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    Capitolo 20



    Una grossa goccia di sudore le si ferma sulla punta del naso, tremante a causa del suo respiro lento. La punta di una pietra le punge il lato del gomito e un lungo filo d'erba le solletica i tricipiti nudi, ma Kate tiene il busto immobile nella forma di un treppiedi umano. Il dito indice della mano destra è sopra il bottone dello scatto, il polpastrello che a malapena sfiora la superficie di plastica.

    "Aspetta" dice, appena mormorando. La sensazione delle zampette di un insetto sul piede nudo le fanno arricciare le dita "Lascia che venga da te".

    Il vento muove le fronde degli alberi dall'altro lato del prato e lei tende i muscoli dell'addome. Le spalle si spingono in avanti, ogni centimetro del suo busto formicola. Sta arrivando. La punta di uno degli alberi inizia a scuotersi, foglie di un verde chiarissimo si sfiorano, tutto il tronco quasi vibra. D'un tratto, i rami si abbassano e poi ritornano in alto mentre centinaia di cinguettanti uccellini neri si lanciano in volo per l'aere newyorkese.

    La cacofonia di ali che battono e le loro vocine squillanti sovrastano il rumore degli scatti. Kate tira foto dopo foto, i muscoli delle braccia e della schiena bruciano per la tensione. Rilassa il collo e lo ruota all'indietro, angolando l'obiettivo in alto per cogliere l'immagine dello stormo unito.

    Quando inizia il movimento, il suo corpo non riesce a frenarsi e si ritrova stesa sull'erba, la macchina fotografica sopra il viso, la gonna attorcigliata a metà cosce e un pezzo di legno che le strofina contro il sedere. Un ultimo uccellino vola via pigramente sopra di lei. Coglie la punta della sua ala mentre la sbatte, giocando nell'immenso spazio del cielo.

    La macchina viene abbandonata contro il suo sterno quando finalmente rilassa le braccia, gli occhi ancora fissi sull'uccellino. Lo stormo riempie l'aria dei suoi cinguettii e, con un ultimo abbassamento, muove più velocemente le ali e scompare lontano.

    "Ok" dice Kate, sedendosi e piegando le gambe. La gonna le avvolge le ginocchia e lei ci poggia sopra la macchina "Mostrami cosa hai scattato".

    Sophie si alza dal suo posto e trotta verso Kate, il pollice già a cercare le foto fatte sullo schermo "Non lo so" mormora, così focalizzata che quasi inciampa su una pietra "Non penso di aver fatto qualcosa che valga la pena di considerare".

    Kate si costringe a non sospirare "Sophie, se abbiamo imparato qualcosa dalle passate lezioni, è che non sei il miglior giudice delle tue capacità" allunga una mano e le fa segno di darle la macchina "Togli quel dito dal tasto per cancellare prima che te lo rompa".

    Sedendosi accanto a Kate, Sophie le passa la macchina, il volto pieno di dubbi "Te lo sto dicendo, Kate, non c'è nulla di buono. Io non sarò mai...".

    Kate la zittisce e schiaccia il tasto per tornare indietro, ripartendo dalla prima foto scattata. Avanzando lentamente, studia tutti gli scatti, le dita un po' impacciate attorno a quella sconosciuta macchina. Si ferma su uno scatto particolarmente bello, gli occhi fissi sul modo in cui l'obiettivo non è proprio messo a fuoco, creando un senso quasi drammatico, come se la parte migliore sia proprio fuori focus.

    "Vedi" dice Kate, toccando lo schermo con un dito "Ecco cosa succede quando combini pazienza con talento".

    Sophie subito apre la bocca per protestare ma si ferma appena Kate alza un sopracciglio "Portala a casa" le dice, passandole la macchina "Non fare niente per stasera. Non fare niente nemmeno domani. Aspetta un paio di giorni. Datti un po' di tempo. Poi prendi questa foto..." tocca di nuovo lo schermo "E la metti sul tuo pc e la guardi con occhi freschi". Kate prende la sua macchina e si alza, erba e foglie cadono a terra mentre si scuote i capelli "Fallo e poi prova a venirmi a dire che non sei brava".

    Sophie arrossisce, la macchina stretta attorno al petto come una bambina "Grazie, Kate".

    "Perché mi ringrazi? Sei tu quella che ha fatto la foto" dice, iniziando a muoversi.

    I muscoli del petto le pizzicano per un improvviso senso di panico quando non sente il familiare peso della sua borsa. Respira lentamente, mentalmente scuotendosi. Ogni dannata volta. Sospirando, Kate si abbassa e apre la sua nuova borsa, il tessuto di poli-cotone troppo duro e scivoloso contro le dita. Chiude l'obiettivo della sua macchina e la riposa.

    "Già, ma non avrei mai potuto saperlo senza il tuo aiuto" dice Sophie, sistemando la sua macchina "Seriamente, Kate. Non posso ringraziarti abbastanza per tutto il tempo che stai passando con me. Sento di aver imparato più da te nelle passate sei settimane che in tutta la mia carriera scolastica".

    Kate fa spallucce, mettendosi la borsa in spalla. La tracolla le taglia diagonalmente il torso, la dura borsa contro il fianco, la sposta più volte, cercando ancora un punto più morbido. Stringe le dita dei piedi e si sposta sul posto, molleggia sulle ginocchia nel vano tentativo di trovare conforto.

    "Dubito di averti insegnato così tanto" le risponde, prendendo gli occhiali da sole dalla borsa e mettendoseli, il sole ancora così forte però da farle socchiudere gli occhi "Ma sai, ci sono sempre per aiutarti".

    Sophie le si mette accanto mentre escono dal parco, parlando. Kate sente un familiare mormorio nel retro della mente, riportando a galla... beh, tutto.

    "Kate?".

    Dita lunghe le sfiorano il gomito e Kate sobbalza, la tracolla della borsa che le taglia il collo. Sibila e Sophie si scusa subito.

    "Scusa, scusa, scusa" dice mentre Kate si riaggiusta la tracolla "Non ero solo sicura che mi stessi ascoltando. Non mi hai risposto e avevi quello sguardo vuoto che non mi piace, ma...".

    Kate si costringe a ridere, in modo così secco che quasi prova dolore alla gola "Cosa mi hai chiesto?".

    "Mi domandavo quando potrei venire ad usare la tua camera oscura per sviluppare quelle foto in bianco e nero che ho fatto al matrimonio di mio cugino, lo scorso weekend? Sono davvero ansiosa di vedere se ho fatto qualcosa di buono".

    "Sai che l'hai fatto" la rassicura Kate "Ma i pavimenti dovrebbero essere finti per la prossima settimana. Riuscirai a resistere fino ad allora?".

    Sophie ride e Kate si ritrova di nuovo colpita da quanto giovane sia la sua tirocinante. Giovane e di talento e così piena di luce pura che Kate non può non esserne invidiosa.

    "Mi prenderò una dosa extra di medicina contro l'ansia" dice Sophie, cercando in borsa e tirando fuori un paio di pezzi di carta. Trova l'abbonamento del bus e rimette il resto dentro "Non riesco ancora a credere che stai facendo tutto da sola, Kate. Laurent ha ragione, sei davvero pazzesca".

    Kate arrossisce un po' a quel complimento "Non è nulla" le risponde "Perché pagare altre persone per fare cose che posso fare da sola?".

    Rallentano il passo quando giungono al punto dove le loro strade si dividono, dove l'arteria principale della banchina inizia a trasformarsi in un cumulo di pietre rotte, cemento spaccato ed erba incolta. Kate fa il primo passo verso l'altro lato del parco, diretta verso la caotica metropolitana.

    "Sicura che non vuoi venire a questa mostra?" chiede Sophie, abbassando la testa, facendo ricadere alcune ciocche di capelli davanti agli occhi "Penso che ti piacerebbe. L'artista sta facendo cose super innovative con la cartapesta. Ha questo busto di Wonder Woman creato con i volantini dei servizi di escort che ho sentito essere fantastico".

    "Seppur mi piacerebbe vedere Wonder Escort" dice Kate e Sophie ride di nuovo, gli zigomi alti e rosa "Passo. Ho del lavoro da fare" batte la mano sulla borsa al fianco "In più" aggiunge, facendole l'occhiolino "Non voglio essere di troppo nel tuo appuntamento con Miles".

    Il viso di Sophie diventa paonazzo, giù fino al collo. Kate cerca di non ridere, a malapena. Il cuore le accelera leggermente in protesta e sospira, alzando una mano per zittire l'inevitabile protesta di Sophie.

    "Non è... io non... noi...".

    "Sta calma, il tuo segreto è al sicuro con me" promette Kate "Salutami Miles. E se ti fa del male" dice Kate, guardando lungo la strada e voltandosi per iniziare a camminare "Ho abbastanza prodotti chimici a casa da poter sciogliere quel suo corpo magro che si ritrova".

    La risata di Sophie si mischia con il rumore della ghiaia sotto i suoi piedi mentre si allontana, una mano stratta attorno alla borsa per non farla sbattere contro il fianco.




    Una serie di rumori arrivano dal fianco di Kate quando sta uscendo dalla metropolitana, mezz'ora dopo. Infila una mano in borsa e, senza guardare, prende il cellulare, una voce familiare nella sua testa le ricorda subito che dovrebbe riuscire a trovarlo in 2 secondi se lo mettesse nel taschino appositamente creato per esso. Kate scuote la testa per zittire quella dolce voce baritonale, cliccando sullo schermo del telefono.

    Cinque chiamate perse. Tutto di suo padre.

    Un piccolo pallino rosso appare accanto all'icona della segreteria, un numero uno bianco che quasi luccica in modo accusatorio. Kate apre l'app e seleziona il messaggio, prende un profondo respiro prima di portare il telefono all'orecchio.

    "Katherine, sono tuo padre".

    Un tremore le si sprigiona nello stomaco nonostante l'aria calda estiva. Suo padre non la chiama Katherine da... non ricorda nemmeno da quando.

    "Mi sto identificando in caso ti fossi completamente dimenticata il suono della mia voce nelle 6 settimane in cui non ti ho sentita. Tua madre...".

    Cala il silenzio e Kate sposta il telefono, controllando che fosse ancora aperta l'app.

    "Ha fatto un casino, Katie. Incredibilmente grande. Nessuno ti biasima. Ma la cosa sta durando troppo. È ora di fare ammenda. Siamo la tua famiglia, Katie. I tuoi genitori. E ti vogliamo bene. Per favore, chiamami quando senti questo messaggio".

    Il suo tono di voce la fa fermare un attimo, la punta del suo sandalo finisce in una spaccatura del terreno. Ruota la caviglia e impreca silenziosamente quando il dolore le si sprigiona fino alla coscia.

    "Mi manchi, piccola. Ti prego, chiama. Ti voglio bene".

