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    Capitolo 6



    Ringrazia il cielo che lo stipendio sia così alto da poter lavorare solo una o due volte a settimana e, al contrario di quanto si possa pensare, non ogni appuntamento si conclude tra le lenzuola. Ci sono dignitari e diplomatici che sono felicemente sposati e hanno solo bisogno dei suoi servizi come accompagnatrice.

    Ha imparato, nel corso dell'anno passato, di dover seguire religiosamente solo un paio di regole ferree: 4 ore al massimo per un appuntamento; solo una trascorsa in camera da letto; sempre il preservativo. Non si permette mai di addormentarsi insieme ad un cliente, e mai, mai e poi mai permette ad un cliente di masturbarla...E' troppo intimo, troppo rivelatore e un atto che lei riserva solo per qualcuno di cui si fida veramente.

    Sono passati 2 anni da quando è successo...L'immagine dell'agente federale Will Sorenson le compare in mente, tutto capelli biondi e sorriso sensuale, e subito la cancella. Lui è solo una piccola parte del perchè si trova ora su questa via pericolosa e instabile.

    La mano del suo compagno sul ginocchio la riporta al presente e sospira in risposta, giocando alla devota Diamond, ma segretamente grata che quella sarebbe stata l'ultima volta insieme a quell'avido intermediario finanziario.

    Non dubita minimamente che Trent sia invischiato profondamente nell'omicidio di un importante ufficiale della città; ha carpito, dai loro ulteriori due appuntamenti, che è un viscido verme nel giro delle estorsioni, ma non è lui che muove i fili. Proverà a farsi dire tutto quello che può da lui, sperando che abbia un cedimento e riveli qualcosa di incriminante, ma se questo non funzionerà, si rifiuta di rivederlo in futuro.

    Grazie a Dio Montgomery capisce e concorda.

    E' stanca di dover riempire il suo immenso ego ed essere la sua vogliosa schiavetta in camera da letto; quell'uomo ha semplicemente un lato oscuro che tiene sotto chiave e, a volte, quando sale brevemente in superficie, la spaventa tremendamente.

    Guarda Trent pensierosamente, provando a rimanere concentrata su quello che sta dicendo, ma fallisce miseramente mentre pensa ad un uomo alto, con occhi azzurri, uno scrittore che continua a tornarle in testa...In quel momento, mentre lo ascolta parlare e parlare di un accordo d'affari miliardario, lei prega mentalmente Castle di sbrigarsi e farle vedere quel suo bel faccino, interrompendo il noioso monologo del suo compagno.

    Richard Castle...Il cuore le batte all'impazzata al pensiero, quel subdolo bastardo.

    Molti uomini hanno provato diverse cose in passato per cogliere la sua attenzione...Ovviamente, ci sono stati le strane proposte di matrimonio, le solite promesse di comprarle un attico a New York o ovunque lei volesse, un cliente le aveva dedicato migliaia di dollari in una società di beneficenza, e qualcuno aveva anche insistito nel nominare una nuova divisione del suo ufficio a suo nome, la Diamond Enterprises, ma un uomo che aveva avuto le palle di prenderle qualcosa di personale per fargliela riparare?

    Quella era una novità, e hmm, non riesce ancora a decidere se sia stata una squallida mossa o solo un gesto furbo e incredibilmente dolce.

    Una cosa è un curioso scrittore che vuole usare la sua vita come background per un nuovo personaggio del suo libro, ma un'altra è quando scava nella sua vita privata, vede una opportunità e la fa sua...E anche se le sue intenzioni erano buone ed era stato solo un gesto da gentiluomo, di certo aveva una agenda tutta sua, e lei non sa bene come sentirsi a riguardo.

    Non sa come sentirsi con un uomo con una natura sensibile e un vocabolario incredibile, che ha anche la capacità di scoprire dei suoi sentimenti che non provava da anni, cose che non voleva nemmeno più provare.

    Lei hai il desiderio sia di strozzarlo fino a farlo diventare viola in viso, sia di saltargli addosso e amoreggiarci selvaggiamente, osservando quel suo ghigno farsi più spavaldo.

    Ohh, le infinite possibilità.

    E' un ammasso di nervi scoperti perchè quei bellissimi occhi color cielo la tormentano, e la sua voce ha il dono di far eccitare qualsiasi donna, e quella stessa voce continua a sussurrarle in testa "Non pago mai per l'intimità, Diamond...Se sarai mai interessata ad assaggiare il vero piacere, chiamami".

    'Il vero piacere, huh?', ma lei subito scaccia via la nozione che il 'vero piacere' possa solo essere sapere il secondo nome di Richard Castle.

    Fluttua da un sentimento all'altro...Un momento prova 'pura rabbia per quello spavaldo uomo', e poi 'potrebbe essere la cosa più dolce che qualcuno possa aver fatto mai per me'.

    Il suo cuore prova a convincerla che Castle non l'aveva guardata come se fosse stata solo un magnifico corpo creato per l'unico scopo di dare piacere agli uomini, ma quei penetranti occhi azzurri l'avevano guardata come se il suo corpo fosse stato un tempio che si meritava di essere venerato - per ore.

    Era più di una connessione fisica, però - gli aveva dato l'impressione che lei fosse qualcuno che valeva la pena conoscere, che valeva la pena di attenzionare, che valeva la sua persona.

    Non importa la sua decisione, c'è solo una certezza nella sua mente: Richard Edgar Castle è un Guaio con la G maiuscola, e i guai sono qualcosa che lei non può aggiungere alla sua vita già abbastanza incasinata.

    Si volta verso l'entrata del ristorante ma non vede Rick quando entra, perchè Trent le comanda di dargli la sua totale attenzione. Il suo compagno commenta su come i Mets non avranno alcuna chance nella World Series questa stagione, e lei ride, perchè oltre ad essere un potente intermediario finanziario, gli piace pensare di essere un potente analista sportivo.

    Proprio quando lei ride, il suo sesto senso entra in azione e sa di essere guardata...Un sensuale fluttuare le scoppia nello stomaco, dicendole che lui è lì.

    Castle.

    Lo sguardo arriva fino alla porta d'entrata e trova i suoi occhi, un delizioso luccichio in quelle orbite blu che la assorbono. Non c'è parola migliore di 'assorbire' quando lei può praticamente sentire il calore del corpo di lui che la chiama a distanza mentre i suoi occhi vagano sul suo corpo.

    E Dio, è delizioso. Non un capello fuori posto, indossando una camicia di seta marrone che gli avvolge i grossi bicipiti e il petto; quei pantaloni grigio scuro di Dolce e Gabbana che enfatizzano tutto al punto giusto.

    E' un peccato - un dannato peccato che dovrà prendersela con questo vibrante e magnetico uomo, ma non può fargliela passare liscia di aver ficcanasato nella sua vita privata e provato a sedurla con i suoi mezzi cavallereschi e manipolativi.

    E non può di certo permettere ad un uomo di entrare nella sua vita avendo in mano il potenziale potere di ferirla.

    No, nada, per nulla 'Mister sono-l'amatore-meno-egoista-che-potrai-mai-incontrare-nella-tua-vita Castle'. Non può per nessun motivo permettergli di entrare nella sua vita.

    E' con cuore trepidante che dice a Trent che sarebbe tornata subito e poi si alza e si avvia sicura verso l'entrata, la rabbia che le monta dentro passo dopo passo per la risposta che il suo corpo ha verso di lui.

    Odia sentire la pelle formicolare al suo sguardo voglioso; odia sentire i capezzoli eretti e desiderare le sue grandi mani di scrittore; odia i suoi occhi 'Se-solo-me-lo-permettessi-potrei-mostrarti-piaceri-sconfinati-in-camera-da-letto'.

    "Diamond, un piacere rivederti" la saluta calorosamente, trasudando spavalderia e mascolinità sotto i suoi gesti lussuriosi.

    Lei pensa che la sua voce dovrebbe essere ritenuta illegale per tutta la popolazione femminile e, prima che lui possa confonderla con le sue dolci parole e farle cambiare decisione, lo interrompe "Non dire un'altra parola" gli dice freddamente. Gli porge una mano, parlando bruscamente "La mia collana, per favore".

    E' sorpreso dalla sua freddezza ma prende lo stesso la catenina dalla tasca, il pollice ad accarezzare l'antico anello in modo quasi ipnotico, e con occhi preganti e un tono incredibilmente di scuse, dice "Posso avere 5 minuti? Possiamo sederci così da poterti spiegare una cosa?".

    Le parole le escono di bocca prima che possa pensarci - d'impeto, taglienti, dolorose "Farti spiegare perchè sei un tale stronzo? Farti spiegare come rubi gioielli ad ignare donne? Farti spiegare perchè ti sei sentito giustificato nel prendere qualcosa di inestimabile per me - solo per avere un pretesto per rivedermi?" lo guarda fisso in volto, sdegno ben visibile nel suo sguardo "No, grazie. Ho già sentito tutto molte volte. Il nostro rapporto si conclude qui, Mister Castle".

    'Oh merda', quegli occhi tristi si riempiono di dolore e dispiacere, indebolendo la sua risolutezza, ma è la sua risposta che letteralmente la piega in due, le fa trattenere il fiato, domandandosi come sia possibile, nei pochi minuti passati in sua compagnia, che questo scrittore sia riuscito ad entrarle nel cuore e a lasciare un tale segno?

    Gli occhi di lui non abbandonano mai quelli di lei mentre parla con tono basso e pieno di emozione "Volevo spiegarti perchè sono stato attratto dalla collana...Perchè l'iscrizione sull'anello ha toccato qualcosa in me. Perchè...Quando ho notato la chiusura difettosa, non sono riuscito a fermarmi dal prenderla e portarla da un gioielliere di fiducia, che sapevo l'avrebbe trattata con grande cura...Ma è ovvio che la mia impulsività è stato un errore. Mi scuso per essere stato così invadente, per aver oltrepassato i miei confini. Non ho mai voluto ferirti, Diamond. Spero che potrai perdonarmi, un giorno".

    Lei non se lo aspetta quando lui fa un passo verso di lei, e subito dopo le sta alle spalle, le mani leggermente tremanti mentre le attacca la collana.

    Ha un odore divino, come un uomo che è appena uscito da una cascata hawaiana - fresco, pulito, naturale. Il calore del suo corpo le penetra nella schiena e le sue dita accarezzano il suo collo - incerte eppure sicure e desiderose - polpastrelli callosi sfiorano la sua pelle, quasi facendola sciogliere sul posto.

    "Non preoccuparti, non dovrai rivedermi mai più" le mormora in un orecchio mentre le sistema definitivamente la collana.

    Lei si volta - i suoi occhi scuri sono dubbiosi e incerti, cercando di capire cosa stia succedendo tra loro.

    Gli occhi di lui sono fissi sulla collana, sull'anello tra i suoi seni "Bellissima" dice in modo sensuale "Non dovresti mai toglierla. È lì che deve stare...vicino al tuo cuore" si volta velocemente e lei è attonita, la bocca spalancata, provando a comprendere come riesca a farla sentire 3 metri sopra il cielo armato solo di una intelligenza tagliente e una passione ipnotica.

    "Cas..tle" lo chiama, ma lui continua a camminare, le spalle larghe e la schiena dritta, testimonianza di come l'abbia ferito.

    "Rick" prova una seconda volta, sapendo che deve fermarlo, di sistemare in qualche modo le cose tra loro, ma la mano di Trent si avvolge attorno al suo braccio in modo possessivo, fermandola.

    "Diamond, sono io che sto pagando per il tuo tempo. Torna al nostro tavolo...Ora!".

    Non è proprio il momento di rispondere a questo idiota possessivo, quindi sbuffa "Solo un momento, Trent. Ho bisogno di un paio di minuti".

    "No, io non aspetto più" e le sue dita si stringono dolorosamente attorno al suo bicipite.

    Mentre aumenta la sua presa, può sentire già un ematoma formarsi sulla sua pelle e un leggero gridolino le esce inaspettato.

    Non vede Rick voltarsi, fissando solo l'uomo al suo fianco. Non riesce ad eliminare il tremore di paura dal suo tono quando gli dice "Lasciami".

    "Per i soldi che ti pago, mi aspetto che il tuo corpo perfetto sia accanto al mio ogni singolo secondo" la strattona per il braccio bruscamente, trascinandola con sè.

    Lei guarda alla sua sinistra, sperando di vedere Esposito arrivare in suo soccorso, ma invece si ritrova a fissare un paio di occhi ferocemente determinati e pieni di rabbia...

    Rick si posiziona di fronte a Trent, i suoi occhi blu in tempesta, sibilando a denti stretti "Ti suggerisco di fare come ha detto la signora e di lasciarla andare. Immediatamente".

    Trent ride - un suono tremendo di qualcuno che si sente superiore, qualcuno che è abituato ad avere tutto "Tu non la conosci allora, se la definisci signora...Levati dai piedi".

    "Che peccato che tua madre non abbia mai pensato di insegnarti le buone maniere" Rick fa un passo verso l'uomo, arrivandogli sotto il naso, l'atteggiamento minaccioso "E ora devi anche una scusa alla signora...Lasciala subito e chiedile scusa o non ti piaceranno le conseguenze".

    "Mi stai davvero minacciando?".

    "Prendila come meglio credi, Tre...nnt" dice Rick, allungando di proposito il suo nome come se fosse una brutta parola "Ma ad ogni modo, la lasci adesso".

    "Chi diavolo credi di essere?".

    Lei non può più rimanere in silenzio mentre questo scrittore, che di certo si merita il premio Casanova del decennio, è anche un vero signore in ogni senso e la sua unica debolezza con gli uomini è un uomo elegante con il complesso da eroe.

    E Richard Castle rientra perfettamente in quella categoria.

    Lo sdegno le viene naturale mentre si rivolge a Trent, allontanando bruscamente il suo braccio "Lui è il galantuomo con cui andrò via di qui...Il nostro appuntamento è concluso. Vai a trovare Mister Ryan e digli che ti ho detto che puoi avere un totale risarcimento" i suoi occhi si addolciscono quando guarda Castle, il tono di nuovo normale "Rick, mi porti via da qui?".

    Spera che lui capisca quanto sia grata di averlo come salvatore da quello stronzo, quanto significherebbe passare il resto della serata in sua compagnia.

    Il cuore le batte all'impazzata e poi si ferma alla sua risposta.

    "Sì, ne sarei onorato".

    Con un sospiro sollevato, gli afferra un braccio e poi l'impensabile accade...

    Trent ruggisce "Non decidi tu quando il nostro appuntamento è finito" e la sua viscida mano si avvolge attorno al suo collo, stringendolo leggermente "Io decido".

    Lei annaspa prima che il gomito sinistro di Rick si scontri contro le costole di Trent, mozzandogli il fiato. Castle gli è di fronte in un secondo, la mano chiusa a pugno e poi lo colpisce con un gancio destro micidiale, proprio sul naso.

    Lei sorride trionfalmente quando il rumore di ossa rotte rimbomba nella sala e il sangue inizia a scorrere sul suo viso, facendolo barcollare.

    Il suo sempre fedele bodyguard afferra Trent prima che possa cadere e gli blocca i polsi, piegandogli dolorosamente il braccio dietro la schiena.

    "Scusate se sono arrivato in ritardo" dice gioiosamente Esposito, ghignando quando Trent geme di dolore "Tutto ok, Diamond?"

    "Sì, un po' scossa, ma sto bene grazie a Writer-Boy, qui" lo guarda quasi timidamente e wow, non si era davvero aspettata di vederlo entrare in modalità 'Principe azzurro', pronto a difenderla ad ogni costo.

    Esposito sembra meravigliato mentre osserva Castle "Non avrei mai pensato di dovertelo dire, ma hai un buon braccio, fratello...Per essere uno scrittore".

    Rick ridacchia come se fosse amico di vecchia data di Espo "Grazie per il complimento".

    "Davvero, grazie".

    "Nessun problema. E' stato un piacere" i suoi occhi accarezzano apertamente il viso di lei, tracciando la sua guancia, ricadendo sul collo - cercando qualsiasi segno lasciato dall'uomo.

    'Cazzo', i suoi occhi si riempiono di chiaro desiderio e il suo tono basso promette tante deliziose nottate..."Spero che mi permetterà di occuparmi di lei in futuro".

    Trent spezza quell'atmosfera quando dice sarcasticamente "Sarò felice di darti dei consigli per domare questa gatta selvaggia".

    "Sta zitto" minaccia Esposito "O lo farò io...Diamond, vuoi che denunci questo stronzo?".

    "No" lei sposta gli occhi riluttantemente da Rick "Assicurati solo che venga accompagnato fuori e messo direttamente su un taxi. Dirò a Ryan di risarcirlo totalmente a condizione che non provi mai più a ricontattarmi".

    "Sentito, idiota? Se cerchi di nuovo Diamond, mi assicurerò personalmente di denunciarti e di mandarti in cella. Capito?".

    Trent mormora qualcosa di affermativo mentre Esposito quasi lo trascina verso l'uscita. Il volto di lui si contorce di umiliazione e gelosia mentre la guarda un'ultima volta e lei sa, prima ancora che lui possa aprire bocca, che dirà qualcosa di tremendo.

    "È merce danneggiata. Goditi i miei rimasugli, se puoi".

    Lei si irrigidisce accanto a Castle, e sì, forse era vero, ma a volte il dolore emotivo fa più male di quello fisico. Sfortunatamente, quella è una di quelle volte. Con sguardo basso, cercando di nascondere a tutti le sue lacrime, mormora "Ti prego, portami via di qui".

    "Ti porto ovunque tu voglia" e quando le afferra la mano, accade qualcosa che non accadeva da oltre 2 lunghi anni...Una piccola scintilla di vita si accende nel suo stomaco, facendole sognare di uno scrittore che lascia messaggi sensuali sulla sua pelle, una indescrivibile frizione focosa, una incredibile soddisfazione sotto le sue mani - una sensazione che non credeva di desiderare così tanto fino a che questo scrittore non si è lanciato come una palla di cannone infuocata nella sua vita.


