il premio Peabody per la teletrasmissione.
    W. G. "Snuffy" Walden ha ricevuto un premio Emmy per il Miglior Tema Musicale d'apertura nel 2000 per "The West Wing Opening Theme".
    Molti membri del cast sono nominati agli Emmy per la loro interpretazione ma non hanno vinto, compreso Martin Sheen -che è stato nominato ogni anno per tutte e sette le stagioni della serie senza mai vincere-, Janel Moloney, nominata due volte, Dulè Hill, Rob Lowe e Mary-Louise-Louise Parker, nominati una volta. Matthew Perry, Oliver Platt, Ron Silver, Tim Matheson e Mark Harmon hanno ricevuto ciascuno una nomination come Miglior Guest Star.

    Tutti i politici ed i funzionari di ogni grado degli Stati Uniti che vengono nominati sono immaginari. Non si conoscono i nomi di tutti i membri dell'amministrazione Bartlet, benché alcuni compaiano più spesso degli altri, come ad esempio il Segretario della Difesa, mentre molti altri funzionari di governo, i sindaci, governatori, giudici, deputati e senatori, vengono appena nominati, senza però comparire in scena. Sono state create anche alcune località fittizie statunitense per delineare alcuni scenari politici:
    San Andreo
    San Andreo è una cittadina della California situata vicino a San Diego, ha una popolazione di 42.000 ed ospita una centrale nucleare. Un incidente, che si rivela comunque senza conseguenze, si trasforma in un grave problema per il senatore repubblicano Arnold Vinick, candidato repubblicano durante l'elezione presidenziale del 2006, a causa del forte sostegno di Vinick alle fonti energetiche nucleari e al suo appoggio alla costruzione della centrale. Questo fu uno dei motivi principali nella sconfitta di Vinick nelle elezioni presidenziali contro il membro del Congresso il candidato democratico Matt Santos.
    Hartsfield's Landing
    Hartsfield's Landing è una città fittizia nel New Hampshire, abitata da sole 63 persone, 42 delle quali sono registrate per il voto: votano un minuto dopo mezzanotte nel giorno delle primarie dello stato, molte ore prima di tutto il resto del paese, ed hanno votato per il candidato vincitore alle presidenziali fin dai tempi di William Howard Taft nel 1908. Questo si basa sulla vera storia dei paesi di Hart's Location e Dixville Notch, che infatti nella realtà votano prima di tutto il resto del New Hampshire durante le primarie.
    Kennison State University
    La Kennison State è un'università fittizia nello Iowa in cui viene posta una bomba all'inizio della quarta stagione.

    Se parecchi capi di stato reali vengono citati nello show, molte altre volte per alcune nazioni si citano fittizi governanti. Tra gli esistenti vengono citati Muammar Gheddafi, Yasser Arafat, Fidel Castro, la regina Elisabetta II del Regno Unito, il re Bhumibol Adulyadej, il re Carlo XVI Gustavo di Svezia, Thabo Mbeki ed Osama bin Laden mentre, quando si parla di un accordo di pace fra l'Israele e l'autorità palestinese all'inizio della sesta stagione, il presidente dell'autorità palestinese viene detto essere l'inesistente Farad Nizar, nonostante, morto da poco Arafat, come suo successore fosse stato scelto Rawhi Fattuh.
    Interi stati sono stati inventati appositamente per simboleggiare molti dei problemi con cui il mondo e l'amministrazione statunitense si deve confrontare.