    Il messaggio termina e Kate si ritrova con il dito già sul tasto delle chiamate. Lo preme senza pensare, senza darsi il tempo di trovare un motivo - una scusa - per non farlo.

    Uno squillo e lui risponde.

    "Katie".

    È una domanda tanto quanto un'affermazione, e la Katie di 5 anni che è ibernata nel suo cuore si risveglia, portando con sé un incredibile desiderio di sentire l'infinita sicurezza e il calore che solo suo padre le sa offrire quando la stringe a sé.

    "Hey, papà" risponde e la sicurezza della sua voce la sorprende "Come stai?".

    La sua risata secca quasi le fa dolore l'orecchio "Come sto io? È così che vuoi iniziare questa discussione?".

    "Non va bene? Ok. Che ne dici di... hai letto qualche buon libro di recente? Meglio?".

    "Katherine" dice Jim, la rigida rabbia dei primi secondi del suo messaggio impregnano il suo nome "Non è divertente".

    "Penso di saperlo meglio di chiunque altro, papà".

    "Eppure eccoti qui, a provare a scherzare e a non affrontare una discussione seria, proprio come quando eri piccola".

    Kate svolta un angolo del suo quartiere. Prende le chiavi di casa e le stringe in mano, permettendo al metallo di conficcarsi nella pelle.

    "Non sono una bambina" gli ricorda "E non sono dell'umore per una ramanzina".

    "Questa non è una ramanzina" suo padre sospira, la durezza della sua voce subito sciolta "Voglio solo parlarti, Katie. Voglio che tu mi parli. L'ultima discussione che abbiamo avuto non è stata molto produttiva".

    Il portone del suo palazzo cigola quando lo apre e Kate trema, a dispetto del caldo, quando l'aria fresca delle scale le colpisce le gambe. Lo stomaco le si stringe e preme una mano contro l'addome, permettendosi di rilassarsi con un profondo respiro.

    "No" concorda "Non lo è stata. Ma niente è cambiato da allora".

    "Allora è così? Arrivi alla nostra porta nel bel mezzo della notte e urli contro tua madre, poi scappi via quando lei sta cercando di spiegarti...".

    "Non era una spiegazione" lo interrompe Kate, i sandali sbattono contro i gradini mentre si dirige al suo appartamento "Era una giustificazione. Stava cercando di giustificare la sua evidente manipolazione della mia vita, proprio come ha sempre fatto da quando ho 19 anni. E sono stanca, papà. Sono stanca della sua completa incapacità di rispettare i confini e il suo rifiuto di rispettare le decisioni che io prendo sulla mia dannata vita".

    "È tua madre" le ricorda mentre apre la porta di casa "Vuole solo il meglio per te".

    La pesante porta di legno si apre fluidamente, le viti che non cigolano da quando l'ha sistemata due settimane fa. Il profumo di limone le pizzica il naso e socchiude gli occhi contro il sole che riflette sulle superfici lucenti della sua cucina.

    "Lo so" gli concede Kate, posando la borsa su una sedia in un angolo del soggiorno. Si leva i sandali e si avvicina al bancone, sedendosi su uno sgabello, poggiando i piedi sul freddo ferro "Ma non ho mai avuto bisogno di lei per prendere le decisioni su cosa sia meglio per me. Ma lei non sembra capirlo".

    Jim sospira e lei sente il rumore della pelle che scricchiola, lo immagina dondolarsi sulla sua vecchia sedia dell'ufficio, quella che mamma ha sempre provato - fallendo ogni volta - a convincerlo a sbarazzarsene da quando Kate ha ricordo.

    "Ha affrontato la cosa nel modo sbagliato. Non possiamo negarlo. E fidati, io e lei abbiamo avuto una profonda discussione su questa storia. Ma, Katie, non è stato tutto orribile, no?".

    "È stata una manipolazione, papà. Una bugia. Cosa ci potrebbe essere di buono in tutto ciò?".

    "Ma il risultato di questa manipolazione, di questa bugia, non ti ha resa felice? Non ti ha portato Rick?".

    Kate fa spallucce "Non importa. È finita".

    "Davvero? Così?".

    Alza la testa di scatto, causandosi dolore per il collo irrigidito "È finita. Io... non ne voglio più sapere. Sono andata avanti".

    "Stronzate" dice Jim e Kate spalanca gli occhi. Suo padre raramente impreca a voce alta. "Ti ho vista con lui al parco quel giorno. Ho visto il modo in cui lo guardavi. Quello era reale. Tu lo am---".

    "Non importa" ripete lei, un formicolio le si forma alla base della testa quando lo interrompe "Lui se n'è andato e io sto andando avanti con la mia vita".

    "Quindi sotterrerai la testa - e i tuoi sentimenti - nella sabbia e fingerai che nulla sia mai accaduto?".

    "Non è quello che sto facendo".

    Jim ride rocamente "Continua a ripetertelo".

    "Ascolta, papà" dice lei, alzandosi dallo sgabello "Devo lavorare. Io..." deglutisce e fa una smorfia per la gola secca "Chiamerò mamma, un giorno. Col mio tempo".

    "Lo farai?" chiede Jim, il suo tono totalmente incredulo.

    "Lo farò" lo rassicura "Mi ci vorrà del tempo ma lo farò".

    "Credo che non potrei chiederti di più" sospira "Vero?".

    "Beh, potresti, ma non ti servirebbe a nulla".

    "Ecco la mia piccolina" ridacchia Jim "Testarda più che mai".

    "Fa parte del mio fascino" dice Kate, prendendo una tazza "Ti voglio bene, papà".

    "Anche io ti voglio bene, Katie".

    La chiamata si interrompe e Kate si guarda riflessa sullo schermo nero prima di posare il telefono sul bancone. Muovendosi come un robot, fa scivolare la tazza nella sua nuova Keurig e mette una cialda dentro. Il pollice sul tasto di accensione e sospira.

    No.

    Abbassandosi, Kate apre lo sportello sotto il lavandino. Sposta le varie bottiglie per pulire, una bottiglia mezza vuota di Pine-Sol cade e rotola per il pavimento. Kate la ignora, la mano destra si lancia nel buio dello spazio, cercando. Le dita colpiscono della plastica dura e sente un brivido lungo la schiena.

    La caraffa rumoreggia mentre tira fuori la caffettiera, e prova a convincersi che non è perché le mani le stanno tremando. Con attenzione, Kate mette la macchina - la sua macchina - sul bancone e l'accende, i gesti lenti e deliberati. Inizia il rituale proprio come era solito fare lui, chiudendo gli occhi mentre apre la busta con i chicchi di caffè e la odora.

    Le prime lacrime le pizzicano gli occhi mentre tiene la caffettiera sotto l'acqua, il braccio piegato. Le scorrono sulle guance, il respiro intervallato perfettamente al ritmo del gorgoglio della moka. Riposa la tazza e ne prende un'altra, quella con il manico nero e la scheggiatura alla base.

    Kate si siede sul pavimento nuovo della cucina, la tazza stretta al petto mentre piange.


    Continua...
  2. .
    CITAZIONE (Liberty @ 25/1/2018, 20:05) 
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    CITAZIONE (phosphene @ 25/1/2018, 10:09) 
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    Grazie per l'abbonamento :A5:

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    CITAZIONE (• M i t s u k o @ 24/1/2018, 19:00)
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    CITAZIONE (KingEomer @ 24/1/2018, 22:18)
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    CITAZIONE (LuluXI @ 24/1/2018, 22:45)
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    CITAZIONE (Rhydian @ 24/1/2018, 22:59) 
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    :C6:

    PS: Il #9 di Stranger Things era stato già occupato, ti ho assegnato il numero libero più vicino, cioè il #8 :D
  5. .
    CITAZIONE (• M i t s u k o @ 24/1/2018, 19:00)
    Dì la verità, l'hai aperto apposta per me questo topic :A8:

    La dico, sì xD Mi hai ispirata
  6. .
    Ciao Luca! Benvenuto :A19: :A19: Io sono Valeria :A4:

    Vedo che ti piacciono Juventus e Call of Duty, dalla tua firma... Andremo molto d'accordo, mi sa :lol:

    Siamo sicuri ti troverai bene qui da noi!! :A2: :A2:
  7. .
    CITAZIONE (.Luc@ @ 23/1/2018, 19:31) 
    Scusatemi se uppo un topic inattivo da più di 6 anni, ma adoro troppo questi test :A6:

    Hai fatto più che bene a riupparlo :A18:
  8. .
    @ Wikipedia

    sabrina-netflix-big



    Le terrificanti avventure di Sabrina (Chilling Adventures of Sabrina) è una serie televisiva statunitense di genere paranormale tratta dalla serie a fumetti con lo stesso nome e, inoltre, è ambientata nell'universo di Riverdale.
    L'8 luglio 2020, Netflix ha annunciato la cancellazione della serie, terminata quindi con la quarta parte.

    TRAMA

    Sabrina Spellman vive nella città di Greendale con le sue due zie e all'apparenza è una normale quindicenne con una vita abitudinaria, infatti va a scuola, esce con le amiche e con il suo ragazzo, Harvey. Nasconde però un'altra parte di sé: in realtà Sabrina è per metà umana e per metà strega. Il giorno del suo sedicesimo compleanno Sabrina dovrà compiere un rituale nella foresta della sua città, giurando fedeltà al signore oscuro, Satana, e scrivendo il suo nome nel "libro della bestia", diventando una strega a tutti gli effetti. Così facendo abbandonerebbe la sua vita mortale per andare a studiare all'accademia delle arti occulte. Sabrina dovrà scegliere tra la libertà e il potere. Il giorno del rituale, a mezzanotte, davanti al libro della bestia la giovane strega si rifiutò di scrivere il suo nome e le cose cominciarono ad andare a rotoli.