    Continua...
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    CITAZIONE (Blodwen @ 31/10/2017, 12:19)
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    CITAZIONE (tibi86 @ 31/10/2017, 15:32)
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    CITAZIONE (panda‚ @ 31/10/2017, 15:52) 
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    CITAZIONE (Petrichor~ @ 30/10/2017, 23:42) 
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    Capitolo 18 (I parte)



    Kate è a casa, le mani sui fianchi e il labbro inferiore tra i denti. Un borsone aperto ai piedi mentre arriccia le dita, attenta a evitare che le unghie appena dipinte striscino sul pavimento. La punta della sua treccia le sfiora il collo mentre ondeggia.

    Al diavolo.

    Ritornando in camera, apre il primo cassetto e infila una mano, superando l'intimo perfettamente piegato e alcune calze finchè non sente della seta. Con due dita, tira fuori il baby-doll, la stoffa rosa pallido che quasi brilla alla luce del sole. Da un lato pende un cartellino con sopra un prezzo esorbitante per il suo solito.Tira il cartellino e lo taglia con i denti, buttandolo nel cestino accanto al letto.

    Rifiutandosi di pensare alle implicazioni di portare un tale capo comprato da sua madre per lei durante la sua prima fuga d'amore con il suo fidanzato, Kate piega il capo e le mutandine abbinate e li infila nel fondo del borsone, sotto un paio di gonne. Prende la borsetta con i trucchi e il necessario da bagno e lo poggia sopra, chiudendo la zip con un piccolo cenno di assenso.

    La porta di casa si apre proprio quando la stampante finisce di stampare i due biglietti del treno. Kate chiude il browser e spegne il desktop. Rick la prende sempre in giro per la sua capacità di spegnere completamente tutti gli arnesi elettronici quando ha terminato di usarli, rifiutandosi di sentire le sue scuse sulle bollette della luce e sullo spreco.

    "Hey" dice lui, posando il mazzo delle nuove chiavi di casa di lei e del palazzo nella tasca dei pantaloni. Un trolley più grande di qualsiasi trolley per soli 3 giorni di vacanza accanto la porta, il portatile di sopra "Pronta?".

    Lei prende i fogli dal tavolo e glieli fa vedere prima di piegarli in tre e metterli nella tasca della borsa "Sì".

    Rick la incontra nel mezzo del soggiorno, le stringe la maglia mentre le accarezza i fianchi. Le sorride, quello sguardo che lo fa sembrare un 12enne al suo primo appuntamento, il cuore le perde un battito. Gli stringe i gomiti mentre lui fa oscillare lievemente entrambi.

    "Sono davvero emozionato" mormora lui, il suo tono basso le fa rivoltare lo stomaco.

    "Sei solo emozionato per il treno".

    "Non è vero".

    Kate alza un sopracciglio.

    "Ok, sì, la parte del treno mi dà un certo..." alza le sopracciglia e lei non può non ridere "Formicolio, ma sono davvero emozionato di passare del tempo con te".

    "Passi tanto tempo con me" risponde lei e lui sospira, imbronciandosi, facendole venire voglia di mordergli il labbro inferiore.

    "Non così. Così è speciale".

    "Davvero?".

    Lui annuisce, gli occhi luccicanti "Sì".

    Lei abbassa lo sguardo e Rick ride, le dita che scivolano fino alla parte bassa della sua schiena. Kate si avvicina di più a lui, permette al suo corpo di supportare il proprio, poggiando la testa sulla sua spalla sinistra. Rick continua a far ondeggiare entrambi, mormorando piano, e lei chiude gli occhi. L'odore speziato e caldo del suo profumo le ricorda una zucca e un caminetto scoppiettante, l'aria pungente dell'autunno sulle guance.

    "Dovremmo ritornare" mormora lei, il colletto della sua camicia che strofina contro il suo labbro "In primavera".

    Lui ride, scuotendola "Non dovremmo prima terminare il nostro primo viaggio prima di iniziare a programmare il secondo? Potrebbe non piacerti".

    "Non è possibile".

    "Potrei non piacerti io" mormora lui e Kate ride, spostandosi per guardarlo negli occhi.

    Alzandosi sulle punte, si abbandona al desiderio di baciarlo lentamente. Lui stringe le mani a pugno e le si avvicina, gemendo. Le mani di lei scivolano sulle sue braccia e gli afferra le spalle, spingendosi più vicina, le lingue che si incontrano.

    "Anche questo non è possibile" dice Kate quando si spostano, le dita a giocare con i suoi capelli.

    Rick si abbassa di nuovo, baciandola dolcemente, quasi uno sfiorarsi di labbra "Buono a sapersi" mormora, alzandole lentamente la maglia per sentire la sua pelle. A lei viene la pelle d'oca e trema quando il suo pollice le strofina la pelle sopra l'orlo della gonna "A che ora è il treno?".

    "Alle undici" dice lei, quasi senza forze "Dobbiamo arrivare alla stazione alle dieci".

    "Quindi non abbiamo molto tempo per..." indica il letto e lei ride.

    "Se c'è una cosa che abbiamo dimostrato là sopra, Rick...".

    "Solo una?".

    "E' che abbiamo reso il prenderci il nostro tempo un'arte".

    "Lo dici come se fosse una brutta cosa".

    Mandando gli occhi al cielo, Kate fa un passo indietro, dividendosi da lui. Inizia a raccogliere le borse, il corpo ancora formicolante per la vicinanza di lui "Non lo è" dice, mettendosi la borsa in spalla "Di solito. Ma quando abbiamo un treno da prendere o i biglietti per il cinema...".

    "Hai già detto che non volevi vedere il sequel di "Indipendence Day"" la interrompe Rick, prendendole di mano una borsa e mettendosela in spalla.

    "No, ma volevo vedere "Ghostbusters"".

    "Dice la donna che si è testardamente rifiutata di credere anche sola ad una delle mie esperienze paranormali".

    Ridendo, Kate apre la porta, spingendola con la spalla quando si blocca. Fa cenno a Rick di uscire e spegne le luci, sorridendo quando gira la chiave. Quel weekend sarebbe stato fantastico. Poteva anche desiderare di sentirlo dire a lei, ma lei non sente il bisogno di farlo.

    Loro due insieme, c'è altro di più perfetto?

    "Dimenticarti che hai bevuto il resto del latte e poi accusarlo per uno strano movimento che credi di aver visto non è una esperienza paranormale, Rick" dice lei, seguendolo alle scale "E' solo la tua immaginazione".

    "A te piace al mia immaginazione e lo sai" le risponde da oltre una spalla, aprendo il portone. Lo tiene aperto per lei, prendendole un polso quando gli passa davanti. Fa scivolare la mano fino alla sua, intrecciando le loro dita, e Kate si appoggia al suo fianco, una bolla di calore le esplode nel petto.

    "E' vero" dice lei, baciandogli un bicipite "E' una delle mie cose preferite riguardo la tua persona".

    "Oh, davvero?".

    Lei annuisce e lui scuote le loro mani unite.

    "Dimmi le altre" la incoraggia Rick, dirigendosi verso la metro.

    "Nah" risponde lei, arricciando il naso mentre lui si imbroncia di nuovo "Non voglio rischiare di gonfiare troppo il tuo ego. Ma io am---" Kate si blocca a quella parola. Non è ancora il momento "Io...ammiro come non hai mai paura di essere te stesso, specialmente con me. Non fingi mai di essere qualcosa che non sei solo per farti apprezzare" alzandosi sulle punte, gli bacia una guancia "Grazie per essere reale" mormora e lui annuisce "Ora andiamo" Kate lo tira per la mano, entrando in metro "Prima arriviamo, prima possiamo vedere se riuscirai a convincermi a un po' di coccole".

    "Non ci credo" dice lui e Kate manda gli occhi al cielo "E, sai, uno di questi giorni mi aspetto che sia tu a dovermi convincere per un po' di coccole. Solo per essere pari".

    "Oh, ho dei progetti in testa, Mr. Rodgers" risponde Kate, guardandolo, ghignando quasi come un predatore "E ognuno di questi comprende i nostri vestiti a terra".




    La lente della sua D90 si poggia contro la finestra, clicca selvaggiamente mentre costeggiano uno sconfinato terreno per il pascolo, l'erba così verde da sembrare quasi finta. Uno stormo di uccelli vola da un albero e Kate angola la macchina in sù, provando a catturare il furioso volteggiare e sbattere di ali. Sa, anche senza controllare, che nessuno degli animali sarà niente più che una immagine sfocata, ma non importa. Non quel giorno. Il sole spunta dalla punta di un promontorio e lei esita, le dita sul bottone mentre sospira.

    Bellissimo.

    Le dita poggiate sul suo ginocchio si flettono e anche le sue, scattando un'ultima foto del panorama. Abbassando la macchina, Kate si risistema sul sedile. Appoggia la testa contro il tessuto rosso, osservando l'uomo mezzo addormentato accanto a sè. Proprio come un bambino, l'emozione di quella mattina gli aveva prosciugato tutta l'energia, il suo corpo pesante e caldo contro il proprio fianco.

    "Non dovevi fermarti per me" mormora Rick. Indica col mento verso il finestrino, la mano in grembo si alza per indicare fuori "Continua a scattare".

    "Ho portato solo una memory card extra" dice Kate "Non voglio sprecare tutto ora".

    Rick le sorride ad occhi chiusi, intorno agli occhi delle piccole rughe "Ottimo piano" mormora "Sei così sveglia".

    Lei ride "Dormi?".

    Lui annuisce "I treni mi fanno venire sonno" la mano sulla gamba di lei si alza e lei trema, la pelle d'oca sulle braccia. Rick fa il gesto di un pendolo in aria "Tutto questo ondeggiare".

    Kate annuisce e lui riabbassa la mano, le dita che si stendono naturalmente sulla sua coscia. Poggiandosi su un fianco, Rick si avvicina a lei, la testa poggiata contro la sua spalla. Il suo respiro le accarezza il petto, facendole venire le farfalle nello stomaco. Lei prende un profondo respiro e guarda di nuovo fuori, il petto pieno di calore.

    Un russare basso e dolce gli fuoriesce dalle labbra mezz'ora dopo. Mormora qualcosa nel sonno - un'abitudine che lei ha osservato tantissime volte anche se lui nega - e si acciglia.

    Incapace di resistere a quella tentazione, Katie prende la macchina dal petto, attenta a non svegliarlo, e punta verso il finestrino, provando a cogliere il riflesso del suo viso sul vetro. Clicca e abbassa la macchina, incorniciando un'istantanea della mano di lui sulla sua gamba, il pollice premuto contro il ginocchio e le sue lunghe dita piegate protettivamente attorno alla sua coscia.

    "Perchè hai questa ossessione di me mentre dormo?".

    Lei sobbalza e Rick ridacchia, asciugandosi la bocca mentre si siede. Ruota la testa a destra e a sinistra, grugnendo quando sente alcune vertebre schioccare.

    "E' il solo momento in cui riesco a trovarti con la bocca chiusa" scherza Kate, gli occhi fissi sul piccolo pezzo di pelle esposto sul suo addome mentre si stiracchia "In più" fa spallucce "Sei carino".

    "Lo sapevo. Ti piaccio solo perchè sono grezzamente affascinante".

    "Già. Mi hai beccata" alza la Nikon e gliela mostra "Sto con te solo per l'arte. La macchina ti adora".

    "La macchina, huh?" alza un sopracciglio e lei deglutisce.

    "Beh, voglio dire...".

    Le ruote del treno stridono mentre rallenta. Dall'altoparlante si sente una voce annunciare la loro fermata mentre il resto dei passeggeri riprende vita, prendendo le borse e riunendo i bambini.

    "Andiamo, Kate" Rick le sorride mentre si alza, gli occhiali da sole appesi alla camicia e gli occhi blu brillanti "Iniziamo la nostra avventura".


    Continua...
  5. .

    Capitolo 5



    Appena Rick esce dall'hotel, porta la collana di Diamond da un gioielliere di fiducia e chiede al proprietario di supervisionare la riparazione del moschettone difettoso.

    "Per favore, stai attento con questa collana, è molto delicata. Mi piacerebbe sostituire la chiusura e ripulire l'anello".

    Il tono della sua voce deve averlo tradito, perchè Rahjid chiede "Ah, Mizter Castle, ha a cuore questa signora, huh?".

    'Ho a cuore di portarmela a letto', ma il suo cuore improvvisamente si stringe al pensiero, tradendo il fatto che potrebbe non essere solo rapporto fisico con lei.

    "È così ovvio?" ridacchia "Sì, è una donna speciale e ci sarà una buona mancia se potrò venire a riprenderla domani".

    "Non è problema. Solo il meglio per te".

    "Grazie di cuore, Rahjid".

    Ci vogliono meno di 24 ore per il suo pappone per rintracciarlo, arrabbiato per aver ficcanasato nella stanza di Diamond e aver preso un suo effetto personale.

    "Mister Ryan, la prego, accetti le mie scuse. Diamond è quasi scappata da quella stanza e io non ho nemmeno avuto l'occasione di dirle che avevo notato la chiusura difettosa della sua collana...L'ho cercata all'ingresso dell'hotel ma, come lei già sa, era subito andata via dopo il nostro incontro" si ferma, lascia che le parole facciano centro, sperando di non essere scoperto.

    "Ho visto un sacco di vari giochetti per provare ad avere l'attenzione di Diamond, ma questa è una nuova bassezza...Ho piacere a dirle che è andata male...Mi porti la sua collana nelle prossime 2 ore o la denuncio per furto".

    Sapeva che sarebbe potuta andare in questo modo, diavolo, se lo aspettava, ma non avrebbe permesso ad un irlandese protettivo o ad un bodyguard bulldozer di fermarlo dal rivederla.

    "Sappiamo entrambi che una denuncia non servirà a nulla, avendo il sindaco tra i miei più cari amici. Stia sicuro che riavrà la sua collana. La riparazione sarà completa tra 3 giorni, quindi sarò felice di riportargliela questo venerdì. Mi starà bene qualsiasi orario che lei richiederà".

    "Lei non la rivedrà" sottolinea Ryan "Può portarla direttamente a me. Questa settimana, sarò al Ritz Carlton. Può lasciarla all'ingresso".

    "Se lei rivuole il suo gioiello, la mia unica condizione è che mi incontri di presenza" dice con tono serio "Non è negoziabile questo...Se preferisce, può darmi un prezzo al valore della collana e dell'anello. Pagherò qualsiasi cifra necessaria" Rick incrocia le dita nella speranza che il valore sentimentale del gioiello sia più alto di quello monetario.

    "Realizza che sta giocando col fuoco?".

    'Oh direi di sì...La fiamma più bella che spero possa bruciarmi'.

    Ryan continua "E lasci che l'avvisi, lei non vuole davvero giocare con questo tipo di fuoco. Ho visto tanti uomini bruciarsi irrimediabilmente".

    "Non ne dubito, ma voglio rischiare...Se prometto di non seccare più lei o Diamond in futuro, le darà il mio messaggio?".

    "Mi ha messo in una posizione precaria e io odio essere manipolato, ma odio ancora di più vedere Diamond in questa posizione".

    La risata di Castle è sincera e alleggerisce l'atmosfera "Non penso che alcun uomo possa essere manipolato da lei. Da quel poco che l'ho conosciuta, trasuda una rara sicurezza che non ho mai visto prima d'ora. E' incredibilmente bella, effervescente e intelligente. Di certo è più unica che rara".

    "Non potrei essere più d'accordo...Sembra che anche lei sia caduto sotto il suo incantesimo".

    "Diciamo di sì" risponde Rick, pensando a come vorrebbe che quell''incantesimo' lo avvolgesse e lo portasse con sè, lo torturasse fino a non poter ricordare più nemmeno il proprio nome.

    Ryan ride "Se posso non sentire più la sua voce di nuovo, metterò una buona parola".

    'Beh, un punto per il simpatioc pappone'.

    "Ne stia certo, io mantengo la parola data. Sono sicuro che il sindaco Weldon gliel'abbia detto, o non avrei mai avuto un incontro con lei".

    "È vero. Non posso prometterle che la incontrerà, ma le passerò il suo messaggio".

    "Chiedo solo questo".

    "Chiede solo questo per sempre" dice Ryan con tono secco e poi mette giù.




    Non riesce a credere che si sia perso la sua chiamata, bloccato in una riunione terribilmente noiosa all'Hyperion.

    Mentre ascolta il suo messaggio vocale, sente il suo tono arrabbiato, il cuore che gli trema insieme ad altre parti del corpo...

    'Come può sembrare anche più sexy con un pizzico di maliziosità in voce?'

    È dura, veloce e arriva subito al dunque, gli dice che sarà all'Asiate Restaurant all'Hotel Mandarin Oriental questo venerdì, tra le 18:00 e le 20:00.

    "Puoi venire quando vuoi per quelle ora, ma ti faccio sapere subito che starò lavorando".

    È facile interpretare l'enfasi sulla parola "lavoro", proverà a farlo impazzire mentre ammalia un altro uomo di fronte a lui, 'Dannata seduttrice'.

    E poi lei conclude con "Potrò dedicarti solo un paio di minuti".

    'Io ho bisogno solo di un paio di minuti se tutto va secondo i piani', ma lo stomaco è chiuso per il nervosismo, sapendo che dovrà usare ogni trucchetto nel suo libro da Casanova per provare ad impressionarla, e anche allora, potrebbe apparire piccolo ai suoi occhi.

    Non crede di essere mai stato così teso per una donna, o di aver dovuto lavorare tanto per avere l'attenzione di una donna.

    E ancora peggio, deve continuare a zittire la nozione che la posta in gioco non è mai stata così alta per la sua felicità personale.




    Non ha bisogno di vedere i suoi occhi dorati e bellissimi rivolti verso di lui per sapere che è vicina, non ha bisogno di vedere i suoi lunghi capelli scuri raccolti in una treccia elegante, le sue gote arrossate come una modella, non ha bisogno di vedere quelle immense gambe che gli ricordano quelle di Bar Rafaeli - deve solo sentire la sua gioiosa risata e i suoi occhi la trovano subito nel ristorante pieno.