    In linea di massima lo show tenta di creare una realtà alternativa, formata da sottili differenze con il passato recente statunitense a partire dagli anni settanta: nella serie infatti l'ultimo presidente "reale" è Richard Nixon, e da questo punto in poi le carriere politiche dei protagonisti si evolvono nella realtà alternativa.
    A Nixon seguono sicuramente D. Wire Newman per un solo mandato (ultimo democratico prima di Bartlet) ed il repubblicano Owen Lassiter (morto nel gennaio 2004) per due, ma sull'esatta cronologia non ci sono molti dati certi, ed inoltre compaiono alcune contraddizioni.
    Leo McGarry è citato come Ministro del Lavoro nell'amministrazione in carica nel 1993 e nel 1995, cioè esattamente prima di quella di Bartlet e questo farebbe pensare che fosse democratica. Nella prima stagione un Giudice della Corte Suprema che si sta per dimettere dice al presidente che ha aspettato quel momento cinque anni, fino a quando non ci fosse stato alla Casa Bianca un democratico. Nell'episodio della quarta stagione Debate Camp si vede un flashback dei giorni precedenti l'insediamento della nuova amministrazione, e quando Donna Moss incontra il suo predecessore, il repubblicano Jeff Johnson, appare chiaro che quella dimissionaria è stata in carica per due mandati, dato ribadito poi da Leo nella sesta stagione: dice chiaramente che sono lontani dal potere da otto anni e che nelle loro convention gridano lo slogan "Otto [anni] sono abbastanza". è quindi chiaro che prima di Bartlet ci fosse un repubblicano, ma non si specifica se questi fosse Lassiter: del predecessore di Bartlet si accennato nell'episodio Day memorial della quinta stagione, quando si vede un flashback ambientato tre giorni dopo le elezioni del 1998, ma non ne viene citato il nome.
    La linea di passaggio tra il passato "reale" e quello fittizio è volontariamente trattato in modo ambiguo, rafforzato solo da citazioni di eventi politici minori, come votazioni o campagne elettorali. Sorkin ha detto in un commento al dvd della seconda stagione, riferendosi all'episodio 18th e Potomac che ha provato ad evitare di legare lo show ad anni specifici ma, nonostante la sia intenzione, le date reali vengono accennate, solitamente nel contesto delle elezioni avvenute nei due mandati di Bartlet.
    Le elezioni presidenziali cadono nel 2002 e nel 2006, con uno scarto di due anni rispetto a quelle reali, avvenute nel 1996, 2000, 2004, ecc. La linea temporale della serie si lega correttamente a quella del mondo reale fino all'inizio della sesta stagione, quando poi sembra che un intero anno sia scomparso: ad esempio il termine ultimo per le primarie del New Hampshire, che cadrebbe normalmente nel mese di gennaio del 2006, viene spostato in un episodio al gennaio del 2005.
    In un'intervista John Wells ha detto che la serie ha inizio all'incirca dopo un anno e mezzo dall'inizio della prima presidenza Bartlet e che l'elezione che lo avrebbe riconfermato cadeva proprio dopo poco più di due anni, cioè dopo il corretto lasso di tempo.
    Nonostante l'attenzione impiegata nel creare una credibile cronologia nella storia politica statunitense dopo la presidenza di Richard Nixon, terminata nel 1974, nello show si possono cogliere piccoli "errori" che riportano l'ambientazione del serial al reale svogimento politico statunitense. Nell'episodio delle seconda stagione Galileo appare una foto di Bill Clinton sul muro della White House Situation Room e nel successivo The Stackhouse Filibuster si vede una targa che identifica la briefing room di CJ come "James S. Brady Press Briefing Room" il che presuppone che sia esistita la presidenza di Ronald Reagan. Nell'episodio delle sesta stagione A Good Day su un muro della Casa Bianca c'è una foto di Jimmy Carter.

    Le somiglianze fra l'elezione fittizia del 2006 e l'elezione presidenziale del 2008 negli Stati Uniti sono state rilevate dai media: il giovane candidato democratico appartenente ad una minoranza etnica (Matthew Santos nello show, Barack Obama nella realtà), ha una campagna primaria faticosa ma alla fine vincente contro un candidato che ha più esperienza (Bob Russell nello show, Hillary Clinton nella realtà) e sceglie un esperto politico come suo candidato alla vicepresidenza (Leo McGarry in un caso, Joe Biden nell'altro), mentre il campo repubblicano è dominato fin dall'inizio delle primarie da un maturo senatore non conformista di uno stato occidentale (Arnold Vinick, John McCain in realtà), che sconfigge come proprio più pericoloso antagonista un pastore consacrato (il reverendo Butler nello show, Mike Huckabee in realtà) e sceglie come vicepresidente un governatore conservatore in ambito sociale proveniente da un piccolo stato repubblicano (il governatore del West Virginia Ray Sullivan, la governatrice dell'Alaska Sarah Palin nella realtà).
    Lo sceneggiatore Eli Attie chiamò David Axelrod per parlare di Obama dopo il discorso di quest'ultimo alla Convention nazionale dei Democratici del 2004 e gli disse di avere «preso ispirazione da lui [Obama] nel creare il personaggio [di Santos].» mentre l'attore Jimmy Smits disse che "Obama era uno del popolo che io ho osservato per scegliere un modello». Lo sceneggiatore e produttore Lawrence O' Donnell ha detto di aver parzialmente modellato Vinick proprio su McCain. Il Capo del personale di Obama, Rahm Emanuel, sarebbe alla base del personaggio di Josh Lyman, divenuto in seguito Capo del personale del presidente Santos.


    In lingua italiana, è uscita la prima stagione nel novembre 2010.
     
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