    CAST

    Sabrina Spellman (stagioni 1-4), interpretata da Kiernan Shipka, doppiata da Marta Filippi.
    La protagonista della serie. Un'adolescente metà umana, metà strega, studentessa della Greendale Baxter High, che cerca di conciliare la sua doppia natura. Ha un famiglio, Salem, che ha le sembianze di un gatto nero e la protegge ovunque vada. I suoi genitori (il Sommo Sacerdote Edward e la mortale Diana) sono morti quando era ancora in fasce a causa di un incidente e per questo vive con le zie, Hilda e Zelda, e con il cugino Ambrose; la sua famiglia, inoltre, gestisce l'unica impresa di pompe funebri di Greendale. Ha appena iniziato la sua istruzione come strega e si trova spesso in contrasto con le idee e le tradizioni della sua congrega, la Chiesa Della Notte. Dopo il suo Oscuro Battesimo, deciderà di frequentare l'Accademia delle Arti Oscure a tempo pieno. Alla fine della seconda stagione si scopre essere figlia del Signore Oscuro, Lucifer Morningstar (e quindi una Stella del Mattino ed erede al trono dell'Inferno). Nella terza stagione diventa regina dell'Inferno, ma non riuscendo a conciliare i suoi doveri da sovrana con la sua vita terrena, grazie a un paradosso crea due copie di sé stessa: Sabrina Spellman e Sabrina Morningstar, a cui cederà il trono e con cui stringerà una profonda amicizia; Sabrina Stella del Mattino, diventata quindi regina, sposerà il principe infernale Caliban (inizialmente suo rivale), ma morirà tra le braccia della Sabrina originale dopo essere stata nell'universo parallelo per scoprire l'ultimo Orrore Sinistro (il Vuoto). Inizialmente fidanzata con il compagno di classe mortale Harvey Kinkle, si innamorerà dello stregone di Nicholas Scratch, suo compagno di studi all'Accademia delle Arti Oscure, con cui intraprenderà una relazione. Nella quarta stagione viene temporaneamente posseduta da un Orrore Sinistro, "lo Strano", di cui riesce a liberarsi grazie alla strega emarginata Pesta e al cugino Ambrose. Dopo aver ospitato involontariamente una parte del Vuoto dentro di lei, muore dissanguata per salvare i prigionieri dell'Orrore Sinistro e sconfiggerlo.
    Ambrose Spellman (stagioni 1-4), interpretato da Chance Perdomo, doppiato da Federico Bebi.
    Il cugino stregone di Sabrina, condannato agli arresti domiciliari dal Concilio delle Streghe a causa di un tentato crimine contro il Vaticano in combutta con l'esoterista Aleister Crowley. Gli è proibito pertanto lasciare la casa in cui vive, con Sabrina e le zie Spellman. Abile negromante, nella seconda stagione rischia la pena di morte perché accusato ingiustamente da Faustus Blackwood dell'omicidio dell'Anti-papa. Intraprende una relazione con lo stregone Luke Chalfant e, in seguito, con Prudence Blackwood. Per quanto non lo dimostri, ha circa 189 anni.
    Zelda Phiona Spellman (stagioni 1-4), interpretata da Miranda Otto, doppiata da Mariadele Cinquegrani. Interpretata da Beth Broderick nell'universo parallelo (stagione 4).
    Zia di Sabrina. È austera, orgogliosa, disciplinata e devota. Crede che non ci sia onore più grande di servire il Signore Oscuro come membro della Chiesa della Notte. Inizialmente attratta da Faustus Blackwood (con cui si sposerà nella seconda stagione per poi divorziare), si innamorerà di Mambo Marie nella terza stagione e diventerà Somma Sacerdotessa dell'Ordine di Ecate (di cui è fondatrice e che prende il posto della Chiesa della Notte), che venera la Tripla Dea. Ha più anni di quanti ne dimostri in realtà.
    Hildegarde Antoinette "Hilda" Spellman (stagioni 1-4), interpretata da Lucy Davis, doppiata da Daniela Abbruzzese. Interpretata da Caroline Rhea nell'universo parallelo (stagione 4).
    Zia della protagonista. La sua natura materna e il suo caldo senso dell'umorismo nascondono però una vena macabra e malvagia. È un'esperta nel preparare pozioni ed una campionessa di Bolle e Ribolle. Si innamora del Dottor Cerberus, un mortale, con cui si sposerà nella quarta stagione. Ha più anni di quanto ne dimostri in realtà e, in passato, ha assistito all'incoronazione della Regina Vittoria.
    Mary Wardwell / Lilith / Madam Satan (stagioni 1-4), interpretata da Michelle Gomez, doppiata da Patrizia Burul.
    L'insegnante preferita di Sabrina, nonché sua mentore alla Baxter High. Verrà posseduta dall'ancella del Diavolo, Lilith, che prenderà le sue sembianze, venendo soprannominata Madam Satana. Nella terza stagione sarà posseduta brevemente dalla strega Pesta e nella quarta stagione diventa seguace di Padre Blackwood. Ha un fidanzato, Adam, che verrà ucciso da Lucifer.
    Harvey Kinkle (stagioni 1-4), interpretato da Ross Lynch, doppiato da Leonardo Caneva.
    Fidanzato di Sabrina nella prima stagione, dopo aver scoperto che è una strega rompe con lei, rimanendo tuttavia suo amico. Si innamorerà di Rosalind, con cui intraprenderà una relazione. Fa parte di una band insieme a Theo, Robin e Rosalind. Scoprirà di appartenere a una dinastia di cacciatori di streghe ma decide di non voler intraprendere quella strada.
    Prudence Blackwood (stagioni 1-4), interpretata da Tati Gabrielle, doppiata da Francesca Tardio (stagioni 1-2)e Giulia Tarquini (stagioni 3-4).
    Una studentessa dell'Accademia delle Arti Occulte, che nutre un profondo rancore nei confronti di Sabrina in quanto mezza mortale; le due, tuttavia, diventeranno poi amiche. Ex fidanzata di Nicholas Scratch, intraprende una relazione con Ambrose Spellman. Sorella di Agatha e Dorcas, è a capo del trio delle "Sorelle Sinistre".
    Rosalind Walker (stagioni 1-4), interpretata da Jaz Sinclair, doppiata da Giorgia Locuratolo.
    La sfacciata, emancipata e schietta figlia del reverendo di Greendale, è la migliore amica di scuola di Sabrina. Scoprirà che le donne della sua famiglia sono state maledette: perdono la vista da giovani e questo permette loro di avere delle visioni che svelano il passato e il futuro. Nella quarta stagione scopre che in realtà le donne della sua famiglia sono sempre state streghe, che tuttavia non hanno mai venerato il Satana in quanto cristiane; dopo questa scoperta, diventa una Sentinella insieme a Prudence e Mambo Marie. Si innamorerà di Harvey Kinkle, con cui intraprenderà una relazione.
    Agatha Night (stagioni 1-4), interpretata da Adeline Rudolph, doppiata da Lavinia Paladino. Un'altra studentessa dell'Accademia delle Arti Occulte, seconda delle Sorelle Sinistre. Ideatrice del piano che ha portato alla morte di Tommy, diventa pazza a causa del dio pagano Pan e diventerà una seguace di Padre Blackwood. Dopo essere tornata in sé aiuterà l'Ordine di Ecate a sconfiggere Blackwood e gli Orrori Sinistri.
    Faustus Blackwood (stagioni 1-4), interpretato da Richard Coyle, doppiato da Ruggero Andreozzi.
    Il Sommo Sacerdote della Chiesa della Notte, oltre che il preside dell'Accademia delle Arti Occulte. Spietato e ambizioso, Blackwood nasconde un piano terrificante e oscuro che lo metterà indirettamente in conflitto con Sabrina.
    Theo Putnam (stagione 3-4, ricorrente stagione 1-2), interpretato da Lachlan Watson, doppiato da Carlotta Guido. Uno dei migliori amici di Sabrina, è un ragazzo transgender. Si innamorerà del goblin Robin, con cui intraprenderà una relazione
    Nicholas Scratch (stagione 2-4, ricorrente stagione 1), interpretato da Gavin Leatherwood, doppiato da Sacha Pilara. Un giovane stregone dell'Accademia delle Arti Occulte. Inizialmente costretto dal Signore Oscuro ad avvicinarsi da Sabrina, si innamorerà di lei.
    Mambo Marie (stagione 3-4), interpretata da Skye Marshall.
    La regina della magia voo-doo, è una strega emarginata.
    Dorcas Night (stagioni 1-3, guest star stagione 4), interpretata da Abigail Cowen, doppiata da Camilla Murri..
    Una studentessa dell'Accademia delle Arti Occulte membro delle Sorelle Sinistre. Morirà uccisa da Agatha al termine della terza stagione, per poi ritornare brevemente nella quarta.
    George Hawthorne (stagione 1, guest star stagione 3), interpretato da Bronson Pinchot.
    Il presuntuoso e puritano, nonché maschilista, preside della Baxter High, che non va d'accordo con Sabrina e Theo.
    Tommy Kinkle (stagione 1, guest star stagione 2), interpretato da Justin Dobies.
    Il fratello maggiore di Harvey, molto protettivo nei suoi confronti. Lavora nelle miniere di Greendale per permettere al fratello di frequentare la scuola. Muore a seguito del crollo della miniera, ideato da Agatha.
    Sig. Kinkle (stagioni 1-4), interpretato da Chris Rosamond, doppiato da Carlo Scipioni.
    Il padre di Harvey e Tommy Kinkle. Dopo la morte del figlio Tommy inizia a bere, ma grazie a un incantesimo di Sabrina smette di farlo, tornando a essere lo scostante padre di Harvey.
    Constance Blackwood (stagione 1, guest star stagione 2), interpretata da Alvina August, doppiata da Selvaggia Quattrini.
    La moglie di Padre Blackwood. Muore di parto durante l'ultimo episodio della prima stagione, dando alla luce due gemelli: un maschio e una femmina.
    Luke Chalfant (stagione 1, guest star stagione 2), interpretato da Darren Mann.
    Uno stregone dell'Accademia delle Arti Occulte che si innamora di Ambrose, con il quale intraprenderà una storia. Muore durante un assalto nel locale gay.
    Lucifer Morningstar/Satana (stagione 3-4, guest star stagione 2), interpretato da Luke Cook, doppiato da Federico Di Pofi. È il re degli Inferi e si manifesta sotto forma di un mostruso caprone antropomorfo. Grazie al suo enorme potere manipola tutti i suoi sudditi. Ha in serbo un piano malefico per Sabrina Spellman di cui si scopre essere il padre.
    Caliban (stagione 3-4) interpretato da Sam Corlett. Un demone d'argilla, autoproclamato principe dell'Inferno. Sfida Sabrina alla caccia della Regalia Profana per determinare chi potrà ottenere il trono infernale.
    Robin Goodfellow (stagione 3-4) interpretato da Jonathan whitesell e doppiato da Riccardo Suarez. Un giovane hobgoblin figlio adottivo del dio Pan e di Nagaina (medusa). Arriva a Greendale coi pagani di cui fa inizialmente parte con l'intento di sedurre e poi sacrificare Theo, di cui poi si innamorerà genuinamente. Insieme al club della strizza sconfiggerà i pagani dopo aver salvato con la velocità Theo, Harvey e Rosalind dai suoi genitori in biblioteca, ed entrerà a sua volta nel club. Nell'episodio 4 della quarta stagione avrà un ruolo chiave e insieme a Theo nell'ultimo episodio terrà la corda per salvare gli altri nel vuoto.

    Edited by sweetest thing - 26/1/2023, 19:24
  9. .