    Le è quasi di fronte, gli occhi luminosi mentre ride a qualcosa detta dal suo accompagnatore.

    È una visione nella seta bianca del suo vestito, la scollatura profonda che accenna alla visione dei suoi deliziosi seni. Con i capelli tirati su, il suo viso è più pronunciato, la linea perfetta del collo ben visibile, invitandolo ad affondare i denti nella pelle cremosa.

    Dopo un paio di momenti a fissare quella beata bellezza, sex appeal che trasuda dalla sua pelle ad ogni battito delle ciglia e movimento delle sue labbra - il sangue gli va verso sud nel corpo, imbarazzandolo in breve tempo. Dubita che la sua reazione a lei migliorerà col tempo - dubita che ne avrà mai abbastanza di lei - può immaginarsi migliaia di momenti diversi dove entrambi potrebbero tremare di desiderio.

    È come se una nuvola magnetica si fosse posata sulla sala e veloci e inspiegabili fili di corrente li avessero avvolti, e gli occhi di lei finiscono su di lui. Le sue orbite marroni riflettono qualcosa di mistico, eccitante, e una scarica di desiderio gli pulsa nelle vene quando lei si alza dalla sedia.

    Gli si avvicina decisa, un'allettante forma femminile, il lungo vestito che le arriva fino alle caviglie, adornate con dei cazzo di tacchi vertiginosi di Jimmy Choo. Il suo corpo da sirena lo chiama, e lui si lecca le labbra, desiderando solo di poterla trascinare in una sala deserta, anche un ripostiglio per i cappotti, ovunque pur di stare da soli e potersi beare delle sue curve...

    Gli occhi di lei sono fiammeggianti e i passi sono lunghi e, diavolo, non indossa il reggiseno, i suoi capezzoli chiamano il suo nome ad ogni passo più vicino.

    Tutto di lei urla che è furiosa con lui; può pratiamente vedere il fumo uscirle dal corpo mentre avanza.

    'Come dirigo la sua giusta rabbia verso la camera da letto?', pensa lui prima che lei gli sia di fronte, le guance rosse, le labbra strette, il suo glorioso petto che si muove a ritmo del respiro affannato.

    'Dimenticati del bodyguard, non sopravviverai a lei', si dice, sorridendole a mo' di 'Sono-semplicemente-un-adorabile-orsacchiotto-sotto-la-maschera-da-Casanova'.

    "Diamond, un piacere rivederti" la accoglie calorosamente, ammaliante ed affascinante ma, prima che possa continuare, lei lo interrompe.

    "Non dire un'altra parola".

    Il suo tono glaciale lo fa sobbalzare, preoccupandosi di non riuscire ad essere abbastanza brillante o affascinante da uscire da quel buco in cui si era cacciato da solo.

    Gli porge una mano, parlando bruscamente "La mia collana, per favore".

    Lui prende la collana dalla tasca, il pollice che accarezza l'anello antico, e con occhi dispiaciuti dice "Posso avere 5 minuti? Possiamo sederci così da poterti spiegare una cosa?".

    "Farti spiegare perchè sei un tale stronzo? Farti spiegare come rubi gioielli ad ignare donne? Farti spiegare perchè ti sei sentito giustificato nel prendere qualcosa di inestimabile per me - solo per avere un pretesto per rivedermi?" lo guarda fisso in volto, sdegno ben visibile nel suo sguardo "No, grazie. Ho già sentito tutto molte volte. Il nostro rapporto si conclude qui, Mister Castle".

    I suoi occhi blu brillano alle sue crude parole, un forte dolore si sprigiona nelle sue vene, finendogli nel cuore.

    'Mi vede davvero solo come un bastardo?'.

    I suoi occhi sono fissi in quelli di lei mentre dice, con tono basso e pieno di emozione "Volevo spiegarti perchè sono stato attratto dalla collana...Perchè l'iscrizione sull'anello ha toccato qualcosa in me. Perchè...Quando ho notato la chiusura difettosa, non sono riuscito a fermarmi dal prenderla e portarla da un gioielliere di fiducia, che sapevo l'avrebbe trattata con grande cura...Ma è ovvio che la mia impulsività è stato un errore. Mi scuso per essere stato così invadente, per aver oltrepassato i miei confini. Non ho mai voluto ferirti, Diamond. Spero che potrai perdonarmi, un giorno".

    Senza rendersene conto, le si avvicina, le mani che formicolano per poter toccare la sua pelle perfetta almeno una volta, sperando di ricordare per sempre quel ricordo sensoriale e ritornargli in mente nelle notti solitarie.

    Il momento dopo si trova alle sue spalle, assaporando il suo profumo di vaniglia e ciliegie, odiando come quel sapore avrebbe riempito i suoi sogni per molti mesi a venire.

    Le mani gli tremano leggermente mentre assicura la collana attorno al suo collo, le dita che sfiorano la pelle delicata. Si ferma mentre un indescrivibile desiderio lo assale di baciarle il collo, assaggiare la dolcezza nascosta lì.

    "Non preoccuparti, non dovrai rivedermi mai più" le mormora in un orecchio come una dolorosa carezza mentre le sistema la collana.

    Lei si gira - i suoi occhi marroni spalancati, dubbiosi, ma lui si perde tutto quello perchè fissa l'anello accoccolato tra i suoi seni.

    "Bellissima" dice in modo sensuale "Non dovresti mai toglierla. È lì che deve stare...vicino al tuo cuore".

    Si gira da lei, determinato ad allontanarsi il più possibile dalla sua figura perfetta e da quelle brutali labbra che sanno come distruggere un uomo.

    "Cast...le" lo chiama ma lui continua a camminare, volendo raggiungere il bar e abbandonarsi ad una potente bottiglia di whiskey.

    Non è il secondo tentativo di lei a raggiungerlo che lo ferma, ma la voce profonda e rabbiosa di un uomo.

    "Diamond, sono io che sto pagando per il tuo tempo. Torna al nostro tavolo...Ora!".

    "Solo un momento, Trent. Ho bisogno di un paio di minuti".

    "No, io non aspetto più".

    Lei emette un suono che lui non si sarebbe mai aspettato di sentire - un suono che gli fa venire la pelle d'oca e lo immobilizza.

    Il suo urletto di paura gli fa gelare il sangue, lo fa girare verso di lei, pronto ad intervenire e a difenderla in un attimo.

    Un uomo sui 50 anni, grosso, con freddi occhi marroni, con addosso un Armani come se fosse una seconda pelle, ha una mano stretta attorno al braccio di lei.

    Gli occhi di lei sono spalancati, sorpresi, come un cervo dinanzi a dei fari di un'auto e la voce è tratteggiata da un pizzico di paura "Lasciami".

    "Per i soldi che ti pago, mi aspetto che il tuo corpo perfetto sia accanto al mio ogni singolo secondo" le strattona il braccio bruscamente, quasi trascinandola con sè.

    Rick vede rosso - un forte e tremendo colore e, in un battito di ciglia, si posiziona di fronte all'uomo, i suoi occhi blu scuriti, quasi mormorando "Ti suggerisco di fare come ha detto la signora e di lasciarla andare. Immediatamente".

    L'uomo ride - un suono orribile da parte di qualcuno che si sente superiore, qualcuno che è abituato ad agire così "Tu non la conosci allora, se la definisci signora...Levati dai piedi".

    "Che peccato che tua madre non abbia mai pensato di insegnarti le buone maniere" Rick fa un passo verso l'uomo, arrivandogli sotto il naso, l'atteggiamento minaccioso "E ora devi anche una scusa alla signora...Lasciala subito e chiedile scusa o non ti piaceranno le conseguenze".

    "Mi stai davvero minacciando?".

    "Prendila come meglio credi, Tre...nnt" dice Rick, allungando di proposito il suo nome come se fosse una brutta parola "Ma ad ogni modo, la lasci adesso".

    "Chi diavolo credi di essere?".

    Diamond ha lo sguardo innervosito mentre si rivolge all'uomo, spostando bruscamente il braccio dalla sua presa "Lui è il galantuomo con cui andrò via di qui. Il nostro appuntamento è concluso. Vai a trovare Mister Ryan e digli che ti ho detto che puoi avere un totale risarcimento" gli occhi di lei si addolciscono quando guarda Castle, il tono di nuovo normale "Rick, mi porti via da qui?".

    Lo sta guardando con quei meravigliosi occhi espressivi, pieni di gratitudine e qualcos'altro che lui spera di svelare prima della fine della serata.

    "Sì, ne sarei onorato" con la coda dell'occhio, nota Esposito avvicinarsi velocemente.

    Proprio quando Diamond stringe il braccio di Castle, Trent ruggisce "Non decidi tu quando il nostro appuntamento è finito" la sua mano si avvolge attorno al collo di lei, stringendolo leggermente "Io decido".

    La risposta di Rick è immediata. Il suo gomito sinistro si scontra con le costole di Trent, mozzandogli il fiato. Gli è di fronte in un secondo, il pugno chiuso e poi lo colpisce con forza in faccia, sul naso.

    Il rumore di ossa rotte riempie l'aria e l'uomo inizia a sanguinare mentre barcolla all'indietro. Esposito lo afferra prima che possa cadere e gli blocca entrambi i polsi, piegandone uno dolorosamente dietro la schiena.

    "Scusate se sono arrivato in ritardo" dice gioiosamente Esposito, quasi ridendo quando Trent geme di dolore "Tutto ok, Diamond?"

    "Sì, un po' scossa, ma sto bene grazie a Writer-Boy, qui".

    Esposito sembra meravigliato mentre osserva Castle "Non avrei mai pensato di dovertelo dire, ma hai un buon braccio, fratello...Per essere uno scrittore".

    Il suo accento sembra quasi che stia enunciando la cosa più disgustosa del mondo, e Rick ride "Grazie per il complimento".

    "Davvero, grazie".

    "Nessun problema. E' stato un piacere" i suoi occhi accarezzano apertamente il viso di Diamond, tracciando la sua guancia, ricadendo sul collo - cercando qualsiasi segno lasciato dall'uomo. I suoi occhi si riempiono di desiderio e di una silenziosa promessa per un sicuro futuro se lei sarà disponibile a dargli una chance "Spero che mi permetterà di occuparmi di lei in futuro".

    'Occuparmi di ogni suo intimo e delizioso desiderio'.

    "Sarò felice di darti dei consigli per domare questa gatta selvaggia" risponde sarcasticamente Trent.

    "Sta zitto" minaccia Esposito "O lo farò io...Diamond, vuoi che denunci questo stronzo?".

    "No" lei sposta gli occhi riluttantemente da Rick "Assicurati solo che venga accompagnato fuori e messo direttamente su un taxi. Dirò a Ryan di risarcirlo totalmente a condizione che non provi mai più a ricontattarmi".

    "Sentito, idiota? Se cerchi di nuovo Diamond, mi assicurerò personalmente di denunciarti e di mandarti in cella. Capito?".

    Trent mormora qualcosa di affermativo mentre Esposito quasi lo trascina verso l'uscita, ma non prima che lui dica un'ultima cosa deliberatamente offensiva, e Castle deve farsi violenza per fermarsi dal lanciarsi su di lui e continuare a picchiarlo.

    "È merce danneggiata. Goditi i miei rimasugli, se puoi".

    È chiaro che le sue parole colpiscono Diamond perchè la sente immobilizzarsi, il corpo rigido, gli occhi bassi "Ti prego, portami via di qui".

    "Ti porto ovunque tu voglia" e le afferra la mano, il palmo caldo che quasi crea delle fiamme di desiderio nel corpo di lui.

    Mentre la porta fuori, osserva la sua camminata piena di grazia, l'aura di pura bellezza che la circonda - sia dentro che fuori - e sente una innegabile connessione con lei.

    E per la prima volta nella sua vita, Richard Castle si gode la possibilità di aver forse trovato la sua metà.


    Continua...
  6. .

    Capitolo 4



    Le parole dovevano colpire e bruciare, sperando di scoraggiare le sue avance, ma è sorpresa dalla sua reazione - lo sguardo addolorato e triste nei suoi occhi, l'aria di un uomo ferito.

    Ha innegabilmente procurato una botta nella sua armatura da Casanova, domandandosi come si senta davvero ad essere la causa di quel dolore, ma non volendo analizzare troppo i suoi sentimenti.

    Lui rimane in silenzio per un momento e poi replica "E se posso permettermi, le voci sulla sua bellezza sono fortemente modeste".

    "Grazie" sospira lei, onestamente intrigata dalla profondità nascosta di quell'uomo, non solo quell'egoista Don Giovanni che i tabloid descrivono.

    Castle dice, con genuino rimorso "Sembra che debba darle un bel po' di scuse oggi" i suoi occhi blu si fondono senza sforzo con i suoi, riflettendo pentimento "Io, in alcun modo o forma, volevo offenderla, Diamond...Per favore, perdoni la mia sfacciataggine e attribuiamo il tutto al mio essere uno stupido, stereotipo e virile uomo".

    'Già, è ora confermato. E' al 100% più sexy quando è in colpa'.

    Lei annuisce, non riuscendo a non sorridere "Non avrei potuto esprimermi meglio...Sei di certo uno stupido, umm..." stringe le labbra, concentrandosi, notando quanto sia davvero virile "Virile uomo".

    Lo studia apertamente - i suoi giocosi e bellissimi occhi blu, le leggere rughe attorno alla bocca e quelle attorno agli occhi, rivelando ore passate a ridere spensieratamente - il cipiglio della sua fronte che intensifica la sua concentrazione - le sue labbra carnose destinate a far urlare ogni donna.

    "Per favore, dimmi la verità" e odia il suo tono di voce quasi di chi supplica. Gli si avvicina quasi come per sentirlo meglio e silenziosamente si gode il potere che ha su di lui quando il suo sguardo subito finisce sul proprio seno.

    Può praticamente sentire i suoi capezzoli formicolare per il suo linguaggio del corpo da 'Sono-un-maestro-per-far-godere-una-donna'.

    Mentre i secondi passano, lei si ritrova in un vortice di desiderio per lui, il peso del desiderio di lui per lei che la opprime, togliendole il fiato.

    "Fidati di me. E' la mia natura dire la verità".

    Lei manda gli occhi al cielo, incredula, domandandosi se sia davvero così garbato e totalmente cortese come si mostra, e chiede "Quante volte hai usato quella frase con le donne prima d'ora?".

    Lui sorride, gli occhi stretti e le fossette nelle guance, mostrando la gioia per quella sua domanda.

    "Solo una volta e certamente non esattamente nello stesso modo...Quando ero una matricola al college, appena legalmente capace di bere, e con appena un po' di esperienza, i miei amici mi trascinarono in un locale esclusivo dove le escort erano subito disponibili. Chiesi ad una bionda particolarmente prosperosa, sui 30 anni, se le sarebbe piaciuto vivere l'esperienza del vero piacere sotto le mani di un autore di talento, e lei si mise a ridere, dicendo che per un migliaio di dollari avrebbe insegnato a me ogni centimetro del corpo di una donna".

    "Suppongo tu abbia accettato la sua offerta?" lei spera che lui non decifri la curiosità nel suo tono mentre costringe i suoi occhi a rimanere nei suoi, rifiutandosi di cedere al desiderio di finire in parti del suo corpo che si trovano più a sud.

    "No, come ho detto, non ho mai pagato per il sesso".

    'Mmm, è una cosa immensamente e seriamente eccitante'<i>.

    Grazie a Dio c'è un rumoroso bussare alla porta che spezza il suo atteggiamento da 'Non-vedo-l'-ora-di-spogliarti-lentamente', e subito dopo si sente Esposito dire "Capo, rimangono 10 minuti".

    "Grazie" risponde lei, decidendo che è ora di detonare quella bomba atomica tra loro, mettere fine a quel flirtare divertente che la sta facendo sentire fuori controllo, non la se stessa di sempre.

    Deve senza dubbio ritornare in carreggiata.

    "Ho paura che siamo andati off-topic e io sono una donna molto impegnata".

    Il suo sguardo vaga sulle sue gambe mentre lui le accavalla. Muscoli lunghi, forti e potenti capaci, lei sa benissimo, di lavorare per lunghe notti.

    Focalizzati, Kate, focalizzati.

    Chiede quasi duramente "Hai altre domande per me?".

    "S...sì". Ma dal suo tono quasi senza fiato lei ha l'impressione che la maggior parte siano poco consone al momento, e lui non ha il fegato di porle.

    "Per quanti anni le ragazze restano in questo business?".

    "Beh, questa è una grossa variabile..." lascia cadere la frase per sottolineare meglio il significato delle sue parole "Ma non durano più di 5 anni il più delle volte" sa, dai suoi occhi socchiusi, che ha capito che non sta necessariamente alle ragazze decidere se rimanere o meno nel giro.

    "Tu cerchi attivamente nuove ragazze per unirsi al giro?".

    "No, è una posizione esclusiva e io non augurerei a nessuno..." non riesce nemmeno ad immaginare come quell'uomo sembri essere un magnete per la verità, con la sua silenziosa abilità di farla parlare per sbaglio di verità scomode - segreti che devono rimanere tali.

    Lei si acciglia mentre dibatte se mettere fine prima a quell'incontro, non volendo divulgare nulla di privato sulla sua vita, eppure, non volendo farsi indietro e dare nuove cartucce a Montgomery per accusarla di non aver fatto il suo dovere.

    "Ti va di spiegarti?" chiede lui.

    "Ad un autore? No".

    "Di certo sai come ferire un uomo".

    Lei non può non pensare a quanto lui sia semplicemente adorabile mentre lo tormenta senza remore, mormorando "E' <i>una
    delle mie specialità" sapendo che lui avrebbe naturalmente pensato che la sua migliore qualità è a letto.

    Lui non la delude quando sbatte le palpebre e si schiarisce la gola, muovendosi sul posto e facendole capire dove i suoi pensieri sono finiti.

    Si schiarisce la voce di nuovo, chiedendo "Suppongo che ci sia un certo livello di pericolo in questo lavoro, ecco perchè la presenza del bodyguard musone fuori dalla porta".