    Capitolo 19



    Le vecchie e usurate molle del divano emettono una sinfonia gracchiante quando si abbandona contro i cuscini. Una piccola nube di polvere si alza, danzando dentro gocce di luce che penetrano dagli spiragli delle tendine. Per un momento, si immagina come quell'amico di Charlie Brown, quello sempre circondato da una roteante nuvola di sporcizia. Pig-Pen. Proprio come lui. Circondato dai detriti di una rovina che porta il suo nome.

    Rick fa un morso del suo panino - il pane raffermo che si sgretola tra le mani e la fetta di tacchino che ha uno strano sapore perchè il pacco è aperto da un paio di giorni. E' disgustoso ma è tutto quello che ha. Potrebbe non voler mai più rimangiare un altro panino al formaggio grigliato.

    Prendendo il telecomando, preme il tasto per dire a Netflix che sì, vuole proprio guardare 'Una mamma per amica', lasciando sulla superficie l'impronta di un pollice macchiato di mostarda. Pulisce il telecomando con un lato dei pantaloni del suo pigiama e lo lancia verso l'unico spazio pulito del tavolino da caffè. Rimbalza contro un scatolo mezzo vuoto di lo mein vecchio di un giorno e finisce per terra.

    Il cervello invia l'impulso a corpo e braccia di piegarsi e prenderlo, ma il segnale si perde all'altezza delle spalle. Si sporge in avanti per un secondo e poi ricade contro i cuscini, sospirando. Al diavolo. Ha almeno un'ora prima che quello stupido schermo vada in stand-by. Una leggera musica riempie la stanza e gli fa staccare la spina del cervello, la testa gli diventa un meraviglioso nulla mentre alterna morsi del sandwich a manciate di patatine al formaggio.

    A metà panino, le sue labbra, gommose e salate, si attaccano e lui prende una tazza che è lì da circa un giorno, maledicendo a bassa voce quando la trova vuota. Potrebbe alzarsi allora ma quello significherebbe fare tutti quei passi verso il frigorifero. 10 passi, 15 se avesse pensato di aggirare il divano piuttosto che scavalcarlo. Invece, si prende un'altra patatina e osserva le donne sullo schermo parlare e camminare, delle tazze di caffè ovviamente vuote in mano.

    Avrebbe dovuto guardarlo con Kate.

    Avevano iniziato la serie durante una settimana di afa, loro due quasi completamente nudi e spaparanzati sul letto di lei. Lui aveva preso il proiettore che usa per le lezioni quando si era recato a casa per prendere vestiti puliti, e l'avevano connesso al suo laptop, ricreando l'immagine ingigantita di una cittadina del Connecticut e dei suoi particolari residenti su uno schermo creato con le lenzuola del letto tenute assieme dallo scotch. Era stato il modo migliore per passare le ore che intercorrevano tra il dormire e il fare sesso.

    Ora, da solo, usa il parlare veloce e il sottile sarcasmo come distrazione dalla depressione e dall'autocommiserazione. Non che poi stesse funzionando, comunque. Loro due sono sempre nel retro della sua mente, attendendo il momento perfetto, quel breve spazio di silenzio tra i respiri per liberarsi e tormentarlo di nuovo.

    Il rumore basso del citofono lo fa sobbalzare e Rick alza lo sguardo, facendo volare panino e patatine a terra. Zoppica verso la porta, inciampando sui suoi pantaloni, il cuore nelle orecchie. Forse... Buon Dio, ti prego, fa che sia...

    "Chi è?" dice senza fiato, cercando di rimanere col tono fermo, qualcosa che sa essere impossibile ma per cui ci prova comunque. Prende la scossa contro il bottone del citofono ma tiene il pollice contro di esso, pronto a farla entrare. Per sistemare tutto.

    "Allora sei davvero vivo. Fantastico".

    "Madre?".

    Il cuore gli finisce sotto i piedi. Ovvio che non era lei. La vita reale non ha minimamente niente delle commedie romantiche. Non ci sarebbero stati stereo portatili, niente fatali incontri sul tetto dell'Empire State Building. Non sarebbe arrivata a casa sua in limousine con in mano un bouquet di rose rosse.

    E' così. Questa è la vita. La sua vita. Un uomo col cuore spezzato e scompigliato... e sua madre.

    "Sì, Richard. Ora, potresti farmi salire, per favore? Preferirei non avere una intera discussione con te via citofono".

    Rick sblocca il portone e apre la porta. Ritorna in soggiorno attraverso la cucina, prendendo due bicchieri con ghiaccio e la mezza bottiglia piena di scotch dal bancone.

    Rigettandosi sul divano, Rick versa un paio di dita del liquido ambrato nei bicchieri. Gli occhi saettano verso le montagnette di vestiti sporchi e contenitori di cibo da asporto per metà finito, ma non si preoccupa nemmeno di un basilare tentativo di tenere casa pulita. Non c'è motivo. Il ghiaccio ha appena iniziato a spaccarsi quando un leggero bussare arriva dalla porta d'ingresso.

    "E' aperto" dice Rick, portandosi il bicchiere alle labbra proprio quando la protagonista sullo schermo fa lo stesso con la sua tazza di caffè. Le invia un immaginario 'Alla salute' e butta giù il liquido, subito dopo sporgendosi di nuovo per prendere la bottiglia prima ancora che lo scotch gli sia arrivato nello stomaco.

    La porta cigola quando si apre. Sua madre, i suoi focosi capelli perfettamente incorniciati da un berrettino e una sciarpe coloratissima attorno al collo, entra, arricciando il naso disgustata.

    "Buon Dio" dice Martha, chiudendo la porta. Tocca con un piede la rotella rotta della sua valigia ancora chiusa, la bottiglietta di un prodotto per capelli si intravede da una spaccatura sulla tasca davanti "Sembra che sia scoppiata una bomba qua dentro. Quand'è stata l'ultima volta che hai buttato la spazzatura? Riuscivo a sentirne il fetore dalle scale".

    "Non sono davvero dell'umore per una ramanzina, madre".

    "Ok" annuisce, facendosi largo in quel campo minato "Allora parliamo del fatto che non ti vedo o ti sento da 2 settimane".

    "Madre...".

    "No, Richard. Non iniziare con i tuoi 'Madre'" gli si siede accanto, la borsa rossa in grembo e quel suo sguardo semi da rimprovero in volto, quello che era solita usare quando era piccolo e lo beccava a dire una elaborata bugia "Chiaramente, è successo qualcosa e, dal tuo stato..." lo indica in modo veemente "Sono abbastanza certa che abbia a che fare con l'adorabile Katherine. Quindi, figliolo, parla".

    Rick sospira e si porta il bicchiere alle labbra, tenendosi l'alcool in bocca per qualche secondo finchè non gli brucia le gengive. Gli occhi gli si riempiono di lacrime e tossisce, una mano contro il petto. Le lacrime che si è sforzato così tanto di trattenere ritornano in superficie grazie al delicato, familiare e confortante profumo di sua madre.

    "E' finita" confessa, le parole che pensa da settimane finalmente gli escono fuori di bocca "Kate ed io non stiamo più assieme".

    Martha lo abbraccia, le dita fredde contro il gomito "Cos'è successo, Richard? Le cose stavano andando così bene. Dovevate andare a fare un viaggetto insieme".

    Lui annuisce, sorridendo nonostante tutto ai ricordi di quel primo giorno con lei. Il viaggio in cui lei gli aveva con nonchalance passato le chiavi dell'auto, come se non avessero passato tutta la loro relazione ad evitare qualsiasi veicolo a 4 ruote.

    Il ristorante che lei aveva scelto per cena solo perchè sapeva che lui aveva sempre voluto provare la bistecca di Wagyu. Il ballo che avevano fatto sotto le stelle sul balconcino della loro stanza, un fiore dal giardino della locanda sistemato dietro il suo orecchio. Il sorriso timido sulle sue labbra mentre usciva quasi timidamente dal bagno con quel magnifico négligé, il suo corpo deliziosamente esposto in tanti modi da perdere la testa.

    Il senso di assoluto completamento che aveva provato quando si era svegliato in quel morbidissimo letto col corpo di lei premuto contro il proprio, caldo e accogliente. Era stato pazzesco. Perfetto.

    Proprio prima di rovinare tutto.

    "Siamo andati" dice lui, giocherellando con il ghiaccio nel bicchiere ormai vuoto "Aveva programmato tutto. Aveva scelto l'hotel e il treno che abbiamo preso per arrivarci e..." scuote la testa "Aveva detto che voleva portarmi in un posto speciale. E l'ha fatto".

    "Sembra tutto magnifico fino a qui. Idilliaco".

    "Lo è stato".

    "E allora...".

    "Mi ha detto che mi ama" dice Rick velocemente "Che è innamorata di me".

    Sua madre resta in silenzio al suo fianco, le sue labbra colorate di rosa immobili in una linea perfetta. Lui abbandona la testa contro il divano, chiude gli occhi e sospira. Il volto di Kate - i dolci occhi verdi e il grande sorriso e quel bellissimo segno sulla guancia che lui amava strofinare col pollice mentre la baciava - fluttua dietro le sue palpebre e sente come se nel petto si spezzi qualcosa, quasi due settimane di emozioni chiuse a chiave che finalmente si liberano come un fiume.

    "L'aveva programmato. Lo so ora. Aveva programmato tutto il viaggio per portarmi in cima ad una montagna e dirmi che mi ama. Mi amava" si strofina le mani sulle guance, un futile tentativo di cancellare il segno delle sue rapide lacrime "Stava lì, le braccia attorno a me e il suo viso aperto e felice, e... Io non ce l'ho più fatta. Ho dovuto dirglielo".

    "Di sua madre" interviene Mrtha, più un'affermazione che una domanda.

    Rick annuisce, il pane e lo scotch che gli rigirano nello stomaco. Si stringe un braccio attorno ai fianchi e deglutisce "Già. Le ho detto tutto. Sull'incontro con Johanna al bar e l'invito alla galleria, come l'ho vista un paio di volte da allora. Il suo volto..." si lascia sfuggire un piccolo singhiozzo e si blocca "E' stato come se l'avessi schiaffeggiata. Si è allontanata da me, ha rifiutato la mia vicinanza. Si è chiusa in se stessa. Ho provato e riprovato a scusarmi, a spiegare, ma...".

    La mano sul suo braccio si sposta sulla fronte, dita snelle gli spostano i capelli dal viso. Rick si abbandona a quel tocco, permette a sua madre di confortarlo in un modo che non le permetteva di fare da 20 anni.

    "Le hai detto che la ami?" chiede, il tono calmo. Confortante.

    Lui annuisce "Certo che l'ho fatto. Gliel'ho detto una dozzina di volte".

    "Prima o dopo il resto?".

    "Dopo. Non potevo... Avevo bisogno... Non potevo dirle quelle parole con quella bugia tra di noi. Non volevo, non so, contaminarle".

    "Volevi che lo sapesse perchè lo provavi davvero" dice Martha con tono saggio e sicuro "Non perchè stavi cercando di addolcire quella confessione".