    "Corretto. Ho imparato che devo prendere certe precauzioni in questo lavoro".

    La guarda, i suoi occhi pieni di preoccupazione "Posso solo immaginare le cose terribili che ha dovuto vedere".

    "Hmm, sei molto astuto, Mister Castle...Credo sia per il tipo di lavoro che fai".

    "Ah, un insulto mascherato da complimento da parte della signora" e il suo occhiolino sfacciato le fa venire la pelle d'oca "Attenta, Diamond, o chiunque ci sia dall'altro lato della cimice posta sotto la testiera potrebbe credere che sei infatuata da me".

    Lei spalanca gli occhi per la sorpresa e ridacchia, un suono che potrebbe tradirla e fargli capire che ha ragione.

    "Non c'è alcun pericolo" scherza, non volendogli lasciare alcun terreno "Sei di certo non il mio tipo. Dimmi, c'è mai stata una donna che ti abbia rifiutato?".

    "Rifiutare questo pezzo di grezza bellezza?" si strofina le dita contro la mascella, attirando gli occhi di lei sul suo viso sbarbato "Perchè non ceni con me e ne discutiamo approfonditamente?".

    C'è un significato recondito nel suo invito al di là una semplice cena che implica morbide lenzuola di seta per una lunga notte focosa come dessert.

    "La risposta è un sonoro no" ma il cuore le corre nel petto, urlandole di rimangiarsi quelle parole, solo per una volta di cedere alla tentazione e permettergli di occuparsi di ogni suo bisogno.

    "Nemmeno un 'Non penso proprio', o 'Dovrò controllare la mia agenda', o 'Forse...se impari un po' di buone maniere'?".

    Il suo sorriso genuino e divertito, con i suoi denti bianchissimi...Spera con tutta se stessa di non cedere al pensiero 'Quest'uomo non dovrebbe girare libero per strada in mezzo alla popolazione femminile'.

    La mano di Castle va a coprire il petto all'altezza del cuore e risponde drammaticamente "E' di certo una cosa buona che non mi scoraggio facilmente, perchè tu hai un talento nel mettere gli uomini con due piedi in una scarpa".

    "Solo gli uomini che credono di essere un dono di Dio per le donne".

    "E se riuscissi a dimostrarti che quella frase è vera per me?".

    Lei apre leggermente le labbra quando le sue parole le fanno immaginare una stanza piena di petali di rosa, un caminetto acceso con grossi ceppi di legno scoppiettanti e il suo corpo gloriosamente nudo, steso accanto al proprio.

    Quegli occhi blu magici la stanno distraendo, passando sulla sua pelle come se fosse una macchina da scrivere e lui non fosse in grado di fermarsi dal digitare parole di desiderio e bellezza - usando la sua lingua come penna.

    "Sei così pieno di te, vero?".

    E poi lui fa qualcosa che lei non si sarebbe mai aspettata, qualcosa che nessun uomo aveva mai fatto prima, lasciando una indelebile traccia di sè nella sua mente, 'Piccolo bastardo'.

    Lui conclude la loro sessione in anticipo.

    "Ti ho fatto perdere abbastanza tempo" dice sinceramente "Grazie per la tua disponibilità nell'assistermi".

    Lei prova a riguadagnare terreno, dicendo "Come ho detto prima, non ho avuto molta scelta".

    "E' stato un grande piacere conoscerti, Diamond" quasi grugnisce lui, una mano stretta attorno a quella di lei, una scarica di elettricità le corre lungo il braccio.

    Lei è attonita mentre lui poggia le labbra sulla sua pelle, gli occhi sempre fissi nei suoi al contatto.

    Dentro di sè prova solo tanto caos e si rifiuta di ammettere che la sola persona responsabile di tutto ciò è proprio davanti a sè.

    "Lascerò un biglietto da visita al tuo bodyguard, solo in caso pensassi a qualcos'altro che potrebbe" si umetta le labbra maliziosamente "Aiutarmi nella mia ricerca".

    Oh Dio, dalla sua espressione da 'Non-dimenticherò-mai-il-modo-in-cui-mi-stai-guardando-in-questo-momento', e da quella sua sensuale lingua lungo il labbro, sa che quelle labbra mormoreranno il suo nome quando lui cederà ad un naturale e carnale bisogno fisico. L'uomo dinanzi a sè è puro e semplice, una tentazione sessuale su due gambe, e lei non può concedersi una tale situazione con la sua vita già fortemente complicata...Specialmente da quando il Capitano Montgomery ed Esposito hanno finalmente fatto dei progressi nel caso di sua madre.

    La donna in lei, quella che non riesce a ricordare l'ultima volta che non ha finto un orgasmo, quella che è nascosta sotto metri di terra gettata dall'omicidio di sua madre, desidera ardentemente il giorno in cui potrà fidarsi abbastanza di un uomo per donarsi completamente a lui, arrendersi volontariamente e senza esitazione, e trovare la pace che sta cercando, l'intimità fisica che agogna.

    Il cuore le mormora di dare una chance a Castle, i suoi gentili occhi blu che le suggeriscono che lui potrebbe essere la persona giusta, ma un pizzico di paura si fa largo lungo la schiena, intimorendola a morte.

    Deve ritornare in controllo della situazione e mettere fine a tutto prima ancora che incominci "Non c'è bisogno che lasci un biglietto. Il solo luogo in cui mi vedrai di nuovo sarà nei tuoi sogni" gli sorride in modo sensuale come ultimo regalo "Addio, Mister Castle. E' stato divertente conoscerti".

    Prima che lui possa rispondere, lei si alza, si gira e se ne va velocemente. Si congratula con se stessa per avere vittoriosamente lottato contro il desiderio di voltarsi e guardare per l'ultima volta il suo viso incredibilmente affascinante.

    Quando la porta della camera si chiude, si trova davanti il suo bodyguard, i suoi occhi scuri pieni di rabbia.

    "Gesù, Diamond" la rimprovera Espo "Dovevi solo calmare la sua curiosità, dargli qualche briciola, non disturbare il can che dorme...Potresti aver compromesso tutta l'operazione".

    "Lo so, lo so" si passa una mano tra i capelli, frustrata "Mi prendo tutta la responsabilità. Assicurati che il signor Castle capisca che è stata la sua prima e ultima occasione di incontrarmi. Devo parlare con Montgomery" e con ciò si avvia lungo il corridoio, volendo mettere quanta più distanza possibile da quella tentazione vivente.


    Continua...
  7. .
    :A5:
  8. .

    Capitolo 16



    La punta del dito si blocca sul tasto per scattare.

    "Andiamo" una piccola donna occhialuta dice, muovendo le dita verso il bambino che si trova in cima ad uno scivolo blu, le sue piccole manine paffute strette attorno ai bordi "Puoi farcela. Scivola verso mamma".

    Un duro e sonoro "No!" fa eco nell'aria umida di luglio e Kate deve zittire una risata. Il sole le batte sulle spalle, una leggera brezza le colpisce il retro delle cosce. Tiene la macchina pronta, attendendo il momento perfetto.

    "Devi essere coraggioso, Bryson" dice la donna, il tono pieno di incoraggiamento "Gli altri bambini e bambine vogliono giocare sullo scivolo come te. Vieni giù così che anche loro possano scendere".

    Il bambino guarda oltre la sua spalla, i suoi capelli biondi quasi brillano al sole. Due bambine attendono sul gradino dietro di lui, la loro pazienza quasi del tutto finita mentre si muovono nervosamente sui loro piedini sandalati. Bryson riguarda sua madre e Kate osserva il suo piccolo petto espandersi. Fa scivolare il dito per mettere a fuoco la macchina, attendendo.

    Con un urlo, Bryson si spinge in avanti, le braccia stese sopra la testa e i capelli che fluttuano nell'aria. La macchina scatta un paio di foto finchè il bambino non arriva a terra, quasi finendo di testa contro il petto di sua madre. Sorridendo, Kate sposta la macchina dal viso, piegando la testa di lato per vedere la donna riempire il viso del bimbo di baci schioccanti, lodandolo per essere stato un bambino coraggioso. Il cuore le fa una divertente capriola quando scatta un'ultima foto e poi rilassa i muscoli delle braccia, abbandonando la camera contro il petto.

    Girandosi sul posto, Kate riprende a camminare, i sandali che sbattono contro il cemento. Mormora un "Mi scusi" mentre si fa largo tra un gruppo di turisti solo per fermarsi poco dopo, una mano a proteggere la macchina al collo mentre un jogger la supera. Una settimana di caldo afoso era finalmente terminata il giorno prima, e sembrava come se l'intera popolazione della città fosse migrata dalle loro case verso ogni parco, fontana e giardino utilizzabile. E anche se le giornate passate nell'appartamento ben condizionato di Rick - a malapena vestiti e cibandosi di take-out - era stata la sua idea di Paradiso, anche lei è felice di essere tornata in città.

    La macchina fotografica gravita di nuovo sui suoi occhi quando fa una curva e vede Rick, le sue gambe stese e incrociate alle caviglie, un piede nudo che batte qualsiasi canzone stia canticchiando in testa. Le capriole del suo cuore aumentano mentre gli scatta una foto, tutto di quell'immagine le fa sciogliere il petto. La linea delle sue spalle mentre sta seduto contro un albero, una ciocca di capelli che gli scivola sulla fronte, lo sguardo concentrato mentre fissa il portatile che ha in grembo.

    La macchina scatta di nuovo e poi, improvvisamente, lui la guarda, un sorriso sul volto anche se le dita continuano a cliccare la tastiera.

    "Hey" dice lei, sedendosi sulla coperta accanto a lui, la banalità del suo saluto la fa arrossire anche quando si sporge e lo bacia.

    "Hey" ripete Rick quando si dividono, una mano a chiudere il portatile.

    Lo sposta accanto a sè, un angolo finisce sotto il sedere. Allargando le gambe a forma di V, Rick le indica l'area tra le sue cosce. Kate non oppone resistenza e si sistema contro di lui. I suoi muscoli immediatamente si amalgamano alla forma di lui e non può non sorridere al sospiro soddisfatto che le sfugge.

    "Comoda?".

    "Molto" replica, chiudendo gli occhi, la testa abbandonata contro la sua spalla mentre lui le bacia una tempia, perchè quel momento, lì con lui, è perfetto.

    "Fatto belle foto?".

    Lei mormora positivamente, non volendo parlare di lavoro col suo corpo così deliziosamente rilassato contro il proprio. Le mani di lui le accarezzano i fianchi, i polpastrelli scivolano tra le sue costole, incontrandosi allo stomaco per intrecciarsi.

    "Ti stai addormentando?".

    "Forse" mormora Kate mentre sbadiglia, non tentando nemmeno di nasconderlo "Qualcuno mi ha tenuta sveglia tutta la notte, ieri".

    "Davvero?". Lei può sentire il suo tono fiero e si allunga per dargli un leggero pizzicotto sul ginocchio. "Almeno è stato per divertimento?".

    "Beh" risponde lei, costringendosi a non rabbrividire quando sente le sue labbra dietro l'orecchio, dove sa che è il suo punto debole "Dipende dalla tua definizione di divertimento. La parte con i cubetti di ghiaccio e le lenzuola strette attorno alle mani e lo sfiancarmi del tutto? Quella parte è stata fantastica. Essere svegliata ogni 15 minuti da un dito sulla spalla e una nuova trama per un romanzo?" gli accarezza una coscia, sorridendo quando lui emette un urletto "Quella non è stata molto divertente".

    "Del tutto sfiancata, huh?".

    "Ovviamente, tu hai sentito solo quello".

    Il petto di lui vibra contro la sua schiena "Scusami. Ho avuto una idea e sono andato su di giri".

    Kate scuote la testa, accoccolandosi nello spazio tra il suo collo e la spalla. Il cuore di lui batte ritmicamente contro la sua schiena e lei adegua il suo respiro ai suoi battiti, respirando ogni 5 battiti.

    "Non dispiacertene. Mi piace che vuoi condividerlo con me" gira la testa e le sue ciglia sfiorano il suo collo "Sei solo fortunato che ti trovi adorabile quando sei su di giri".

    "Adorabile?" il suo tono di falso offeso la fa ridere "I cuccioli sono adorabili. I mici. Quelle caprette che svengono quando sono emozionate. Gli uomini duri non sono adorabili. Io non sono adorabile".

    "Sì" risponde lei "Lo sei. A proposito di adorabile..." prende la macchina che ha abbandonata sul petto, accendendola e posizionandola così che entrambi possano vedere "Guarda qui".

    Alza una mano per proteggere lo schermo dalla luce del sole e Rick allunga il collo, il mento premuto contro una sua guancia mentre lei scorre le varie foto. Lui ridacchia all'espressione testarda del bambino, e poi emette un leggero 'Whoop' quando Bryson scivola giù, mormorando 'Awww' quando il bambino viene coccolato dalla mamma. Il petto di Kate si scalda di nuovo e cerca di zittire tutte le parole che sente fare a cazzotti in gola.

    "Questo è davvero adorabile" concorda Rick "Che avventura che ha vissuto quell'ometto".

    "Già, lo è stata davvero. Era così emozionato quando ha salito i gradini, e poi si è spaventato quando è arrivato in cima, ma guarda..." ritorna alla foto dove Bryson è a meta della sua discesa sullo scivolo, le sue guanciotte rosa che incorniciano un enorme sorriso "Questa è pura gioia".

    Rick geme "Quel tipo di pura gioia che solo i bambini hanno".

    Kate deglutisce a vuoto di nuovo. Vuole controbattere. Spiegargli tutte le volte in cui lei si sente una bambina che fa il grande passo di lanciarsi da uno scivolo. "Già" mormora, schiarendosi la voce "Ma anche sua madre sembrava molto felice" indica la foto, zoomando sul viso sorridente della donna "Onestamente, mi sono dovuta fare violenza per non correre da loro e abbracciare quel bambino".

    Spegnendo la camera, Kate se la leva dal collo. La posa in borsa, la tracolla avvolta attorno alla coscia di Rick per prevenzione. Abbandona le mani sopra le sue, le dita che si intrecciando come un guanto, poggiate sul suo stomaco. Il pollice di lui le accarezza il vestito, spostandosi sull'ombelico, e lei si lascia sfuggire quella domanda senza nemmeno volerlo.

    "Vuoi dei figli?".

    Il petto di Rick si immobilizza, le dita di lei gli accarezzano le mani e poi i polsi. Il cuore di lui inizia a correre e lei batte il dito indice lentamente. "Non sono incinta".

    Lui sospira contro il suo orecchio e Kate ride anche se le dita di lui affondano nella pelle del suo stomaco.

    "Bene" mormora "Voglio dire, non bene come se sarebbe stata una cosa brutta, solo che è troppo presto, e noi stiamo insieme solo da un paio di mesi e..." si ferma, prendendo un profondo respiro. Il cuore inizia a rallentargli "Ma tu...un giorno...nel futuro...vuoi dei figli?".

    "Ho chiesto prima io" risponde Kate, divertendosi alla vista di quella versione del suo fidanzato impacciato e balbettante "Ma, ad essere onesti, non ci ho pensato molto. Credo che affronterò le cose quando si presenteranno" le dita tracciano linee senza senso sulla sua mano "Ma, sì, credo. Un giorno. Con la persona giusta. E tu?".

    "Beh" dice lui sospirando, e il cuore di lei si ferma "Ho già 120 bambini all'anno...".

    Una campana inizia a suonare nella testa di Kate. Annuisce, il mento che le finisce quasi contro il petto. Non proprio quello che si era aspettata, ma..."Quindi non vuoi figli tuoi?" prova a mantenere un tono neutrale ma sente la qualità strana del suo tono di voce. Fantastico.

    Labbra, morbide e calde, si premono contro una guancia e Kate chiude gli occhi, il sole che filtra da dietro le palpebre e le rende la visuale arancione. Lui muove le mani contro le sue, giocherellando con le dita. Il corpo di lei si alza e si abbassa insieme al petto di lui.

    "Non ho detto questo" dice Rick, il tono gentile e leggermente di monito "Non è mai stata una cosa su cui mi sono soffermato troppo a pensare. Ho...Non ho mai avuto nessuna con cui...Non ho mai avuto una relazione che mi abbia spinto a pensare fino a questo. O anche solo immaginarlo".

    La sensazione di vuoto allo stomaco la coglie alla sprovvista. Sono passati 2 mesi. 2 mesi è troppo presto per pensare a vestiti bianchi e scarpine da neonato. E' troppo presto per sentirsi ferita dalla sua mancanza di fiducia nel futuro...

    "Fino ad ora".

    Si gira di colpo e Rick grugnisce prchè gli dà un colpo sul naso. Kate si gira meglio finchè non sono faccia a faccia.

    "Ora?" lo dice quasi bisbigliando, senza rendersene conto. Ha appena ammesso che vede un futuro con lei, che sta pensando a...e solo dopo 2 mesi. E' presto. E' troppo presto.

    Solo...

    Lo è, vero?

    Non quando passano più ore assieme di quanto ne passino divisi. Non quando il desiderio di prendere la sua macchina e catturare ogni sua mossa, ogni sua espressione, quasi costantemente la avviluppa, se solo il mondo potesse vedere quello che lei vede ogni mattina quando apre gli occhi - l'onestà, la fiducia, l'infinito humour e l'intelligenza. Non quando lei può immaginarlo - un futuro per loro due - così perfetto.

    La velocità è relativa, particolarmente per le questioni di cuore.

    "Già. Ora" gli occhi di lui, più blu del cielo, si fissano nei suoi, una mano le accarezza lo stomaco brontolante "Sei la persona più incredibile che abbia mai incontrato, Kate. E non posso credere che tu..." lascia cadere la frase e lei smette di respirare. Rick scuote la testa e lei non può allungarsi e sistemargli quella ciocca che gli cade sempre sulla fronte "Non posso credere che tu...che tu sei con me. Che tutto questo è reale".

    Il collo le fa male per quella innaturale posizione, ma lei lo ignora. Nient'altro importa in quel momento. Il masso che ha sentito sullo stomaco dalla sua discussione con Laurent svanisce.