    Lo provava. Davvero. Ama Kate Beckett e probabilmente la ama dalla sera in cui la portò a vedere un paio di ragazzini recitare 'Hello, Dolly!' per poi farsi 'insegnare' a ballare nel parco.

    Aveva frequentato molte donne, alcune anche seriamente, ma questo, quello che prova per Kate - questo è l'amore. Questa è la realtà. Il tipo di amore su cui si sono scritte poesie e per cui si è combattuto guerre. Il tipo di amore che Hollywood vende in tutte le sue mielose commedie romanzate a cui aveva portato Angelika - puro e grezzo e totale. Il tipo di amore che aveva sempre segretamente desiderato ma per cui aveva perso le speranze. Il tipo di amore che non aveva mai pensato di meritare.

    "Ho rovinato tutto, madre. La amo e lei... se n'è andata. E' finita".

    Martha sospira, una mano tra i suoi capelli "Ha detto così?".

    Lo stomaco ancora chiuso, Rick rivive la scena sulle montagne di nuovo. Se n'era andata, le braccia strette attorno ai fianchi e le gambe tremanti mentre correva via per il parcheggio. Rick l'aveva subito seguita, tentando disperatamente di farle capire. Il ritorno all'hotel era stato fatto in silenzio, Kate rannicchiata sul sedile passeggero con le lacrime negli occhi e le guance bianche. Aveva preso la prima navetta per la stazione, lasciandolo lì con l'auto affittata e i cocci del suo cuore.

    "Non ha dovuto farlo" sospira Rick, scuotendo la testa "E'... Non c'è nulla che posso fare. E' finita".

    La mano di sua madre gli accarezza il collo e poi la spalla, le dita che premono sulla pelle. Lui si avvicina a lei, il petto gli trema mentre tenta di respirare con un enorme nodo alla gola. Due braccia, più magre di quanto ricordasse ma incredibilmente forti, si avvolgono attorno alle sue spalle che hanno iniziato a tremare.

    Gli scorrono le lacrime sulle guance, calde e veloci, e sua madre gli bacia la testa, emettendo dei bassi suoni per calmarlo. Singhiozza sonoramente e stavolta non si trattiene, abbandonandosi al dolore e al pentimento per la prima volta da quando Kate l'aveva abbandonato.

    La televisione è ancora accesa, una chitarra stonata e un dialogo sagace fanno da sottofondo al suo cuore spezzato.

    "Sei mio figlio e ti amo" dice sua madre quando le lacrime rallentano e le spalle non tremano più "Quindi, in questo momento, ti farò la cortesia di non dirti 'Te l'avevo detto'".

    Mettendosi seduto, Rick sbuffa "Grazie, madre".

    Gli accarezza una guancia, i suoi occhi chiari dolci di compassione. Rick prova a sorriderle ma non ci riesce, gli angoli della bocca gli tremano debolmente. Sua madre gli sorride.

    "Tesoro, ti prego, non prenderla a male perchè è detto nel modo più amorevole e compassionevole: tu puzzi. Quand'è stata l'ultima volta che ti sei lavato?".

    Rick ridacchia debolmente. Solo sua madre poteva riuscirci.

    "Io... Non mi ricordo" confessa, abbassando lo sguardo "Penso di indossare questi vestiti da un po'".

    "Sì, lo vedo" lo indica con un dito, i bracciali al polso che rumoreggiano gioiosamente "Le varie macchie di cibo la dicono lunga" alzandosi con grazia, Martha indica verso la sua camera da letto "Perchè non vai a farti una doccia. Lavati i capelli, sbarbati e mettiti dei vestiti puliti. Io pulisco qui".

    Annuendo, Rick si alza dal divano. Barcolla leggermente per il mix di alcool e crisi emotiva. Martha gli afferra un gomito finchè non ritorna con i piedi per terra.

    "Ci sei?".

    Lui annuisce e si abbassa, baciandole una guancia "Grazie, madre".

    Ridacchiando, gli indica di nuovo la camera da letto. Rick si allontana, l'idea di una doccia sempre più desiderabile passo dopo passo. L'acqua calda lo chiama e lui si è tolto la maglietta prima ancora di entrare in camera.

    "Richard?".

    Si gira, la maglia stretta contro il petto.

    "So che al momento non sembra, ma hai fatto la cosa giusta" dice sua madre, la bottiglia di whisky in mano e un piatto nell'altra "Si meritava di sapere la verità. Entrambi vi meritate una reale occasione di avere una relazione vera, senza avere lo spettro di sua madre sulle vostre teste".

    Lui fa spallucce "Forse, ma Kate non sembra volerla".

    "Non ne sarei tanto sicura se fossi in te, figliolo" dice Martha, i suoi lunghi orecchini che le sfiorano il collo mentre scuote la testa "Non se ti ama anche solo la metà di quanto penso ti ami davvero".

    Gli sorride e si volta, i suoi tacchi bassi rumoreggiano contro il pavimento mentre si dirige in cucina. Una canzone riempie l'aria tramite le casse dello stereo, rimbalzandosi dai muri alle sue orecchie, e per la prima volta da 2 settimane sente finalmente nel petto nascere qualcosa che potrebbe rasentare la speranza.


    Continua...
  10. .

    Capitolo 8



    Quella notte continua a ripetersi come un film nella mente di lei.

    La sta semplicemente divorando dentro sapere che non hanno mai discusso di rivedersi... Aveva ringraziato Castle per averla salvata da Trent, aveva fatto scivolare le dita lungo la cintola dei suoi jeans e aveva lottato contro il desiderio di prendere in mano quel suo bellissimo sedere prima di baciargli una guancia.

    Alza una mano per sfiorarsi le labbra.

    'Cazzo', può ancora sentire la sensazione della barba contro le labbra, e lo stomaco le si stringe per l'emozione, immaginandosi quella stessa barba tra le gambe.

    La donna in lei che desidera una relazione normale e stabile prova a convincerla di chiamare quello spavaldo scrittore, ma il suo io rigido e calcolatore cancella quel desiderio, ricordandole di non aver mai avuto bisogno di un uomo prima d'ora e mai ne avrà.

    Un alone di paura la avvolge e si sente soffocare... Paura che Richard Edgar Castle possa essere l'uomo giusto per farle modificare quella nozione.

    Non riesce a non pensare al modo in cui aveva affrontato Trent, l'aveva difesa come una signora, e aveva preso a pugni quello stronzo. Era stato estremamente attento a lei per tutta la sera, come se fosse stata l'unica donna al mondo, nemmeno notando quando la bellissima e giovane cameriera aveva apertamente flirtato con lui.

    Era stato esplicito, scherzoso, facendole sapere che le sue intenzioni non erano pure, insinuando che lei potesse avere tutti i tratti che lui stava ricercando in una donna.

    Aveva fatto quello che lei riteneva impossibile - era riuscito a convincerla che lui era interessato non solo al piacere sensuale.

    Dannato uomo che stava interferendo con la sua vita e che aveva deciso di intervistarla per il suo nuovo libro, per aver destabilizzato la sua solida vita gettandola in acque fangose, con onde che la colpivano dove lei riusciva a malapena a rimanere a galla.

    Si rifiuta di considerare la possibilità di lui come sua 'boa di salvataggio' - galleggiando al suo fianco.

    Ricorda la sua presenza imponente, il suo tono profondo, "Preferisco una donna che sa chi è... Una che non ha paura di lasciare che il suo uomo veda la sua bellezza interiore come i suoi desideri. Una che apprezza il piacere che un uomo e una donna possono darsi a vicenda".

    'Scommetto che lui lo sa molto bene', pensa acidamente ma una vocina interiore le dice che lui è diverso da tutti gli altri uomini che ha conosciuto, e che si merita un'occasione.

    Nel breve periodo passato in sua compagnia, è giunta alla conclusione che lui è davvero un brav'uomo e lo dimostra con le sue parole, ma soprattutto con le sue azioni.

    Era stato generoso per tutta la serata, cavalleresco, offrendole la sua giacca quando aveva notato il suo stato infreddolito, non aspettandosi nulla in cambio. Aveva flirtato, osservato, rese chiare le sue intenzioni ma in un modo onorabile ed umile, le aveva fatto credere che sperava in molto altro che una semplice notte passata tra le lenzuola, desiderando di conoscerla davvero.

    Le aveva mostrato cosa significava essere un padre devoto, mettendo sua figlia prima di tutto e, cazzo, solo quel fatto l'aveva disarmata.

    Era stato accomodante e gentile, dicendo al suo autista di portarla ovunque volesse, aiutandola a salire in auto e, con un sorriso simile a quello di George Washingtong sul Monte Rushmore, le aveva attaccato la cintura di sicurezza, le dita a sfiorarle la pelle prima di spostarsi.

    Aveva con delicatezza declinato il suo invito per andare da sua figlia, l'aveva lasciata da sola in limousine - col respiro corto, circondata dal suo profumo forte ed intossicante, desiderando il suo corpo lì a tenerla calda invece della sua sola giacca.

    'Mmm, la sua giacca'. E' ancora appesa alla spalliera del letto con cui si copre la sera, il suo odore che le riempie i pensieri sconci di pelle nuda, gemiti ed urla, sessioni fino a notte fonda che lasciano senza fiato.

    Erano passati cinque giorni dall'ultima volta che l'aveva visto... Cinque lunghe notti in cui si era svegliata di colpo, sudata, attorcigliata nelle coperte, eccitata.

    Sogna di folti capelli scuri, magnifici occhi azzurri che raramente distoglievano lo sguardo mentre la studiava, grandi mani che la sfioravano e toccavano e torturavano.

    Sogna di un uomo alto che la blocca sul letto, avvolgendola nel suo tono di voce caldo e mormorato "Kate".

    E' pericoloso per la sua psiche.

    Pericoloso per la sua salute.

    Pericoloso per il suo cuore.

    Deve levarselo dalla testa così da ritornare alla normalità.

    'Normalità?... Tentando di fermarti dallo scivolare in un buco nero mentre sei circondata da un muro alto 20 metri? Continuando a lavorare per il detective Montgomery sperando che un giorno uno sconosciuto riveli informazioni sull'omicidio di tua madre? Nascondendoti dietro la tua maschera perchè hai troppa paura per sognare - o anche sperare - quello che hanno avuto i tuoi genitori?... Davvero normale da un anno e mezzo a questa parte'.

    Si passa una mano tra i capelli e sospira esasperata.

    'Magari oggi è il giorno in cui il capitano mi darà una prova rivelatrice'.

    Si veste velocemente con dei jeans e una camicia bianca, scegliendo dei semplici stivali. Si trucca leggermente e si lega i capelli.

    Adora le giornate di riposo in cui può lasciare lo stile di vita alla moda di Diamond ed essere solo Kate Beckett, sebbene danneggiata.

    Quando entra al Dipartimento, l'ufficiale Anne Hastings la saluta e lei risponde al suo caloroso sorriso, domandandosi se avesse superato l'esame per l'Accademia, se lei e quella giovane donna potessero un giorno essere amiche.

    Sale in ascensore e si dirige al terzo piano per l'ufficio del capitano Montgomery. Mentre si avvicina alla porta, sente il capitano ed Esposito discutere animatamente, alzando la voce.

    "Lei sottovaluta Trent Eason, signore. Quell'uomo è oltremodo psicopatico e potrebbe facilmente farle del male".

    "Sta bene, giusto? E' una donna adulta e conosce i rischi, che ha accettato".

    "Sì, ma non è una di noi per quanto lei vorrebbe, signore. E' su un percorso molto pericoloso, lanciandosi nella tana dei lupi nella speranza di trovare qualcosa di valido per il caso di sua madre".

    "Non pensa che lo sappia? Vorrei non doverla esporre in questo modo, ma ha visto lei stesso quanto è brava. E' stata incredibilmente valida al nostro lavoro, aiutandoci a mettere dentro dei delinquenti che altrimenti sarebbero ancora in giro per la città. Ho bisogno di lei nel team".

    "Ma a quale costo... la sua vita? Perchè io non riuscirei a...".

    Kate bussa alla porta, interrompendoli, a disagio con quella discussione.

    "Capitano?" chiede, aprendo la porta e incontrando prima gli occhi scuri e riservati di Esposito.

    "Bene, appunto" Javi ghigna, fingendo nonchalance "Come stai, Beckett?".

    "Bene. Grazie ancora per esserti occupato di Trent all'Asiate".

    "Meglio che mi ringrazi per averlo arrestato per aggressione. La sua pomposa e ricca boccuccia l'ha messo nei guai. Mi ha apertamente minacciato, quindi l'ho portato dritto in cella". Non le dirà che Trent aveva anche minacciato lei, volendole mostrare cosa significava trattare un vero uomo "E' stato magnifico sbatterlo dentro".

    Con un sorriso divertito, replica "Sono sicura che si sia meritato tutto quanto".

    "Già, e anche qualcosa in più" Javi alza le sopracciglia, facendo intuire che qualcosa di poco legale era avvenuto tra i due.

    "Mi dovrai raccontare tutto".

    Montgomery si schiarisce la gola, interrompendoli "Esposito, deve ritornare al caso dell'ufficiale McNaughty".

    "Ufficiale McNaughty?" chiede lei divertita.

    Espo sorride e risponde "Solo un popolare spogliarellista che si è divertito a travestirsi da poliziotto" apre la porta prima di dirle "Ci vediamo domani sera".

    "Domani sera?" chiede lei, sorpresa.

    "Non hai parlato con Ryan?... Un nuovo cliente ha pagato per 3 ore del tuo tempo, dalle 19:00 alle 22:00".

    "No, non me ne ha parlato. Lo chiamo dopo".

    Javi ridacchia "Digli che sono stanco di vederlo sbavare dietro Jenny O'Malley. Deve avere le palle di chiederle di sposarlo".

    Una morsa violenta le stringe il cuore, domandandosi se un giorno anche lei avrebbe trovato un uomo che la guardasse come Kevin Ryan guarda Jenny O'Malley.

    "Gli passerò il messaggio".

    Espo chiude la porta e lei si volta verso Montgomery "Per favore, mi dica che ha buone notizie".




    Non c'è altra parola per definire quella situazione se non con frustrazione. Il caso di sua madre è ancora, dopo 12 anni, in un vicolo cieco. Montgomery non era stato in grado di trovare inconsistenze nell'ultimo caso su cui aveva lavorato Johanna prima di morire.

    Aveva assunto un nuovo medico legale per guardare le foto della scena del crimine, del suo corpo, ma nulla di importante. Le coltellate sembravano violente, fatte per farla morire dissanguata, fatte per uccidere.

    'Normale violenza da gang' era ancora il motivo della morte di Johanna Beckett.

    'Solo per ora', Kate si giurava ogni giorno.

    Prende il suo cellulare protetto e compone il numero di Ryan. Dopo un paio di squilli, l'irlandese risponde "Pronto?".

    "Un uccellino mi ha detto che lavoro domani sera. Perchè sono l'ultima a saperlo?".

    "Stavo proprio per chiamarti. La richiesta è arrivata ieri sera".

    "Davvero? Perchè ho la sensazione che tu ed Espo vi divertiate a lasciarmi all'oscuro di tutto fino all'ultimo?".

    "Perchè lavori meglio se sai poco" lui ride.

    "Touche... Dimmi di questo nuovo tizio".

    "Un bambino cresciuto da sua madre, oggi trentenne. E' un imprenditore, è lanciato nell'industria dell'editoria. Sta cercando di stabilirsi dagli Hamptons in città e vorrebbe che tu fossi la sua guida turistica".

    "Sembra un po' strano. Di solito ricevo questo tipo di richieste dagli stranieri. Sono sicura che lui conosca i posti migliori della città, quindi è più interessato alle aree rurali?".

    "E' l'impressione che ho avuto, ma la sua segretaria è stata abbastanza vaga quando ha chiamato per prendere appuntamento".

    "Ha firmato il contratto?".

    "Sì. Le ho letto tutte le tue regole e lei ha vantato le virtù di questo tipo, promettendo che il suo capo capisce e le seguirà alla lettera".

    "Hai controllato il suo background?".

    "Oltre ad essere stato arrestato da giovane per vandalismo alla Libreria Pubblica di New York, è pulito".

    "E sei sicuro che abbia capito che Esposito ci starà alle spalle in ogni momento?".

    "Sì, Diamond. E' ok col tuo bodyguard insieme a voi a patto che stia seduto sul sedile davanti in macchina, lasciandovi un po' di privacy dietro".

    "Ok allora, mi sta bene. Ha specificato se vuole che mi vesta in qualche modo?".

    "Come vuoi tu".

    "C'è un particolare hotel che ha richiesto per dopo?".

    "No, non ha pagato per tutto, solo per il tuo tempo".

    Lei sospira sollevata e mormora "Grazie a Dio".

    "Scusa, cosa hai detto?".

    "Non importa, non era importante... Quando e dove dobbiamo incontrarci?".

    "Alle 19:00. Una cena sulla 4th e Broadway, il locale si chiama 'Remy's'".

    "Conosco il posto, fanno hamburger e frullati alle fragole da morire... Come lo riconoscerò?".

    "Sarà il tizio con la rosa gialla".

    "Come si chiama, Ryan?".

    "Alexander Rogers".

    Un tremore delizioso ma snervante la pervade e le fa venire la pelle d'oca; al contempo, dei deliziosi ed erotici occhi azzurri le appaiono in mente.


    Continua...

    Edited by sweetest thing - 7/1/2018, 12:12
  11. .

    Capitolo 18 (III parte)



    La luce del mattino penetra dalle tende, una tonalità rosa tinge le mura color crema. Kate chiude di nuovo gli occhi e si gira di fianco, la mente sospesa in quel delizioso posto tra il sonno e la realtà. Si accoccola in quell'angolo di calore che si irradia dall'altro lato del letto. Il naso premuto contro la schiena di Rick e un braccio attorno ai suoi fianchi. Le ginocchia sono perfettamente incastrate dietro le sue e arriccia le dita dei piedi, allungandosi e rilasciando i muscoli deliziosamente affaticati delle gambe. Perfetto.

    Deve sicuramente battezzare il nuovo intimo più spesso. Preferibilmente se lo compra lei stessa. Sebbene dal modo in cui l'aveva guardata la sera prima, sicuramente avrebbe ricevuto come regalo un paio di intimi nel prossimo futuro.

    "Perchè stai ridacchiando?".

    Il tono rauco della sua voce sembra un'ondata di calore nelle vene e Kate gli si avvicina di più, i fianchi premuti contro il suo così perfetto sedere. Gli graffia leggermente la pancia, sotto l'ombelico, sorridendo di più quando lui geme.

    "Pensavo solo a ieri sera" risponde Kate, accarezzandogli i fianchi con un dito.

    "Quale parte?" mormora lui, il petto che gli trema contro quello di lei, e Kate stringe le cosce, le labbra a tormentare il labbro inferiore "Quella oscenamente saporita bistecca per cena?".

    "No".

    "Quella splendida torta al cioccolato?".

    "No" ripete Kate mentre lo bacia tra le spalle, in quel lembo di pelle morbidissimo.

    "La parte in cui sono caduto dalla banchina per via del tuo incessante tormentarmi?".

    Kate si alza su un gomito, appoggiandosi quasi completamente contro di lui mentre fa scivolare il naso dietro il suo orecchio. Lui muove i fianchi mentre lei gli soffia contro il collo, una mano che scivola giù...

    "Uh uh" mormora lei, stringendo le dita. Lui risponde al suo delicato movimento di polso con un sonoro gemito. Kate si spinge più vicina, modellandosi contro di lui, un ginocchio che sale fino alla coscia "Sebbene sia stato divertente".

    "Per te, forse" mormora Rick, i fianchi che iniziano ad ondeggiare mentre fa scivolare un braccio dietro e le afferra il ginocchio. La spinge verso di sè "Sono io quello che si è tuffato di testa nel traffico della strada".

    "Oh già, quel risciò a pedali ti ha quasi preso in pieno".

    "Mi avrebbe di certo potuto investire, Kate. Hai visto che cosce aveva quel tipo?".

    La pelle del suo collo ha ancora il sapore del profumo della sera prima. E di sudore. Oh, il sudore. Kate fa scivolare la lingua lungo la sua giugulare, il naso che gli sfiora la mascella. Chiude le labbra e inizia a succhiare, i muscoli del gomito che si flettono mentre continua il suo lento piano. Rick grugnisce, quasi mormorando, e lei si sposta.

    "Vuoi davvero che parli della taglia di una parte del corpo di un altro uomo, Rick?".

    Le mura crema della stanza improvvisamente spariscono dal suo campo visivo e getta un urlo, le gambe che si aprono per accomodare il corpo di lui mentre la spinge contro il letto di schiena, il materasso che attutisce il colpo e il peso. Mani morbide le accarezzano i fianchi e lei arcua la schiena, un gemito che le sfugge mentre il corpo di lui si abbandona su quello di lei.

    "Che ne dici se non parliamo proprio?".

    Kate preme la testa contro il cuscino, un sopracciglio alzato mentre sorride "Pensavo ti piacesse quando ti mormoravo tutte quelle cose nell'orecchio".