    Aveva ragione lui.

    Ce l'ha sempre.

    "Rick, io...".

    "Katie?".

    Sobbalzando, Kate si gira di scatto, le lacrime agli occhi quando guarda il sole. Sbatte le palpebre e improvvisamente sente il fiato venirle meno "Papà?!".

    Rick grugnisce quando lei si alza immediatamente, una mano contro il suo stomaco. Il bordo della gonna le si appiccica alle cosce e lei la sistema, tentando di rendersi presentabile. Occhiali da sole coprono gli occhi di suo padre, ma lei sa riconoscere il peso del suo sguardo.

    "Katie, cosa...".

    Le dita di lei stringono la stoffa della gonna e improvvisamente si sente di nuovo una bambina di 5 anni colta con le mani nella marmellata.

    "Che ci fai al parco?" chiese Kate, facendo una smorfia al suo tono di voce.

    "Passeggio" suo padre sposta lo sguardo su Rick e poi di nuovo su di lei "Ordini del medico. E tu che ci fai al parco?".

    "Um, stavo...sai" indica con la mano la borsa "Foto. Come va il ginocchio? Hanno stabilito una data per l'operazione?".

    "No, non ancora".

    "Oh, ok. Beh, fammi sapere quando te lo dicono così che io...".

    "Katie" sbuffa Jim, le mani sui fianchi e la testa piegata di lato "Resteremo davvero qui ad ignorare l'uomo che sta cercando valorosamente di fondersi con il tronco di quell'albero?".

    "Papà...".

    "Signor Beckett" interviene Rick, una mano poggiata sul tronco mentre si alza. Si asciuga le mani sui pantaloni corti, porgendogli subito dopo una mano "Rick Rodgers".

    "Jim Beckett".

    Lo stomaco di Kate è in tumulto mentre i due uomini si salutano. Chiudendo gli occhi, sospira, ordinando al proprio cuore di rallentare.

    "Questo è Rick..." dice Kate, il tono tremante.

    "Sì" ridacchia Jim "Me l'ha appena detto".

    "Il mio fidanzato".

    Il silenzio cala su di loro. Rick le si mette al fianco, una mano a sfiorarle la pelle. Kate gliel'afferra e gliela stringe, la tensione dei suoi muscoli si allenta di qualche grado. Le accarezza il palmo col pollice ed inspira, riempiendosi i polmoni di calda aria estiva.

    "Beh, Rick" Jim dice, togliendosi gli occhiali e appendendoseli al collo della camicia, guardando entrambi "Ti direi che è un piacere incontrarti finalmente, ma dato che non avevo idea che esistessi fino a due minuti fa, mi perdonerai se evito di dirlo".

    "Mi dispiace" offre Kate, avvicinandosi a suo padre e afferrandogli un braccio "Avrei dovuto dirtelo. E' solo tutto abbastanza nuovo".

    Non così nuovo, una vocina le risponde in testa. Non così nuovo da non farle pensare fino a poco prima che...

    Jim sorride "E' ok, Katie. Sei una donna adulta, hai diritto di mantenere la tua privacy. Ma..." dice e Kate sa cosa dirà, lo stomaco le si chiude, pronta al duro colpo "Ora che lo so, mi piacerebbe conoscere questo tuo fidanzato".

    "Sei..." Kate lo indica, cercando di sopprimere un sorriso. Accarezza il petto di Rick e sorride a suo padre "Questo è lui".

    "Ciao" dice Rick, salutandolo con la mano libera.

    "Sai cosa voglio dire" ridacchia Jim "Incontrarlo in modo appropriato. Seduti a mangiare, scoprire cosa fa per vivere, fargli il terzo grado sulle sue intenzioni".

    "Papà...".

    "Ecco" dice Jim, prendendo il cellulare dalla tasca "Fammi chiamare tua madre e vediamo quando siamo liberi".

    "No!" Kate si lancia verso di lui, prendendogli il telefono dalle mani prima ancora che possa accenderlo "No".

    "Katie!".

    Alzando le spalle, Kate sente il petto e il collo iniziare a diventarle rossi. Le dita si stringono attorno al telefono di suo padre e Rick si avvicina, il muro del suo corpo la tiene con i piedi per terra. Scuote la testa e i capelli le pizzicano le scapole nude.

    "Mamma non può saperlo" dichiara Kate, il suo tono petulante la fa sembrare davvero una ragazzina "Non puoi dirglielo".

    Suo padre alza le sopracciglia, i suoi occhi che brillano sotto il sole. Kate sospira e cerca di ricacciare indietro il senso di acido. Le dita della mano destra le formicolano, stringendosi di riflesso attorno a quella di Rick prima di lasciargliela.

    "Katherine" dice Jim, il tono che subito la riporta a quando aveva 17 anni e provava a ritornare a casa dopo il coprifuoco, un po' ubriaca.

    "Papà" un senso di vergogna la attanaglia mentre lo prega, e la mano di Rick si stringe attorno al suo fianco "Glielo dirò, lo prometto. Lo farò. Ma non ora. Ti prego".

    "Non mi piace questa cosa".

    "Lo so" concorda Kate, tentando di non sembrare più petulante "Nemmeno a me piace. Ma sai com'è, papà. Come è lei. Non sono semplicemente pronta. Non ancora".

    Le spalle di Jim si rilassano mentre scuote la testa e i muscoli del collo di Kate si rilassano, il corpo si abbandona contro il petto di Rick.

    "Ok" sospira lui "Ma solo perchè mi piace questo tuo momento apparentemente senza stress che stai vivendo con questa tregua che avete stabilito. Sarebbe bello durasse. E poi..." le fa l'occhiolino e Kate sorride "Odierei darle l'occasione di poter dire 'Te l'avevo detto'. Mi ha fatto bere spremute di cavolo per tre giorni questa settimana. Dovrà guadagnarsela la sua prossima vittoria".

    "Grazie, papà" dice Kate, avvicinandosi e abbracciandolo. Lui la stringe a sè, una mano ad accarezzarle la schiena "E lo prometto, avrai la tua occasione di fargli il terzo grado" mormora, baciandogli una guancia mentre gli infila il cellulare in tasca "Penso che ti piacerà davvero tanto. A me piace".

    Jim annuisce, la sua barba delle 5:00 che le strofina la pelle "Ne sono sicuro, Katie. Specialmente se come ti guarda è un qualche biglietto da visita".

    Le farfalle nello stomaco riprendono a volare e Kate sorride, i capelli le coprono gli occhi. Suo padre fa un passo indietro e prende gli occhiali da sole, rimettendoseli.

    "Rick, è stato...interessante incontrarti".

    "Anche per me" ridacchia Rick, stringendo di nuovo la mano di Jim "Spero che anche la prossima volta sarà ugualmente intrigante".

    Un uccellino vola dai rami di un albero sopra di loro quando suo padre ride sonoramente, e Kate sente le orecchie arrossarsi. Un jogger li fissa e oh come vorrebbe sprofondare in quell'istante.

    "Attento a cosa speri, figliolo" dice Jim ancora ridendo "La prossima volta ci sarà mia moglie. L'essere intrigante sarà l'ultimo dei tuoi pensieri".

    Kate sente distintamente Rick ingoiare a vuoto. Jim si avvicina e le bacia una guancia.

    "Non aspettare troppo, Katie" le mormora "Più aspetti, peggio sarà".

    Ha ragione. Sa che ha ragione. Ma dopo tutto - le litigate e il ficcanasare e gli incontri organizzati e lo sbattere la porta dopo ogni discussione, sentendosi un fallimento e una delusione - si merita il tempo di godersi tutto quello. Di godersi Rick senza la paura di vedere qualcuno intromettersi e avere finalmente una sana relazione con sua madre.

    Glielo dirà. Davvero.

    Un giorno.

    "Ci proverò".

    "Penso che sia il meglio che possa chiedere" dice Jim "Ti voglio bene, piccolina".

    "Anche io ti voglio bene, papà. Ti chiamo domani".

    Annuendo, Jim si allontana, il passo lento ma lo zoppicare quasi invisibile. Forse tutto quel mangiare sano lo sta aiutando davvero. Non che nessuno dei due lo ammetterà mai a Johanna.

    Un grugnito risuona accanto a lei e sorride, il corpo finalmente del tutto rilassato.

    "Oh mio Dio, è andata malissimo".

    Rick si risiede a terra, la schiena di nuovo contro il tronco. La fronte imperlata di sudore e Kate gli sposta i capelli mentre lo segue. Finisce in ginocchio tra le gambe di lui, la sua gonna aperta sulle sue cosce.

    "Mi dispiace" si allunga, baciandogli una guancia rosa "Non è davvero come avevo immaginato l'incontro con mio padre".

    "E' stato peggio di quando a scuola il papà di Mandy Applebaum ci ha trovato tra le siepi con una mia mano sotto la sua maglietta" le poggia una mano sui fianchi, avvicinandola "Davvero, penso di dover andare a casa a cambiarmi i pantaloni".

    "Scusami" ripete Kate mentre ride, girandosi per premere la schiena contro il suo petto. Le labbra di Rick le accarezzano il collo e lei trema "Sii felice che fosse solo lui. Se fossero stati insieme, avresti lasciato una scia di fumo durante la tua fuga".

    Le labbra ancora sul suo collo. Una mano sull'addome, stringendola a sè.

    "Io non sto scappando, Kate" le mormora in un orecchio e lei trema di nuovo, la pelle d'oca sulle braccia "Nè ora, nè mai".

    Oh Dio, come vuole che sia vero.

    Cala il silenzio tra loro e Kate chiude gli occhi, sistemandosi meglio contro il suo collo. Le dita accarezzano le sue braccia, giocherellando con i peli dell'avambraccio finchè lei non trema di nuovo. Rick le bacia la fronte, spostandosi poi sulle leggere lentiggini del suo viso che lei ha di proposito evitato di coprire quel giorno. E' diventata una routine, il modo in cui le labbra di lui cercano ogni puntino, facendola innamorare di quei segni che lei aveva sempre visto come dei nei.

    La stretta attorno al cuore si fa di nuovo più forte, costringendola a respirare più profondamente, perchè le imperfezioni esteriori sono cosmetiche, facilmente nascondibili, ma quelle interne - quelle interne sono quelle più profonde, colorano ogni aspetto della tua vita.

    Quando lui scaverà abbastanza, quando supereranno l'emozione di esistere in un mondo limitato alle rispettive case e tra le lenzuola, nascosti nella fantasia di libri e foto, quando la realtà si farà sentire, lui troverà ancora le lunghe ore di lei in camera oscura affascinanti? O se ne stancherà, iniziandosi a sentire un ripiego alla sua arte?

    E se lei non venderà mai più una foto e dovrà fare di tutto per vivere? Lui troverà la sua arte ancora romantica o la rimprovererà per non avere trovato un vero lavoro? Quando sua madre gli entrerà in testa, facendogli vedere il mondo oltre la novità di due artisti emergenti innamorati, lodandolo per avere un 'vero lavoro', convincendolo che lei sta meglio a fare foto in matrimoni e sessioni pubblicitarie, allora...

    "Stai pensando troppo".

    "No, non è vero".

    Lui la stringe a sè finchè il cuore di lei ritorna calmo, permettendole di rilassarsi. Il respiro di lui le sfiora la spalla e lei affonda il naso nel suo collo, respirando il suo profumo.

    "Vuoi parlarne?".

    "No".

    "Ok" una mano si muove ad accarezzarle il collo, scaldando la pelle che il suo fiato raffredda "Vuoi andare via da qui?" la testa di Kate si alza di scatto e lui grugnisce, una mano sulla mascella "Devi davvero smetterla di fare questa cosa prima che uno dei due si faccia male davvero".

    "Dovremmo andare" lo dice prima della battuta di lui, e gli accarezza il viso a mo' di scusa.

    "Ok".

    Le sorride mentre si gira a prendere le loro cose, ancora sparse per terra. Per fortuna, nè la macchina nè il pc, lasciati incustoditi sulla coperta alla mercé di tutti, sono stati rubati da un Houdini di turno.

    "Che ne dici...cena? Film? Vediamo se riusciamo a perfezionare quella mossa che ho tentato ieri sera? Giuro che se metto il piede un po' meglio...".

    "No, voglio dire, andiamo fuori città" gli afferra le braccia, immobilizzandolo con il Macbook a metà dentro la sacca "Dovremmo andare da qualche parte, solo noi due. Prima che la scuola ricominci, prima...prima che la vita si complichi di nuovo".

    Lui piega la testa di lato "E' per quello che è successo con tuo padre?".

    "No" la lingua le diventa amara per quella bugia. Rick alza un sopracciglio e lei sospira "Forse un po'".

    Rick annuisce, sistemando il pc e chiudendo la borsa. Gli occhi fissi a terra mentre sistema il resto delle cose "Pensavo...pensavo fosse andata bene" mormora, le sue grandi mani che tremano leggermente "Considerate le circostanze".

    "Ed è così" lo rassicura Kate, prendendo la sua borsa mentre lui si rimette le ciabatte.

    Afferrano i lembi della coperta, ai lati opposti, e iniziano a ripiegarla. Rick le prende la coperta di mano quando si incontrano a metà, richiudendo lo strap in velcro per tenerla unita.

    "Allora questo improvviso bisogno di correre lontano?".

    "Non di correre lontano. Solo di fuggire".

    La guarda, i suoi occhi blu illegibili per la prima volta da...da quando lo conosce.

    "Stessa cosa".

    Kate grugnisce, una mano a sistemarsi i capelli. Rick le indica il marciapiede e si muovono in sincro, le borse appese alle spalle. Pochi centimetri li separano ma sembrano chilometri.

    "Non è...Io non. Dio. Io non voglio scappare. Beh, sì in realtà. Ma con te, non da te". Rick resta in silenzio al suo fianco, facendola tremare di paura. "Mio padre qui, oggi, è stato inaspettato. Ovviamente. Ed è andata bene, anche se è stato tutto molto imbarazzante. Ma mi ha ricordato che questa bolla che ci siamo creati scoppierà. Presto".

    Non è pronta per questo. Non è pronta che lui la veda...

    "Perchè incontrare tuo padre significa rompere questa bolla?".

    "Perchè dopo mio padre viene mia madre. E quello è..." si ferma e lui la guarda.

    "Cosa?".

    La distanza tra loro le rende impossibile concentrarsi, trovare le parole giuste per fargli capire. Prendendosi ogni rischio, Kate si allunga e gli stringe la mano. Lui non si sposta, e la pressione in testa si affievolisce.

    "Dopo quello che è successo con Brent..." inizia lei, attendendo all'usuale ansia di presentarsi come ogni volta che menziona quel nome. Ma, stranamente, niente. "Dopo quello, mia madre si è trasformata in qualcuno che io non ho più riconosciuto. Si è sempre aspettata una certa vita per me - avvocato di successo, preferibilmente sposata con un altro avvocato di successo - e quando io ho smesso di seguire quel percorso da lei creato, ha fatto di tutto per ritrascinarmici".

    Si muovono per il marciapiede affollato, dirigendosi automaticamente verso la metropolitana che li riporterà a casa di lei. Le fa un po' paura come lui si sia ambientato perfettamente, il suo pc e i suoi documenti e i vestiti sono tutti sparsi per casa, ma le piace. Le piace svegliarsi e vederlo addormentato in quel suo angolo preferito del divano, il pc in grembo e i capelli arruffati. Le piace averlo nel suo letto e in cucina e nella doccia. Non vuole davvero che se ne vada, mai.

    "Quando è sembrato apparente che non ci sarebbe riuscita, almeno non per quel che riguarda la mia carriera" continua Kate, la borsa le sbatte pesantemente contro il fianco "Ha deciso di focalizzarsi sulla mia vita privata. Non so perchè le interessi così tanto, ma ha creato una spaccatura tra di noi. Voglio bene a mia madre, ma nei passati 5 anni ho cercato di evitarla il più possibile".

    "E' davvero così pesante?".

    Kate annuisce "Sì. E' una cosa non-stop. Ogni volta che le parlavo, aveva questo nuovo tizio di cui parlarmi. Qualcuno che era perfetto per me. Mi ha comprato un abbonamento in un sito di incontri molto rinomato e costoso per il mio 30esimo compleanno. Mi ha raggirata per delle uscite al buio mandandomi in ristoranti con la falsa pretesa di cenare con lei e mio padre. Anche un paio di sere prima di incontrarci, abbiamo litigato per un tizio che aveva incontrato in un bar. E'...è estenuante, Rick".

    "Posso immaginarlo".

    Scendono le scale della metro, avvicinandosi ai treni. Le dita di lui sono intrecciate con quelle di lei e lei gliele stringe, mettendoglisi di fronte. Rick la guarda, il viso un po' coperto dalle ombre della piattaforma.

    "Ecco perchè am...mi piace questo...noi...così tanto. Noi non abbiamo avuto bisogno di un incontro organizzato o di un sito o di mia madre. E' successo per caso ed è pazzesco" Kate gli si avvicina, l'altra mano ad accarezzargli il collo "Io voglio presentarti ai miei. Davvero. Ma voglio anche godermi un altro po' questa bolla. Ok?".

    Il cuore è in tumulto mentre lui la fissa. Il treno fischia nella stazione, una ventata di aria calda le arruffa i capelli. Le accarezza una guancia, spostandole i capelli dagli occhi, e Kate chiude le palpebre. Piegandosi, Rick le mormora in un orecchio "Dove vuoi andare?".



    Continua...
  9. .

    A BABORDO!


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    Ciao visitatore! Se sei giunto fino a qui è perchè ti stai chiedendo come muoverti all'interno del forum...Oppure sei capitato qui solo per caso...Beh, se sei capitato qui solo per caso ti può comunque essere utile...E se sei arrivato a leggere fino a qui evidentemente sei davvero interessato...O hai solo tempo da perdere.....OK! Se hai resistito fino a qui, allora davvero ci tieni a sapere come muoverti nel forum e ad avere una mappa chiara delle varie sezioni *_*
    Di seguito, troverai una breve spiegazione di tutte le sezioni del forum; mentre qui a fianco, troverai un menù veloce per poterci arrivare (perchè noi siamo tipi da scorciatoie :* ).
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    Edited by sweetest thing - 14/5/2020, 01:32
  10. .