    Ciocche di capelli arruffate gli sfiorano la fronte mentre annuisce, la guancia destra con i segni evidenti del cuscino. Una mano scivola sulle costole di lei, arrivando fino ai fianchi. Le sue dita le provocano la pelle d'oca sul retro delle cosce mentre si avvicina al suo ginocchio, un lungo braccio allungato finchè non le afferra la caviglia. Rick abbassa la testa, baciandole la mascella. La lingua flirta con il suo lobo e lei sorride.

    "Continua, Kate" mormora "Dimmi sconcerie".

    Le dita di lei affondano nei suoi capelli e Kate si alza dal cuscino, le labbra che si premono contro il suo orecchio.

    "Questo b&b serve sandwich al formaggio grigliato per brunch" mormora Kate, le parole così fioche che quasi non riconosce nemmeno la sua voce.

    "Oh mio Dio" geme lui e lei trattiene una risata, tremando per lo sforzo "Ancora".

    "Un succulento sandwich con tre diversi formaggi" geme Kate, i fianchi che si scontrano con quelli di lui mentre recita la descrizione del sito web, mormorando sempre di più "Il tutto in un panino fresco a lievito naturale ricoperto di burro all'aglio sciolto, accompagnato da dolcissime cipolle caramella---".

    Un dito premuto sulle labbra e Rick si alza su di lei. Un piccolo ghigno sulle labbra e lo stomaco di lei fa i salti mortali, mesi di emozioni a malapena represse che ritornano a galla, pizzicandole la lingua. Aveva un piano. Ma ora, qui, guardandolo così..

    Al diavolo il piano.

    "Rick" mormora "Io...".

    Lui scuote la testa, abbassandosi per sostituire il suo dito sulle sue labbra "Basta parlare" mormora, la lingua che le accarezza il labbro superiore. Una mano scivola lungo lo stomaco, dita delicate ma insistenti. Il pollice le accarezza l'ombelico e lei trema "A meno che tu non voglia che finiamo presto, troppo presto".

    Kate apre la bocca per dire... qualcosa, ma i suoi fianchi e le sue dita la fanno solo sospirare.




    "Ok, gira a sinistra".

    Rick gira lo sterzo con il palmo della mano destra, guidando l'auto lungo la strada e poi su una sterrata. Gli alberi li circondano e Kate abbassa la testa e si libera della parte superiore della cintura di sicurezza. Il vento le arruffa i capelli mentre si sporge dal finestrino, la macchina puntata verso quella tettoia di sequoie e pini.

    "In questo momento riesco a guardarti dentro la maglia" dice Rick, allungandosi per sfiorarle la pelle nuda tra la maglia e i pantaloni "Ricordami di comprarti un sacco di vestiti bianchi".

    Sbuffando, Kate si rimette dentro. Poggia la macchina in grembo e afferra la mano ancora poggiata contro il suo fianco, accarezzandogli le nocche "Ricordi che mi hai avuta del tutto nuda circa un'ora fa?".

    "Come se potessi dimenticare anche solo un secondo di te svestita" risponde Rick, entrando nel parcheggio che lei gli indica, ma lei lo sta a malapena ascoltando "Questo non significa che non apprezzo la semplice bellezza della luce solare che penetra attraverso la tua maglia. Specialmente quando quel pezzo di stoffa blu che chiami generosamente reggiseno è nel mix".

    Anche se la macchina è ancora in movimento prima di fermarsi, Kate afferra la maniglia della portiera e scende. I passamano di legno sono ruvidi contro le sue cosce mentre ci si appoggia, le dita che premono frenetiche sulla macchina.

    "E' stato il commento sul reggiseno?" chiede Rick, i suoi scarponcini da trekking che rumoreggiano sul terriccio mentre le va dietro "Prometto di non menzionare di nuovo il tuo intimo se tu prometti di non saltare più dai veicoli in movimento".

    "Eravamo già nel parcheggio" risponde Kate, facendogli un cenno per avvicinarsi "Ma anche se così non fosse stato, ne sarebbe comunque valsa la pena".

    Alza la macchina e Rick si preme contro di lei, il davanti della sua maglia è fresco per l'aria condizionata dell'auto. Le avvolge le braccia attorno ai fianchi, le mani strette attorno al passamano, e si avvicina, il mento poggiato sulla sua spalla. Kate schiaccia un paio di bottoni, già immaginandosi in testa cosa avrebbero visto e come quelle foto sarebbero sembrate nella sua camera oscura.

    "Whoa" mormora Rick, il respiro caldo contro il suo collo "Fantastico".

    Le grandi ali marroni di un falco appaiono sullo schermo e lei sente tanta fierezza nel petto. Uno scatto come quello è un sogno di qualsiasi fotografo. Il mitico scatto che i fotografi naturalisti passano ore, settimane persi nella natura per trovarlo. Come un dannato unicorno. E lei ce l'ha. Non è offuscato. Non un secondo prima e non un secondo dopo. E' perfetto - l'immagine di un maestoso volatile in volo, le zampe del falco strette attorno ad una trota, le squame che luccicano sotto la luce del sole - e lei ce l'ha grazie a lui.

    Perchè lui è lì con lei.

    "Come te ne sei accorta?".

    "Lo stavo guardando dalla macchina" dice Kate "Adoro gli uccelli cacciatori. Sono furbi, bellissimi, scaltri. Spietati. Mi ricordano un po' mia madre, in realtà" ride.

    Rick ridacchia contro il suo orecchio. L'euforia le pompa nelle vene, una scarica di adrenalina che prolunga il suo status e gli afferra un polso, trascinandolo su per la rupe prima che cambi idea.

    "Andiamo, c'è una cosa che voglio mostrarti. In realtà è il vero motivo per cui ho scelto questo posto".

    Lui la segue felicemente e, anche senza guardarlo in faccia, può immaginare i suoi occhi sorridenti mentre scherza "Vuoi dire che non è stato per il sandwich al formaggio grigliato?".

    "Quello è stato solo un bonus" risponde ridendo, la camera che le sbatte contro il tempo mentre si gira, camminando all'indietro, sorridendo "Questo è anche meglio".

    "Meglio del sandwich? Finirò per avere dei sogni estremamente inappropriati stanotte? Non ci credo finchè non vedo".

    "Aspetta, Rick" ride Kate, voltandosi "Aspetta e vedrai".

    Continuano per il sentiero in un sereno silenzio. Ogni tanto, Kate alza la camera per catturare un'immagine, il click a malapena udibile sotto il rumore delle ali degli uccelli. Il sole li colpisce in pieno e lei si lega i capelli.

    Il rumore di una zip coglie la sua attenzione e si gira, trovando Rick con il loro zaino su una spalla, la mano destra che rovista in una tasca. Tira fuori un tubetto di crema solare e glielo mostra, aprendolo con il pollice. Prima che possa pensare di prenderglielo di mano, lui se ne spreme un po' sulle dita e gliele strofina sul collo. Le massaggia la pelle, le dita che scivolano sotto il collo della maglia per raggiungere qualsiasi centimetro vulnerabile.

    "Fatto" mormora Rick, richiudendolo e rimettendolo in borsa "Niente scottature".

    Quasi si scontra contro di lei quando lei si ferma di colpo. E' ad un attimo dal dire il suo nome quando lei si gira e lo bacia profondamente, una mano attorno alla macchina e l'altra al suo collo.

    "Grazie" dice Kate quando si sposta, gli occhi umidi e il cuore in corsa. Può quasi sentire il suo cervello iniziare a muoversi mentre la fissa, stranito, le sopracciglia alzate e la testa leggermente piegata di lato. Scuotendo la testa, lei si fa indietro "Andiamo, ci siamo quasi".

    5 minuti dopo, Kate lo porta ad una curva. Percepisce l'esatto momento in cui lui lo vede, il modo in cui l'energia tra loro cambia. Senza voltarsi, Kate gli porge una mano all'indietro, le dita aperte. Il calore le avvolge il palmo quando lui gliel'afferra.

    Kate si muove verso la ringhiera sul limite della rupe, Rick la segue. Un po' di legno si scrosta quando lei appoggia un piede su una parte di ringhiera. Lasciandogli la mano, afferra la ringhiera e si tira sù. Rick avvolge un braccio attorno ai suoi fianchi, la mano libera che tiene stretta la ringhiera mentre Kate si sporge e si porta la camera all'occhio, il corpo sospeso a mezz'aria.

    La rupe è molto profonda sotto di lei e non riesce nemmeno a vedere la parete di lato mentre scatta foto di alberi a centinaia di metri di distanza, i loro rami verdi che si muovo per la leggera brezza. Lascia che l'obiettivo la guidi, scattando foto dopo foto di quella pazzesca visuale. Una piccola cascata rumoreggia dal lato opposto della montagna e lei la punta, scattando una dozzina di foto di quell'acqua cristallina.

    Abbassando la camera, Kate si mette dritta, la schiena premuta contro il petto di Rick. Abbassa un piede dalla ringhiera e lui si muove con lei, un braccio ancora attorno ai suoi fianchi anche quando lei è con i piedi saldamente a terra. Lui sospira tremante, le nocche bianche attorno alla sua maglia.

    "Tutto ok?".

    "Tu?" chiede lui, il braccio che gli ricade pesantemente sul fianco mentre lei si gira verso di lui "Sei tu quella che stava solo per..." indica la rupe. Il nulla di sotto.

    Spegnendo la camera, Kate si leva la tracolla dal collo. Rick le porge lo zaino e lei la posa dentro, sistemandola tra le pareti morbide e sicure. Con mani sicure, posa lo zaino a terra.

    "Non avevo paura" dice lei, allungandosi per togliergli gli occhiali da sole dal naso. Gli appende una stanghetta nella maglietta, accarezzandogli il petto. Sfiora le sue scarpe con le proprie e Kate lo guarda negli occhi, il cuore calmo "Non dovevo esserlo. Ero con te".

    "Kate...".

    "Questa estate con te è stata... Non so nemmeno come descriverla" scuote la testa. Nella sua mente si è ripetuta quella discussione decine di volte, ma ora, guardandolo negli occhi, non ha parole, tutta la sua pratica andata in fumo "Questo... Noi... E' l'avventura più bella della mia vita, Rick. Tu mi rendi felice. Emozionata. Mi sveglio ogni mattina in uno stato esilarante perchè non vedo l'ora di scoprire cosa accadrà di nuovo con te".

    Accarezzandogli ancora il petto, Kate lo abbraccia, le dita strette dietro la sua schiena. Rick mima la sua presa, le sue mani calde e pesanti sulla sua schiena. La fissa negli occhi.

    "Non mi sentivo così da decenni. No, questo è..." non è vero. Quello che provava per Brent era vero ma questo, quello che prova per Rick - non c'è semplicemente paragone "Non mi sono mai sentita così. Mi hai dato così tanto" continua "Mi fai sentire così... Io mi sento..." non trova le parole, chiude gli occhi e sospira "Scusa, non sono brava con le parole come te".