    Capitolo 3



    Se non avesse avuto in debito con il Capitano Roy Montgomery la sua stessa vita, non avrebbe mai detto di sì ad incontrare l'autore.

    Richard Castle, straordinario autore, Don Giovanni incallito e ufficialmente un furfante numero uno nella sua agenda, vuole incontrarla, una escort con problemi legati alla sua mammina.

    Come poteva essere così sfortunata?

    'No', tenta di convincersi che il cuore le corre non per l'emozione di incontrare il suo scrittore preferito.

    'No', non sta sperando che lui sia tanto affascinante o brillante o bravo a letto come si dice in giro, come i giornali riportano.

    'No', l'adrenalina non le sta facendo tremare tutto il corpo per tutte le aspettative che ha su di lui.

    E no, i suoi occhi passano di nuovo sulla foto della copertina del libro, non sta guardando quella foto da tutto il giorno, pensando che se fosse stato affascinante anche di persona, avrebbe gettato al vento la precauzione e infranto la sua regola numero uno.

    Si avvicina al bancone del portiere, i suoi gesti affettuosi e dolci per l'unico uomo che sa che la proteggerà sempre.

    E' estremamente fortunata ad avere un pappone dal cuore tenero che si preoccupa davvero delle sue ragazze, fa delle ricerche sugli uomini prima, per assicurarsi che siano brave persone, decenti, senza una indole violenta. E' grata che il Capitano abbia raccomandato Kevin Ryan dopo quel fatale giorno, un anno prima, visto che non sa davvero dove si troverebbe se lui non l'avesse salvata...Aveva avuto bisogno di qualcuno che la salvasse, che le fosse amico così come protettore, un fratello che non ha mai avuto, e Ryan di certo rientra in tutte quelle categorie.

    "Questa è facile, Diamond" dice Ryan col suo accento irlandese "Non c'è bisogno di preoccuparsi. Solo un autore curioso che vuole ottenere informazioni".

    "Niente è mai facile. Specialmente quando si tratta di un uomo che è noto per essere un Casanova".

    "Sono sicuro che riuscirai a gestirlo, o non avrei mai detto di sì".

    "Oh, di questo ne sono sicura" risponde lei "E' soddisfare la sua curiosità che mi preoccupa...Esposito è arrivato?".

    "Sì, si sta assicurando che i microfoni siano funzionanti in camera".

    "C'è da preoccuparsi con mister Castle?".

    "No. Conosci il mio motto, però: meglio prevenire che curare".

    "Non potrei essere più d'accordo. Quando vedi l'autore, per favore, digli che posso riceverlo anche subito".

    La risata semplice e leggera di Ryan le solleva l'umore e le calma i nervi "La domanda è: lui sarà pronto per te?".

    "Esiste uomo che lo sia?" risponde lei con un sorriso sicuro e luminoso - tormentando l'anello di sua madre che ha al collo, per la seconda volta quel giorno.

    "Nessun uomo etero" concorda lui "Sei estremamente bella oggi...Quel pover'uomo non ha alcuna chance".

    'No, non ce l'ha, pensa lei divertita mentre ringrazia Ryan per il complimento, e poi si allontana, cercando di chetare il suo istinto che le sta urlando che potrebbe essere lei quella a non avere alcuna chance con lui.

    Brevemente parla con Esposito prima di dirigersi in camera "Assicurati di far capire a mister Castle che la sola cosa che accadrà tra di noi sarà una discussione".

    "Ovvio, Diamond" replica il suo bodyguard part-time, sorridendole quasi spavaldamente ma evidentemente contento di poter mostrare ai suoi clienti chi comanda.

    Si dirige in camera e accende le spie, sapendo che Esposito registra tutte le conversazioni con i suoi clienti, sperando di poter trovare una qualche informazione sull'autore prima che lei possa incontrarlo.

    Batte il suo piede fasciato da un alto tacco impazientemente, e quasi sobbalza quando sente la sua voce - profonda, morbida, calda come un Richard Hennessy.

    "Sono Rick Castle. Sono qui per incontrare la famosa Diamond".

    'Oh Dio', il suo tono è esattamente quello che si era immaginata - sensuale, pericoloso, vibrante in ogni sillaba.

    "Non provare a fare nulla con lei" lo avvisa Esposito "O non ti piaceranno le conseguenze".

    Lei sorride a quella minaccia ed è grata di non avere alcun drink in mano quando sente la risposta di Castle, o il vino costoso sarebbe caduto a terra senza dubbio.

    "Non preoccuparti. Prometto che manterrà intatta la sua virtù anche alla fine del nostro incontro. Ho solo una paio di domande da porle".

    'Kate, sei in seri problemi', perchè la sua debolezza è un uomo affascinante, sicuro di sè e spiritoso - e questo qui sembra divertente, spavaldo e...

    "Solo domande" quasi ruggisce Esposito "Seguimi".

    Lei subito spegne il microfono e si spruzza il suo profumo preferito sui polsi e dietro le ginocchia, un sapore fruttato con un distinto tocco di ciliegie.Non vuole dargli alcuna indicazione di quanto si senta a disagio, non c'è motivo di fargli gonfiare il petto, quindi decide di togliersi la collana per evitare di tormentarla.

    Sente la porta aprirsi, e un paio di secondi dopo lo sente chiamarla, ma lei è girata di spalle quando lui entra nel soggiorno. Finisce di togliersi la collana e la mette di lato prima di girarsi.

    Con un sorriso, mormora "Quindi, lei è il famoso scrittore Richard Castle?" e 'Wow...'. Improvvisamente si ritrova a fissare degli occhi più blu dell'acqua e più gentili di quelli di Madre Teresa.

    E' attonita alla vista della sua ovvia ammirazione per la sua bellezza. Le sue pupille dilatate e la bocca aperta mentre divora il suo viso, e sembra così adorabilmente scioccato che lei non può non dire "Il gatto le ha mangiato la lingua, Mister Castle?".

    "No" ghigna e le prende una mano "Solo un po' sorpreso che le voci sulla sua bellezza non siano molto veritiere".

    Lei alza le sopracciglia mentre ride quasi senza volerlo, ed è sorprendentemente compiaciuta dal suo modo di fare galante.

    "Beh, di certo non mi sono mai sentita dire una cosa simile. Devo darle merito di aver trovato il modo più originale di presentarsi".

    "'Originalità' è il mio secondo me. Mi viene naturale nel campo della scrittura".

    "Mmm, uno scrittore playboy che vive con sua madre e sua figlia? Devo concordare che ha scritto 'originalità' proprio in fronte".

    "Ora, questo mi lusinga" e le mostra il suo miglior sorriso alla 'Mi-piacerebbe-vederti- completamente-nuda-mentre-ti-agiti-sotto-di-me' "Vedo che ha fatto indagini su di me".

    Se l'è lasciato davvero sfuggire? La tormenterebbe se scoprisse che è una fan.

    I suoi occhi finiscono sul tavolino dove risiede l'ultimo libro di Derek Storm "Il mio bodyguard, Esposito" lo informa "Ha pensato che fosse una buona idea sapere qualcosina su di lei prima di incontrarla".

    "E' un uomo saggio".

    "Sì...Tra le altre cose" e cerca di non ghignare, pensando che sarebbe stato su di giri se avesse saputo che Esposito è in realtà un detective della Omicidi.

    "Apprezzo che mi abbia permesso di venire con così poco preavviso".

    "Avevo altra scelta, Castle?" quasi mormora, rientrando facilmente nei panni di Diamond, godendosi l'effetto che ha su di lui.

    "Si ha sempre un'altra scelta".

    "Non in certi casi" le scappa prima che possa pensarci, e poi silenziosamente si rimprovera per aver gettato benzina sulla sua curiosità.

    Non può permettersi un'altra distrazione nella sua vita...Specialmente una con gli occhi azzurri e un'altezza di quasi 1,90cm.

    "Le va un drink?" chiede, avendo bisogno di mettere un po' di distanza tra lei e l'enorme petto di lui e le cosce mascoline e l'innegabile aura da 'Posso-portare-una-donna-in-estasi-in-meno-di-5-minuti'.

    Si avvicina al bar e prende un profondo respiro, prendendo un vino italiano e, con un sonoro 'pop', toglie il tappo e versa il liquido rosso in un bicchiere di champagne, sperando che le sue mani leggermente tremanti non si notino.

    "No, vorrei arrivare subito al dunque" dice sicuro e lei sospira in gratitudine, perchè prima quella situazione finisce e meglio è.

    Non è abituata a sentirsi così fuori luogo, in contropiede sul suo territorio, specialmente per mano di un uomo.

    "Prego" replica lei e sorseggia il suo vino, notando i suoi occhi fissi sulle proprie labbra.

    "Presumo che lei abbia una clientela di alto profilo".

    "Sì, o meglio" ridacchia delicatamente "Gli uomini si presentano come di alto profilo".

    "Come fa una persona ad avere un appuntamento con lei?".

    "Lei è qui, giusto?" e scuote la testa, un sorriso sulle labbra per quella sua curiosità "Quindi conosce già la risposta".

    La sua risata è fragorosa e gioiosa, che gli illumina gli occhi...Crede che possano essere gli occhi più belli che abbia visto in un uomo.

    "Ho dovuto fare i salti mortali e praticamente vendere la mia anima per avere questo incontro".

    Il suo sorriso è così naturale con un pizzico di maliziosità "La maggior parte degli uomini lo fa".

    Gli indica una poltrona di pelle nera, abbastanza distante che il suo profumo europeo non la distragga, eppure abbastanza vicina da poterlo leggere con facilità e possibilmente flirtare senza pietà "Prego, si sieda".

    Quando si siede di fronte a lui, i suoi occhi finiscono sulle sue gambe, e lei si ritrova incuriosita di sapere se preferisce le gambe o i seni. Permette allo spacco del suo vestito di scostarsi maliziosamente, esponendo l'80% delle sue cosce e, con un seducente sorriso da 'So-esattamente-che-influenza-ho-su-di-te', accavalla una gamba.

    Il suo tono quasi spezzato e il suo evidente problema nei pantaloni le dicono che è più per le gambe.

    "Da quanto è in questo business?".

    "Vengo ancora considerata in erba, quindi non da tanto" sorvolando su particolari che non vuole si sappiano.

    "Come sa, sto iniziando un nuovo romanzo, e la mia eroina sta cercando di entrare in questo business...Come dovrei approcciarmi a lei che vuole diventare una 'Ragazza ad ore di alta classe'?".

    Fa una smorfia a quel termine, 'Ragazza ad ore', diavolo lo odia, e deve vedersi sul suo volto perchè l'autore subito si scusa. "Mi perdoni. Credo che il termini corretto sia 'Escort d'alta classe'".

    Cerca di non pensare che potrebbe essere anche più sexy quando sembra pentito "Non è che si faccia un colloquio per avere il posto, bisogna essere invitati".

    "Mi corregga se sbaglio, ma non ha dovuto cogliere l'attenzione di qualcuno, un possibile provino per il ruolo?".

    "Una cosa del genere" ridacchia, sperando di chetare l'elettricità nella stanza "Sono stata per strada per un po', a malapena ce la facevo a tirare a campare, mi preoccupavo di come sarei potuta durare un altro giorno. E poi, grazie a Dio, qualcuno con una certa autorità ha notato il mio potenziale e mi ha raccomandato per questo posto".

    "Interessante. Quindi, posso dire che questa 'persona con autorità' le ha salvato la vita?".

    "In un certo senso, sì".

    "Se posso, mi piacerebbe saperne di più di lui o lei".

    "Mi dispiace, no. Il mio passato non è un libro aperto e voglio che rimanga così".

    Non permetterà ad un curioso autore con un viso da far concorrenza a George Clooney, e un corpo che potrebbe competere con quello di Bruce Willis, di dissotterrare tutte le informazioni succose del suo passato.

    Le parole di Ryan le tornano in mente, 'Quello di cui hai bisogno, Diamond, è un uomo gentile e di successo che è ancora in contatto con il suo lato infantile. Uno che sa valorizzarti per chi davvero sei e non focalizzarsi solo sulla sex symbol che mostri di essere'.

    Lei gli aveva risposto giocosamente che quell'uomo non esisteva a New York, e questo autore di fronte a lei di certo non rientrava in quella categoria...Almeno, non si sarebbe concessa la possibilità di conoscerlo abbastanza per scoprirlo.

    "Capisco" dice Castle sinceramente "Come la contattano i suoi clienti usuali?".

    "Un'inserzione nella sezione personale del 'The Times'".

    "E' vero che non ha un telefonino?".

    "Corretto. I telefonini sono facilmente rintracciabili e l'anonimato in questo business è tutto per avere successo".

    'Diciamo che sono cruciali per rimanere vivi', ma non gli darà quell'informazione.

    "E' una domanda troppo personale chiederle quanto chiede di ingaggio?".

    Sapeva che avrebbe fatto quella domanda, ma vedendolo chiedere in modo così malizioso, con quegli occhi brillanti, non può non rispondergli a dovere.

    "Non puoi permetterti me, Writerboy" quasi geme, accavallando di nuovo le gambe, di proposito sfiorandogli la sua gamba in posa da 'Sono-un-ragazzaccio-con-un-vestito-elegante' con il piede.

    Sente il corpo accaldarsi quando lo vede fissarle tutto il corpo lentamente - partendo dalle delicate caviglie, su per i polpacci, le cosce, i procaci fianchi, l'addome piatto, fermandosi sui seni.

    'Gesù', può quasi sentire le sue dita accarezzarle la pelle mentre la spoglia con gli occhi.

    Le sue labbra, senza dubbio perfette per essere baciate, iniziano a sorridere e poi a trasformarsi in un ghigno egoista. Quando i suoi occhi finalmente si spostano sui propri, lei sa già cosa dirà.

    "Non pago mai per l'intimità, Diamond...Eccello nel dare piacere ad una donna che è propensa a riceverlo volontariamente".

    'Cazzo, quest'uomo è bravo, e come diavolo fa ad assumere quel tono come se fosse uscito appena adesso da un film porno?'.

    Si morde un labbro lentamente, chiedendosi fino a dove si spingerà, se proverà a portarla a letto.

    E' strabiliata quando lui si allunga e le sposta una ciocca di capelli, giocandoci brevemente e delicatamente prima di sistemargliela dietro un orecchio. Lei sente il calore delle sue dita, si aspetta che le accarezzi l'orecchio, oppure il collo, ma invece, tristemente, il suo tocco non si poggia mai sulla sua pelle.

    Gli occhi di lui si scuriscono, diventando blu scuro, mentre si trattiene dal toccarla, focalizzandosi sulle sue labbra.

    "Seduco solo una donna che può apprezzare le mie qualità uniche e generose in camera da letto...Se sarai mai interessata ad assaggiare il vero piacere, chiamami. Sarei più che felice di condividere il mio talento con te".

    E' improvvisamente colpita allora, come una spada di un gladiatore, dal concetto che il pericoloso Richard Castle potrebbe davvero...

    E' abituata a stare in controllo, a comandare, a lasciar avvicinare un uomo abbastanza per grattare la superficie, ma mai troppo a fondo.

    In qualche modo, quasi istantaneamente, questo autore troppo affascinante per il suo bene, con un atteggiamento spavaldo, si è attaccato alla sua pelle con il suo tono caldo e gli sguardi focosi, dandole la chiara impressione che si potrebbe godere ogni minuto di lui, solo se avesse abbassato la guardia e avesse tirato in barca i remi.

    Non accadrà MAI.

    Ha un codice di regole rigido, uno che segue alla lettera, e quest'uomo, il cui sguardo le sta toccando l'anima, tentando di accendere un fuoco in lei che è da tempo spento, non la spezzerà.

    Nessun uomo l'ha mai fatto, nessun uomo lo farà MAI.

    "Devo dire che le voci su di te, Richard Castle" e il suo viso si riempie di dispiacere, le labbra leggermente si inclinano "Sembrano essere quasi del tutto vere".



    Continua...
  11. .

    Capitolo 15



    La puzza di disinfettante chimico permea l'aria, bruciandogli le narici. Chiunque avesse sentenziato che l'odore di pino fosse una fragranza piacevole per i prodotti di pulitura ovviamente non aveva delle narici funzionanti.

    Rick è nel mezzo della sua camera da letto, la fronte imperlata di sudore e le mani sui fianchi, analizzando la stanza pulita, il petto gonfio fieramente. Gli mancava davvero solo il cappuccio per sembrare Superman. La tentazione di afferrare i lembi della tenda e avvolgersele al collo, una delle sue attività preferite da piccolo, lo colpì violentemente. Alza le mani quasi per prenderla ma un dolore alla schiena lo ferma - un forte ed improvviso ricordo della sua non più giovane età. Magari non più un tipo da Superman.

    L'aria che entra dalla finestra della camera spazza via un po' di quel tanfo, abbassando appena la temperatura. Ma è meglio di niente quando ci si mette davanti, quella tiepida brezza che non gli fa nemmeno muovere la maglia. Si afferra il colletto dietro il collo, togliendosela. La maglia finisce a terra e la fissa con immediato pentimento. 3 ore di pulizie probabilmente non sarebbero dovute finire con una maglia sporca per terra, ma il dolore alla schiena non è d'accordo.

    Ha appena afferrato il bordo della maglia quando suonano alla porta. Quasi correndo per il corridoio, la maglia gli cade di mano e grugnisce. Deve davvero migliorare la sua mobilità se vuole che l'indifeso pittore della sua prossima storia sembri reale.

    Il bottone del citofono gli dà una piccola scarica elettrica che gli fa formicolare il braccio. Dannato padrone di casa, aveva detto che l'avrebbe sistemato 3 anni fa.

    "Sì?".

    "Sono io" dice Kate, la voce distinguibile nonostante la ricezione distorta dell'apparecchio.

    Rick apre e sblocca la porta, la mano già sulla maniglia. La apre quando sente il rumore di plastica da fuori. Uscendo solo la testa, la vede avvicinarsi, gli occhiali sopra la fronte e un enorme sorriso sulle labbra tanto da fargli domandare se le facciano male le guance.

    "Cosa...".

    La sensazione calda della sua bocca zittisce il resto della sua domanda quando il suo corpo collide con il proprio. Rick fa un passo indietro e avvolge un braccio attorno ai suoi fianchi, spingendola dentro. Lei lo bacia con gusto e lui a malapena riesce a ricordare di alzare una mano per chiudere la porta. Uno snello braccio si avvolge attorno al suo collo mentre le labbra di lei gli rubano qualsiasi forza rimastagli in corpo dopo un pomeriggio di pulizie.

    "Ho..." mormora lei tra i baci, le labbra senza mai staccarsi dalle sue "Le migliori notizie del mondo".

    "Hai deciso di abbandonare la fotografia e diventare la mia amante a tempo pieno?".

    La risata di lei gli fa fermare il cuore. Kate scuote la testa mentre lui cammina lentamente all'indietro verso la camera da letto. Il tallone sinistro si impiglia nella maglietta che gli era caduta di mano poco prima, una mano si allunga per poggiarsi al muro prima che entrambi finiscano per terra.

    "Non ho bisogno di abbandonare la fotografia per quello" mormora Kate e le dita di una mano finiscono sul suo addome per stringere l'elastico dei suoi pantaloncini "Posso solamente iniziare a produrre una serie di foto molto diverse. Sono sicura che farei faville in 'Playgirl'".

    Una sonora risata gli parte dal petto mentre tocca con le ginocchia il letto. Rick si lascia andare sul materasso, portandosi dietro Kate. Gli occhiali di lei finiscono sulle lenzuola accanto alla testa di lui e gli sorride, il viso rosa e gli occhi raggianti.

    "Di certo sai come lusingare un uomo".

    Lei ghigna "Non è tutto quello che so per...".

    Ancora ridendo, Rick le mette un dito sulle labbra. Kate mormora teatralmente contro le sue dita e lui scuote la testa.

    "Dovrei essere io il bambinone della coppia" le ricorda "Tu sei troppo di classe per quel lavoro sporco".

    Kate manda gli occhi al cielo e lui alza la testa dal letto, baciandola mentre ancora tiene le dita sulle sue labbra. Con un sospiro, lei si abbandona sul suo petto, i gomiti accanto alla sua testa.

    "Allora, dimmi cosa ti ha reso così felice oggi" dice Rick, lasciandole le labbra. Le accarezza la schiena e lei trema nonostante l'afa "Quali sono queste belle notizie?".

    Il colore dei suoi occhi è accentuato dalla luce del sole e quasi deve socchiudere gli occhi per la sua bellezza, il corpo premuto contro il proprio e un sorriso enorme sulle labbra.

    "Oh Rick. Non riesco...Non ci posso ancora credere" ruota di fianco, le mani sulla borsa. Girandosi, lui si appoggia su un gomito e la aiuta a levarla. "Sono stata alla galleria...".

    "Perchè Laurent aveva notizie per te?".

    Kate annuisce "Grandi notizie. Qualcuno, una certa signora Elizabeth Nash, vuole comprare le mie foto, Rick. Tutte le mie foto. Vuole l'intera collezione".

    Dei fuochi d'artificio gli esplodono nel petto. Fierezza e gioia fanno a cazzotti tra le costole, avvicinandolo subito a lei. L'abbraccia stretta, riuscendo quasi a sentire il battito di lei. Il ritmo accelerato come il proprio.

    "Kate, è meraviglioso! Sono così felice per te!".

    "Ma questa non è nemmeno la parte migliore" dice lei, le labbra sulla sua spalla "Mi ha offerto 50 mila dollari".

    Lui si sposta di colpo "Whoa! E' una somma enorme". La risata di lei sembra quasi spezzata e Rick stringe la presa che ha su di lei. "Hey, tutto ok? Non vuoi venderle?".

    Kate scuote la testa, una mano tra i loro corpi per asciugarsi le lacrime "No, le voglio vendere. E' solo...E' una cosa enorme. E' come una valanga che ti colpisce. Lavoro da anni per farmi un nome, per essere a malapena riconosciuta in questo campo. E ora sembra che tutto stia accadendo improvvisamente e..." non conclude la frase, una lacrima lungo la guancia.

    "Non sai bene come processare tutto" suggerisce lui. Lei annuisce e Rick si avvicina, baciandole la testa "Sono sicuro che non hai bisogno che te lo dica, ma è una sensazione perfettamente naturale. Vedere i tuoi sogni avverarsi può sconvolgerti. Parlo per esperienza".

    "Lo so" le dita di lei gli accarezzano il collo "Non sono solo le foto, però. E'...".

    "Cosa?".

    "Tutto sta accadendo improvvisamente" ripete lei "Vendere le foto. Finalmente trovarmi in una situazione pacifica e serena con mia madre. Tu. Io...Mi sento..." fa spallucce e affonda il viso nel suo collo "Sono felice, Rick. Davvero, davvero felice".

    Il cuore di lui perde un battito, finendo poi all'altezza dello stomaco.

    "Sono felice. Ti meriti di essere felice, Kate" mormora lui, cercando di non piangere "E per la cronaca, anche io sono davvero, davvero felice".

    Lei ride tra le lacrime, spostandosi per asciugarsi il viso. Lui la segue, quasi finendo su di lei. Lei scuote la testa.

    "Scusami. Sono venuta qui prima volendo sedurti in una doccia celebrativa...".

    "Oh, davvero?".

    "...E invece sono finita a sporcarti di mascara" gli tocca il petto, l'unghia a strofinarsi contro la sua pelle "Sono sicura che questo" si indica il viso "Non sia molto sexy".

    "Kate, Kate, Kate" mormora lui, scuotendo la testa mentre si alza, le mani tese verso di lei. Gliele afferra e lui la fa alzare, il suo vestito che gli strofina le cosce mentre quasi danzano sul posto "Tu sei" lui fa un passo indietro, tirandola con sè "Senza dubbio, la donna più naturalmente sexy che abbia mai avuto la fortuna di incontrare".

    Lei alza le sopracciglia mentre lui se l'avvicina, una mano sulla schiena a cercare la cerniera del vestito.

    "Che frase ad effetto. Sei davvero uno scrittore nell'animo, hm?".

    Rick si ferma, una mano sulla schiena. Scuote la testa, tutto il suo flirtare sparisce mentre la fissa. Lei deve sapere cosa lui...come lui...

    "Non è una frase ad effetto" le afferra il vestito e glielo leva. Stanno nel mezzo della camera, lui in pantaloncini e lei in intimo, entrambi esposti "Sì, tu sei bellissima ma questo..." le tocca il lato sinistro del petto "Questo è quello che mi lascia senza parole di te. La tua passione, il tuo talento, il tuo cuore. Non ho mai incontrato nessuno come a te. Io...".

    Alzandosi sulle punte, lo bacia. Rick fa un passo indietro, stringendola sui fianchi mentre lei inizia a risalire lentamente il suo corpo. Lui guida entrambi in bagno, infilando una mano nella doccia e cercando di aprire l'acqua mentre Kate non si stacca da lui. L'acqua calda finalmente esce e cade nel piatto della vasca, e poi la fa scendere ed entra anche lui, i pantaloncini già zuppi.

    "Ripuliamoci" mormora lui e Kate sorride, afferrandogli l'elastico dei pantaloni.

    "Ok" sospira, abbassandoglieli "Ma prima speravo di poterci sporcare un po'".




    Rick canticchia sottovoce mentre si rade, passando con attenzione il rasoio sul pomo d'Adamo. Pulisce le lame nell'acqua e si esamina il viso nello specchio appannato, mandando gli occhi al cielo per il suo ghigno permanente. Meno di 2 mesi e si è già trasformato in un totale idiota quando c'è lei vicino. E quando non c'è.

    Buon Dio, è patetico.

    Kate è alla porta, il corpo avvolto in un intimo leggerissimo e i capelli bagnati ma alzati in uno chignon. Immagina come sarebbe se se li sciogliesse, il modo in cui si arriccerebbero attorno alle sue dita mentre la bacia, e sente un improvviso calore nella pancia.

    "Condividi lo specchio, belloccio?" gli mostra la sua piccola borsa dei trucchi, gli occhi marroni che brillano quando è di umore giocoso "Alcuni di noi hanno succhiotti da dover coprire".

    "Mi sono lasciato trasportare" si difende mentre si ripulisce il viso "Stavi facendo quella cosa quando tu..." muove i fianchi ad arco e Kate ride, i suoi seni nudi che sobbalzano "E sono abbastanza sicuro che la mia anima abbia abbandonato il mio corpo per qualche secondo".

    "Quindi è colpa mia se sono piena di lividi?".

    "Non ho detto questo" Rick alza le mani a mo' di resa "E' tutta colpa mia. E mi sono offerto di fartene fare uno su di me".

    Kate fa scivolare il suo corpo quasi nudo contro il suo, mettendosi tra lui e il lavandino. Prende una boccettina con del liquido beige e la apre. Rick le sta alle spalle, le mani sui suoi fianchi e la osserva passarsi una mano sul livido alla base della gola. Spalma il liquido con una spugnetta a forma di uovo e il viola sparisce. Magia.

    "Non è magia" ride Kate e lui sbatte le palpebre, le guance rosse "E' solo trucco. E penso che reciprocare un succhiotto sia...".

    "Oh mio Dio, sei così sexy quando parli così".

    "...Sia solo un pretesto per fare di peggio, per te" termina lei, ignorando la sua frase. Kate riposa la boccetta nella borsa e prende il mascara, gli occhi che incontrano quelli di lui allo specchio "Dovrò trovare una forma più creativa come risposta".

    La pelle del suo collo sa del suo bagnoschiuma quando ci poggia il naso, e un desiderio di animalesca possessività gli riempie il petto. Rick prende un profondo respiro, permettendo a quell'istinto da uomo di Neanderthal di dissiparsi.

    "Non vedo l'ora della tua vendetta, allora" dice lui, baciandole la guancia.

    Kate geme, la bocca aperta mentre si passa il mascara. Liberandola, si costringe ad allontanarsi da lei e si avvia verso la cassettiera nella camera da letto. Prende un paio di jeans puliti e una camicia, mettendosela dentro i pantaloni. Nello stomaco ha delle farfalle danzanti e si sente ridicolo per questo. Kate non è la prima donna che ha incontrato sua madre. Il destino della loro storia non dipende dal risultato di quella cena.

    La borsa di lei è aperta ai piedi del letto e Rick si avvicina, le dita che formicolano per voler fare qualcosa. Qualsiasi cosa. Potrebbe provare a scrivere, ma l'esperienza gli dice che nulla di concreto ne verrebbe fuori quando è così ansioso. Inoltre, prima che il suo vecchissimo computer si fosse acceso, sua madre sarebbe già stata lì. Il vestito di lei è steso su un lato del letto - il suo lato - quindi lui si siede sull'altro, infilando una mano nella borsa e prendendo la sua macchina fotografica.

    Scatta alcune foto della stanza - il raggio di sole che taglia a metà il parquet scadente, il modo in cui le scarpe di lei sono abbandonate caoticamente dove le ha tolte sotto una sedia, l'ombra del corpo di lei contro il pavimento del bagno. Rick si sposta quando la luce si spegne e della plastica scricchiola accanto a sè. Guarda sotto la busta di plastica di lei e sorride.

    "Hai deciso di fermarti all'Apple Store e farti un piccolo regalo in anticipo?" le sorride quando lei aggira il letto, le mani a prendere il suo vestito, i fianchi che si muovono mentre se lo infila "Molto carina".

    "In realtà" dice lei, girandosi di spalle e indicandogli con un dito di alzare la zip "Quello è per te".

    La sua mano si ferma a metà schiena "Come?".

    La sua gonna si gonfia come una campana quando si gira verso di lui, gli occhi luccicanti e un timido sorriso sulle labbra. Kate prende la busta di plastica del negozio e cerca dentro. Tira fuori una anonima scatola marrone e la poggia sul letto, le dita che iniziano a togliere lo scotch. La scatola si apre e ne tira fuori una più piccola, questa bianca e avvolta dalla plastica, il logo della Apple su un lato.

    "L'ho preso per te" dice lei, posandogli il computer in grembo. Rick lo tiene con mani quasi insensibili, tremante "Il tuo laptop sta per morire e...".

    "Kate...No. E' troppo. Davvero, davvero troppo" Rick scuote la testa, porgendole la scatola mentre il cuore minaccia di saltargli fuori dal petto "Non posso accettarlo".

    "Non è troppo" insiste lei, resistendo ai suoi tentativi di ridarle il pc "Rick, fermo. Ascoltami" le sue dita, calde e morbide, gli accarezzano una guancia e lui la guarda, sul suo volto i segni del senso di colpa "Ogni artista si merita di avere gli arnesi giusti per inseguire la propria passione. Tu sei un fantastico scrittore. Dovresti avere un pc che non ci metta 30 minuti ad accendersi o che si surriscaldi se lo usi troppo a lungo. Uno che non resti compatto grazie allo scotch e ad una preghiera".

    Lui non può...Dio, deve dirglielo. Adesso.

    "Kate...".

    "Voglio farlo per te" dice lei, la voce scossa dall'emozione "Voglio che tu sappia che io credo in te, nella tua scrittura, tanto quanto tu credi in me e nelle mie foto".

    Tenendo la scatola con una mano, lui si allunga e le tocca il collo. La bacia lentamente, profondamente, prova a forgiarsi in testa la sensazione della sua pelle e il sapore delle sue labbra, il modo in cui la sua lingua accarezza la propria e il calore del suo respiro sulla guancia. Kate geme e si abbandona su di lui, le sue dita affondate nei suoi capelli.

    Mettendo il pc di lato, Rick si sposta e Kate lo segue, gli permette di premere il suo corpo contro il materasso.

    "Kate" mormora lui mentre lei gli sbottona la camicia "Kate, aspetta. C'è una cosa...".

    Il suono del campanello rimbomba per l'appartamento e Rick sobbalza, la pelle d'oca. Kate ride e lo fissa con occhi umidi.

    "Credo che dovremo riparlarne dopo cena" mormora, spingendolo gentilmente via. Lui si alza e Kate si mette seduta, sistemandosi i capelli. Si allunga e afferra la zip del vestito mentre lui resta immobile lì. Incapace di parlare. Di respirare. Il campanello suona di nuovo e Kate gli tocca la gamba con un piede "Vai ad aprire a tua madre" dice, alzandosi e mettendosi le scarpe.

    Giusto. Sua madre.




    "Katherine, devo semplicemente dirti quanto amo la tua fotografia" annuncia Martha, la luce del tramonto penetra dalle tende, creando una cappa attorno ai suoi capelli "Un lavoro assolutamente incredibile, tesoro. Hai occhio. E io lo so bene. Ho posato per Warhol una volta".

    Rick a malapena riesce a non mandare gli occhi al cielo. Kate gli stringe il ginocchio sotto il tavolo e lui sobbalza. I piatti sul tavolo rumoreggiano e lui prende la forchetta, prendendo un pezzo del salmone al bourbon di sua madre. Il pesce quasi si squaglia in bocca, leggermente dolce.

    "Oh grazie, Martha" replica Kate, ovviamente toccata dai complimenti della donna "Come le hai viste? Sei andata alla galleria?".

    "Oh, no. Ti ho cercata su Google" spiega Martha, una mano a mimare il gesto di scrivere su una tastiera mentre l'altra è stretta attorno al bicchiere, il vino che quasi fuoriesce, e Rick sente Kate zittire una risata "Il giovane tecnico del teatro della mia ultima opera mi ha mostrato come fare. Incredibile cosa si può trovare oggigiorno sulla linea".

    "Online, madre" la corregge Rick, tentando di prendere l'ultimo pezzo di insalata "Si dice online, non sulla linea".

    "Come dici tu" Martha fa un sorso, il cibo sul piatto intatto "Sei un talento, Katherine".

    Kate abbassa la testa, il viso paonazzo. Si avvicina inconsciamente a lui e Rick alza un braccio, appoggiandolo sulla spalliera della sua sedia. Le dita le accarezzano il braccio, facendole venire la pelle d'oca. Abbassando la testa, Rick le bacia una tempia.

    "Mia madre è bravissima ad usare una iperbole drammaticamente...".

    "Sta attento a quello che dici, ragazzino".

    "Ma questa volta, dice la verità. Non ho più sinonimi per descrivere quanto tu sia speciale - quanto lo siano le tue foto". Kate mormora qualcosa che dovrebbe somigliare ad un 'grazie' e fa un sorso di vino, poggiandosi poi il bicchiere sul petto.

    "Madre" dice Rick, spostando l'attenzione da Kate, permettendole del tempo per riprendersi "Dovresti davvero provare ad andare alla galleria per vedere le sue foto di presenza. Internet non rende giustizia".

    Matha annuisce "Questi schermi distorcono le cose, vero? Una volta ho visto una foto al naturale di Burt Reynolds sul pc e, fatemelo dire, lui...".

    "Madre, ti prego" Rick posa la forchetta, una mano alzata per fermarla "Ti prego, non finire quella frase. Mi sto godendo questo pesce e vorrei tenerlo nello stomaco".

    "Andiamo, Richard. Come sono riuscita a crescere un tale pappamolla?".

    "Non volere sapere della tua..." deglutisce a fatica e Kate ride "...Vita privata, non mi rende un pappamolla. Mi rende solo un uomo che non ha desiderio di ricevere una lobotomia in casa".

    Facendogli un gesto con la mano, Martha finisce il suo bicchiere. Kate si allunga e prende la bottiglia - la seconda, dato che sua madre aveva già terminato la prima - riempiendole di nuovo il bicchiere.

    "Allora, dimmi, tesoro" dice Martha "Come ti sei ritrovata ad essere attratta dall'arte?".

    Com'è che sua madre sa sempre quale domanda peggiore porre?

    "E' stato..." Kate inizia e poi si ferma, tormentandosi un labbro.