    Sospira e inspira, permettendo a quell'aria pulita di spazzare via l'incertezza e la solitudine dei passati 11 anni. Sospirando, apre gli occhi.

    "Ti amo, Rick" la voce le esce chiara e forte, nessuna traccia di quella donna terrorizzata che era solita nascondersi dietro le parole "Sono innamorata di te".

    Dita le accarezzano il collo e Kate piega indietro la testa, aprendo le labbra. La gentilezza del suo bacio cancella anche l'ultimo granello di ansia che le attanaglia i polmoni e Kate si alza sulle punte, le mani strette attorno alla sua maglia. Gli accarezza il labbro inferiore con la lingua e geme quando lui la insegue, il viso avvolto nelle sue mani.

    "Ti amo" ripete lei, mormorando nella sua bocca "Così tanto".

    Le mani sulle sue guance si spostano, scivolando finchè non le stringe i bicipiti. Una leggera pressione le fa fare un passo indietro e Kate quasi barcolla sulle sue gambe molli, si acciglia quando nota la sua espressione. Chiudendo gli occhi, Rick piega indietro la testa, verso il sole.

    "Rick?".

    Passa un secondo tra loro. Poi un altro. E l'ansia ritorna prepotente, più forte di prima, lo stomaco le si stringe mentre inizia a sudare freddo.

    Pensava che lui...

    Ma ok. Magari non lo è. Non ancora. E' ok.

    "E' ok se tu non...".

    Lui sospira profondamente. Rick la guarda con occhi umidi, una tristezza che non aveva mai visto prima, e il cuore le si ferma. Le parole le si bloccano in gola e il petto le si chiude, facendola tremare nonostante la calura.

    "Kate" mormora lui "Devo dirti una cosa".


    Continua...
  12. .
    CITAZIONE (.Tiger-Eye.* @ 27/11/2017, 17:29) 
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    CITAZIONE (†Inahime @ 27/11/2017, 00:03) 
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  14. .

    Capitolo 18 (II parte)



    "Da questa parte" dice Kate, facendo un cenno con la testa mentre raggiungono la piattaforma, fermando Rick "Dobbiamo prendere la nostra auto prima".

    "Auto?" lui la fissa con la stessa espressione che lei ha sempre visto quando lui tenta di decifrare un rebus o risolvere le parole crociate del 'Times' "Pensavo che l'hotel avesse una navetta?".

    "Ce l'ha" annuisce Kate, il corpo angolato verso la freccia che indica lo stand degli affitti "Ma ci sono certi posti dove voglio portarti e dove la navetta non arriva. In più" aggiunge, facendo spallucce "Dall'incidente, sono salita in macchina solo con persone di cui mi fido alla guida. Uno sconosciuto su una navetta non è il massimo".

    Rick la segue silenziosamente e lei percepisce i suoi occhi su di sè per tutto il tempo della sua transazione con l'agente della società. Le chiavi hanno una strana sensazione in mano mentre si dirigono verso il piccolo parcheggio poco distante. Un trenino lentamente le passa accanto e lei si ferma, alzando la macchina all'occhio senza nemmeno pensarci.

    Rick si appoggia contro il lato passeggero dell'auto - una sensibile e sicura berlina - quando lei si volta. Kate schiaccia il bottone nel mazzo di chiavi per aprire il cofano e mettere dentro le loro valigie.

    "Ecco" dice lei, chiudendo il cofano e passandogli le chiavi "Fammi prendere il telefono. Ho l'indirizzo dell'hotel salvato nel mio GPS".

    Kate apre la portiera passeggero e sale, telefono in mano. Apre l'app del GPS e osserva l'auto sbucare nel mezzo dello schermo. Una voce elettronica femminile le dà le istruzioni per la prima curva e Kate lascia il telefono in grembo, afferrando la cintura di sicurezza prima di realizzare di essere da sola.

    Guarda lo specchietto laterale e vede Rick ancora appoggiato all'auto, chiavi in mano e accigliato. Kate apre la portiera e scende, abbandonando il telefono sul sedile.

    "Rick? Tutto ok?".

    "Tu..." si guarda la mano, le dita strette attorno alle chiavi "Vuoi che guidi io?".

    Rivive in testa gli ultimi minuti e sospira. Non gliel'ha mai detto, vero?

    "Sì, Rick" dice, avvicinandosi. Chiude la mano attorno al suo pugno, allentando gentilmente la sua stretta "Voglio che guidi tu. Io non... Io non guido da 11 anni, e se da un lato spero di rimettermi al volante un giorno, so di non essere ancora pronta. Ma a questo..." gli accarezza la mano col pollice "A questo sono pronta. Mi fido di te".

    Kate lo guarda negli occhi, gli fa vedere la verità delle sue parole. Lui si abbassa, baciandola dolcemente, e la sua mano libera le afferra il retro del collo. Kate si abbandona a lui, il viso rivolto verso l'alto e una mano poggiata all'altezza del suo cuore.

    Qualcuno li fischia da lontano e Rick sorride contro le sue labbra, la mano sul collo scivola lungo la sua schiena fino ai fianchi. Lui si piega ancora di più, facendola arcuare all'indietro.

    Un altro fischio da lontano e Rick si raddrizza, portandola con sè. L'invito a chiudersi da soli in una stanza li fa ridere mentre lui apre la portiera e la fa salire.

    "Non so se riusciremo ad arrivare così lontano" Rick ghigna, le mani che viaggiano un po' più del necessario mentre la aiuta a mettersi la cintura "Credi che riusciremo a trovare un posticino appartato sulla montagna?".

    Kate gli mostra il telefono e gli fa l'occhiolino "Guarda il GPS, Rick. Pensi davvero che ci voglia un'ora per arrivare all'hotel da qui?".

    Lui si fionda di nuovo dentro, baciandola con passione "Sei davvero la donna perfetta, Katherine Beckett".




    Boccioli di rosa e piccole piante con fiorellini incorniciano il vialetto dal parcheggio all'hotel. Grazioso. Pittoresco. E' quasi come essere usciti da New York e aver messo piede nella campagna inglese. Bellissime farfalle gialle svolazzano da pianta a pianta, danzando attorno a laboriose api, e Kate intreccia le dita con quelle di Rick. Lui le lascia la mano per un secondo, accelerando leggermente il passo per anticiparla alla porta. Aprendola, fa un profondo inchino mentre lei passa, ridendo.

    Sciocco gentiluomo.

    "Cerchi scorciatoie per quel corteggiamento di cui parlavamo?".

    Grosse dita le pizzicano leggermente il sedere mentre passa "Penso che quel pit-stop sulla montagna ti possa rispondere da solo".

    La risata di lei fa eco nel delizioso ingresso, mura di legno scuro intervallate da quadri. Una ragazza li saluta da dietro il bancone e Kate le sorride. Rick ammassa le loro valigie sul divano a strisce blu e rosse, accanto alla porta - il cuscino di mezzo un po' appiattito per l'usura - e poi si allontana, le mani nelle tasche.

    "Buongiorno" dice Kate, la sua borsa le sbatte contro il fianco "Abbiamo una camera sotto il nome Beckett".

    "Benvenuta al Birchwood Inn, signora Beckett" la ragazza - Lydia, secondo la targhetta attaccata al petto - la saluta, la sua coda castana che si muove mentre digita al pc "Solo un momento che cerco la prenotazione".

    Il suo digitare continua e Kate si volta, la schiena premuta contro il bancone mentre osserva Rick. Lui si muove lentamente per la stanza, la testa che si muove a destra e a sinistra mentre guarda le foto, soffermandosi su alcune e superando velocemente altre.

    "Kate" la chiama da oltre una spalla, battendo il dito su un muro con una serie di quadretti "Guarda".

    Il bordo della sua gonna le sfiora le ginocchia mentre si muove. Gli avvolge le mani attorno ai fianchi e incrocia le mani all'altezza del suo stomaco. Poggia il mento su una sua spalla, gli occhi a studiare le foto da lui indicate.

    Gli angoli sono tutti errati e la cornice non c'entra nulla, ma anche dietro quell'occhio chiaramente amatoriale, Kate ne è affascinata. Palloni di tanti colori ricoprono il cielo azzurro in ogni foto, grandi cesti di vimini sospesi in aria. Fiamme arancioni sono visibili in alcune foto e lei ricompone lo scenario nella sua mente. Può quasi sentire il materiale duro del vimini contro la schiena mentre punta la sua macchina immaginaria verso la bocca della mongolfiera, cogliendo l'esatto momento dell'accensione.

    "Non sono belli?" chiede Rick, una mano a coprire la sua "Voglio dire, non sono belle come le tue, ma c'è qualcosa... Puoi sentirla... L'emozione del fotografo".

    Kate annuisce, il mento ancora poggiato sulla sua spalla mentre sorride. Dio, adora quando lo sente parlare di arte.

    "Chiaramente adorava il soggetto. Quello può rendere ogni foto magnifica".

    "Quelle sono state scattate dal proprietario dell'hotel" dice Lydia, avvicinandosi a loro. Kate si volta, prendendo la chiave che le porge Lydia "Adora le mongolfiere. Sua moglie ha dovuto quasi minacciarlo per non chiamare questo posto 'The Wicker Basket'".

    "Ew" ride Rick, girandosi "Ottima scelta".

    Lydia arriccia il naso, leggere lentiggini sulla sua pelle "Già, io amo il mio lavoro ma non sono sicura che avrei potuto lavorare in un posto che si chiama 'The Wicker Basket'. Sembra un mix tra...".

    "Un film horror e la pagine 25 del Kama Sutra" finisce Rick, sibilando quando Kate gli dà una gomitata.

    "Non proprio quello che volevo dire" dice Lydia, ridendo "Ma quasi. Comunque" scuote la testa, allargando le spalle per ritornare professionale "Siete nella stanza 14. Salendo le scale, girate a destra. E ho prenotato per la cena come da lei chiesto, signora Beckett".

    "Grazie" dice Kate, premendo una mano sulla schiena di Rick e spingendolo verso le valigie "Per le 19:00?".

    "Sì" conferma Lydia, annuendo "E ci sono delle mappe della città e dell'area circostante nella vostra stanza".

    "Qualcosa di interessante in questo weekend da vedere?" chiede Rick, le valigie già in spalla.

    "Troverete una lista di tutte le attività locali in camera, ma non penso ci sia qualcosa di particolare. Se foste stati qui un paio di settimane fa..." indica il muro "Avreste potuto assistere al festival delle mongolfiere".

    "E' un evento annuale?".

    Lydia annuisce, ritornando al bancone "Ogni estate. Di solito c'è una band che suona e venditori di cibo. E' un weekend divertente".

    "Allora credo che dovremo ritornare" dice Kate, prendendo di nuovo Rick per mano. Non può non sorridere quando lui le bacia la tempia.

    "Ottima idea".


    Continua...
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