    "Non devi..." Rick la rassicura con un mormorio, solo per essere fermato dal suo sguardo.

    "E' stata molto dura" continua lei dopo una lunga pausa, le spalle larghe e aperte "Ma anche molto facile. Ero su un altro percorso, uno che pensavo fosse giusto per me. E ancora ci penso a volte, come sarebbe potuta essere la mia vita se avessi continuato quel percorso. Ma giungo sempre alla stessa conclusione. Quella vita non era per me. So che questo..." la mano si stringe sul ginocchio di lui e Rick sente lo stomaco stringersi "...Questo è il mio destino".

    Oh Dio, vuole baciarla. Vuole accarezzare la sua lingua con la propria, giocare con la pelle del suo collo e premerla contro il proprio corpo.

    "Destino" annuisce Martha, una saggezza in voce che non aveva mai sentito prima.

    Kate fa spallucce, concordando "Una cosa del genere".

    "Magari potresti provare a condividere un po' della tua sicurezza con questo signorino" dice sua madre, indicandolo "Prova a convincerlo che una battuta d'arresto non rovina un sogno".

    Per un breve momento, lui può solo ricordare il volto di sua madre quando le aveva detto di essere stato mollato dal suo agente. Gli occhi pieni di compassione, le labbra strette, il dispiacere sul volto. Era stato messo in ginocchio all'età di 22 anni e lei se ne sarebbe dovuta andare 2 settimane dopo per un tour, lasciandolo da solo a raccogliere i cocci di quello che era rimasto della sua vita.

    "Ci sto lavorando" dice Kate, sfiorandolo con la spalla "Ho letto i suoi libri e...".

    Sua madre lo guarda di scatto, tanto che Rick pensa che si sia dislocata qualche vertebra del collo per la velocità.

    "I suoi libri?".

    Kate li guarda, annuendo lentamente "Sì, i manoscritti a cui ha lavorato negli ultimi anni?".

    "No, cara, so di cosa stai parlando. Ti prego, perdona la mia scortesia" dice Martha, spostando lo sguardo dal volto di suo figlio. Ritorna su Kate, allungandosi sul tavolo per accarezzarle il braccio "Sono solo rimasta sorpresa di sapere che Richard sta condividendo la sua scrittura. E' da anni che si rifiuta di far leggere qualcosa a qualcuno" lo guarda di nuovo "Persino a sua madre".

    Rick vorrebbe sprofondare nella sedia, un decennio di cipigli di sua madre, raffazzonando scuse di qualsiasi tipo come un bambino "Scusa. Non ho mai...Se...Non è stato per offenderti, madre. Davvero. E' solo che Kate è...".

    "Kate è speciale" dice Martha e vede la donna in questione arrossire, la testa quasi incassata tra le spalle.

    "Sì, lo è" concorda lui, annuendo. Non può non farlo. E' fisicamente incapace di non complimentarla.

    "Wow, dovete smetterla adesso" Kate li indica prima di fare un sorso di vino "Dopo la giornata che ho avuto, state davvero rischiando di farmi montare la testa".

    "Ho la sensazione che sia impossibile" ridacchia Martha "Tu, Katherine, sei l'emblema della modestia. Ma nell'improbabile evento che possa capitare, per favore, dimmi cos'altro ti è successo così da potermi placare nei complimenti".

    Kate risponde all'interesse di Martha con una risata "Oh, niente, davvero. Qualcuno ha mostrato interesse per un paio di mie foto alla galleria".

    "Un paio?" interviene lui prima che possa fermarsi, non volendo che minimizzasse quello che entrambi sapevano essere un momento incredibile nella sua carriera "Qualcuno ha acquistato tutta l'esposizione".

    "Oh, è meraviglioso, tesoro" quasi urla Martha, battendo le mani in segno di gioia, la sua camicetta brilla sotto la luce del sole "Dobbiamo festeggiare! Richard, apri quell'altra bottiglia di vino che so che stai nascondendo in quella specie di armadio che chiami cucina".

    "La stai già bevendo" le ricorda Rick, indicando i due bicchieri.

    "Beh, allora" annuncia sua madre, alzando il bicchiere "A Katherine, per questo fatidico giorno. Possa il tuo successo essere lungo e ricco".

    Rick alza il bicchiere, indicando a Kate di fare lo stesso. Brindano e bevono, e lui nota la mano di Kate stretta attorno al bicchiere.

    "Grazie, Martha. E' tutto ancora abbastanza surreale". Rick la sente deglutire nervosamente, preparandosi al tentativo di fuga che sa che sta preparando. "Ora, se mi scusate, devo andare...".

    Kate indica verso la camera da letto ed entrambi annuiscono, si asciuga le labbra con il tovagliolo e si allontana. Lui la guarda entrare in camera, i piedi che gli formicolano per il desiderio di seguirla.

    "E' adorabile proprio come mi hai detto, Richard. Forse anche di più".

    Rick sobbalza, l'attenzione di nuovo su sua madre e sul suo dolce sorriso sulle labbra viola. Lo sguardo nei suoi occhi gli dice che il cuore le sta correndo emozionato.

    "Lei è...Adorabile, sì" sospira. Adorabile. Un'ottima parola per lei "Non riesco ancora a credere che sia qui, con me. Perchè...Rovinerò tutto" termina, mormorando.

    "Non gliel'hai ancora detto" conclude Martha, appoggiandosi alla sedia ed incrociando le braccia.

    "No. Ho provato prima, proprio prima che arrivassi. Lei...Mi ha comprato un pc con un po' dei suoi soldi - una piccola parte - della vendita, e io non posso...Ma non posso nemmeno perderla, madre".

    "Sei già innamorato".

    "Io...No...Io...".

    "Oh, Richard. Lo sei. Lo sospetto da quando ho messo piede qui dentro. E il mio sospetto è stato confermato quando ha detto che le hai fatto leggere i tuoi lavori. La ami. Non c'è nulla di cui vergognarsi, tesoro".

    "No, certo che no. Non ci sarebbe, voglio dire. E' solo...E' troppo presto".

    "Cosa importa del tempo quando si parla di cuore? L'amore è amore, figlio mio. E se la ami davvero come credo tu faccia, allora devi dirle come sei arrivato ad incontrarla. Se è destino, allora andrà tutto bene".

    "Destino, madre? Di nuovo?".

    "Destino. Fato. Come vuoi chiamarlo tu. Quando due persone sono destinate, allora lo saranno. E, onestamente, Richard? Non ho mai visto una coppia più bella".

    Martha si alza ed entra in cucina, bicchiere di vino in mano. Rick fissa fuori dalla finestra, osservando il sole specchiarsi sui vetri del palazzo di fronte. Non aveva mai immaginato che il destino avrebbe potuto prendere le sembianze di Johanna Beckett, ma...

    Forse.

    Forse sarebbe stato abbastanza.


    Continua...
  12. .
    CITAZIONE (.: Cobra :. @ 19/7/2017, 21:18)
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    :C6:



    CITAZIONE (James Christoper Allen @ 19/7/2017, 21:19) 
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    ☢ Quale team avete scelto? Team Pinkman.

    :C6:



    Edited by sweetest thing - 19/7/2017, 23:36
  13. .




    Lotteria
    Breaking Bad

    << Come ti chiami?>> <<heisenberg>>

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    Presentazione

    Carissimi utenti, sono qui ad invitare a far uscire i 'piccoli chimici' che avete dentro di voi con una nuovissima Lotteria a tema BREAKING BAD!
    Fenomeno telefilmico di qualche anno fa, Breaking Bad ha rivoluzionato il concetto di serie tv, di droga, di violenza e di criminalità. E quale modo migliore di celebrare un pilastro televisivo di tale portata con una bella Lotteria? Fatevi sotto, vediamo chi sarà il più bravo a cucinare... :C3:


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    ➤ Venghino signori venghino! Chiunque può partecipare, basta che il vostro forum sia conforme ai regolamenti di Forumfree/Forumcommunity/Blogfree;
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    Edited by sweetest thing - 27/7/2017, 14:41
  14. .

    Capitolo 2



    Velocemente, tenta di riottenere il controllo della situazione giocando la sua carta da Casanova "E se posso permettermi, le voci sulla sua bellezza sono fortemente modeste".

    "Grazie" sospira, ma un senso di seccatura si irradia dal suo corpo e lui può quasi sentirla pensare 'Dannato tipico uomo che pensa solo con una parte del corpo', e ha paura che possa interrompere prima il loro incontro, prima ancora di poterla conoscere un po'.

    Dice con genuino rimorso "Sembra che debba darle un bel po' di scuse oggi" i suoi occhi blu si fondono con quelli di lei "Io, in alcun modo o forma, volevo offenderla, Diamond...Per favore, perdoni la mia sfacciataggine e attribuiamo il tutto al mio essere uno stupido, stereotipo e virile uomo".

    Lei sorride leggermente e annuisce "Non avrei potuto esprimermi meglio...Sei di certo uno stupido, umm..." stringe le labbra "Virile uomo".

    Lo studia apertamente, cercando una qualsiasi forma di diffidenza. I suoi occhi perdono quella durezza quando nota la sua sobria postura e i suoi occhi da cane bastonato pieni di pentimento.

    Deve aver passato il suo test perchè il momento dopo si sporge verso di lui, i suoi bellissimi seni praticamente fuori dal suo stretto vestito "Per favore, dimmi la verità".

    'Alza gli occhi, Rick. Alza gli occhi'.

    Mentre i secondi passano, lui si ritrova a cadere sotto il peso del suo sguardo, il peso del suo incantesimo, onestamente crede che qualsiasi uomo troverebbe difficile mentirle "Fidati di me. E' la mia natura dire la verità".

    Lei manda i suoi bellissimi occhi al cielo e chiede "Quante volte hai usato quella frase con le donne prima d'ora?".

    Lui ghigna maliziosamente, gli occhi stretti e le gote alzate, mostrando la sua gioia a quella domanda.

    "Solo una volta e certamente non esattamente nello stesso modo...Quando ero una matricola al college, appena legalmente capace di bere, e con appena un po' di esperienza, i miei amici mi trascinarono in un locale esclusivo dove le escort erano subito disponibili. Chiesi ad una bionda particolarmente prosperosa, sui 30 anni, se le sarebbe piaciuto vivere l'esperienza del vero piacere sotto le mani di un autore di talento, e lei si mise a ridere, dicendo che per un migliaio di dollari avrebbe insegnato a me ogni centimetro del corpo di una donna".

    "Suppongo tu abbia accettato la sua offerta?" la voce di Diamond è bassa ma con un pizzico di divertimento, tradendo il suo reale interesse per quella sua risposta.

    "No, come ho detto, non ho mai pagato per il sesso".

    C'è un sonoro bussare alla porta e il momento dopo la voce di Esposito "Capo, rimangono 10 minuti".

    "Grazie" risponde lei prima di ritornare sullo scrittore, gli occhi pieni di mistero "Ho paura che siamo andati off-topic e io sono una donna molto impegnata".

    'Non ne dubito', pensa lui, maliziosamente pensando a lei vestita con del virgineo pizzo bianco con delicati fiocchetti tra i seni, pregando di essere sciolti con i denti...Incrocia le gambe in un doloroso tentativo di calmare l'entusiasmo del piccolo Castle, ma il suo sforzo viene rovinato quando sente l'odore di ciliegie provenire dalla sua pelle di seta.

    "Hai altre domande per me?".

    "Sì" ma si rifiuta di dire che metà di queste finirebbero per farle scagliare il suo bodyguard contro di sè e buttarlo fuori di lì "Per quanti anni le ragazze restano in questo business?".

    "Beh, questa è una grossa variabile...Ma non durano più di 5 anni il più delle volte".

    Dal suo tono distaccato ha l'impressione che non sia necessariamente scelta delle ragazze quella di rimanere o andarsene.

    "Tu cerchi attivamente nuove ragazze per unirsi al giro?".

    "No, è una posizione esclusiva e io non augurerei a nessuno..." si ferma improvvisamente, delle rughe di preoccupazione segnano la sua fronte, e lui può facilmente terminare per lei che non augurerebbe a nessuno di vivere quel tipo di vita, ma vuole sentirglielo dire lo stesso, ha bisogno che lei si fidi abbastanza per divulgare informazioni personali "Ti va di spiegarti?".

    "Ad un autore? No".

    "Di certo sai come ferire un uomo".

    "E' una delle mie specialità" risponde lei ghignando.

    'Oh Dio', lui stringe a pugni le mani, le unghie affondano nei palmi mentre sente distintamente il significato nascosto delle sue parole: 'Fare l'amore è la mia specialità numero uno'.

    La luce del pomeriggio filtra attraverso le tende, illuminando i suoi morbidi riccioli che le accarezzano le spalle, la pelle cremosa intatta, le sue guance sono tinte da un leggero rossore, e crede che lei possa essere la cose più bella che abbia mai visto.

    Si schiarisce la voce e continua "Suppongo che ci sia un certo livello di pericolo in questo lavoro, ecco perchè la presenza del bodyguard musone fuori dalla porta".

    "Corretto. Ho imparato che devo prendere certe precauzioni in questo lavoro".

    Il petto gli si stringe a quelle implicazioni e continua "Posso solo immaginare le cose terribili che ha dovuto vedere".

    "Hmm, sei molto astuto, Mister Castle...Credo sia per il tipo di lavoro che fai".

    "Ah, un insulto mascherato da complimento da parte della signora" le fa l'occhiolino "Attenta, Diamond, o chiunque ci sia dall'altro lato della cimice posta sotto la testiera potrebbe credere che sei infatuata da me".

    Lei spalanca gli occhi per la sorpresa a quella sua affermazione e poi ride, un suono breve e dolce che gli fa desiderare che non ci fosse una telecamera nella stanza, così da poter fare qualcosa di talmente istintiva e inappropriata, e...

    "Non c'è alcun pericolo" scherza lei, gli occhi luccicanti che dicono 'Mi piace mettere al loro posto gli uomini egoisti' "Sei di certo non il mio tipo. Dimmi, c'è mai stata una donna che ti abbia rifiutato?".

    "Rifiutare questo pezzo di grezza bellezza?" si strofina le dita contro la mascella, attirando gli occhi di lei sul suo viso sbarbato "Perchè non ceni con me e ne discutiamo approfonditamente?".

    "La risposta è un sonoro no".

    "Nemmeno un 'Non penso proprio', o 'Dovrò controllare la mia agenda', o 'Forse...se impari un po' di buone maniere'?".

    Lei fallisce nel tentativo di non sorridere, mostrando i suoi perfetti denti bianchi, e lui è incredibilmente contento nel sapere che almeno le piace il suo senso dell'umorismo. Poggia una mano sul cuore e dice in modo drammatico "E' di certo una cosa buona che non mi scoraggio facilmente, perchè tu hai un talento nel mettere gli uomini con due piedi in una scarpa".

    "Solo gli uomini che credono di essere un dono di Dio per le donne".

    "E se riuscissi a dimostrarti che quella frase è vera per me?".

    Lei schiude leggermente le labbra e la mente di lui automaticamente si fionda sul pensiero di baciarla...usando la sua talentuosa e veloce lingua per punirla - trasferendo un po' di quella lava che sente nelle vene in lei.

    Desidera darle un assaggio della sua stessa sensualità mentre reclama quella dolce bocca e determina se sospirerà o gemerà - o rimarrà in silenzio tra le sue braccia.

    Lei risponde gioiosamente "Sei così pieno di te, vero?".

    Lui non risponde, si focalizza solo sui suoi bellissimi occhi e si chiede se sia una donna che urla all'apice del piacere o no...Se è fredda e controllata sotto il tocco del suo amante o se si lascia andare ad una serie di profanità...

    Il pensiero di uomini senza volto che la toccano - vecchi uomini ricchi che si perdono in lei, gli fa attorcigliare le budella in disgusto e il fiato gli si spezza...

    "Ti ho fatto perdere abbastanza tempo" dice sinceramente lui, sperando di cambiare tattica e sorprenderla, renderla in un certo modo curiosa di lui "Grazie per la tua disponibilità nell'assistermi".

    "Come ho detto prima, non ho avuto molta scelta".

    "E' stato un grande piacere conoscerti, Diamond" dice. Non dirà mai che è stato il piacere di tutto l'anno, o forse della sua intera vita.

    Le afferra una mano e la alza fino alle sue labbra, gli occhi fissi sui suoi mentre la sua bocca si apre sul retro della sua mano "Lascerò un biglietto da visita al tuo bodyguard, solo in caso pensassi a qualcos'altro che potrebbe" si umetta le labbra maliziosamente "Aiutarmi nella mia ricerca".

    Dal modo in cui gli occhi di lei finiscono sulle sue labbra, lui sa senza dubbio che non è immune alla carica sessuale tra loro, ma il linguaggio del suo corpo e il suo atteggiamento duro dicono il contrario.

    'Questa devastante donna...'.

    "Non c'è bisogno che lasci un biglietto. Il solo luogo in cui mi vedrai di nuovo sarà nei tuoi sogni".

    Gli sorride in modo giocoso e malizioso, dicendogli in realtà: 'Non intrattengo appariscenti Don Giovanni che pensano che possono portarmi a letto con uno schiocco di dita'.

    "Addio, Mister Castle. E' stato divertente conoscerti" si alza e si gira, le sue lunghe gambe e i suoi morbidi fianchi spariscono dietro una porta prima che lui possa capirlo.

    'Oh cazzo!'.

    Si passa una mano sul viso, chiedendosi quando fosse stata l'ultima volta in cui si era sentito così inadeguato dinanzi ad una donna - se mai fosse stato - perchè in soli 15 minuti, Diamond aveva fatto l'impossibile - gli aveva fatto dubitare di essere affascinante, abbastanza belloccio, abbastanza uomo da conquistare una donna di classe.

    'Che i giochi abbiano inizio', pensa lui mentre prende la collanina e giocherella con l'antico anello, notando una incisione nella veretta d'oro: 'J & J, Forever'.

    Lascia la sua stanza, un sorriso sul viso mentre si avvicina all'arcigno ispanico, notando la sua postura e i suoi occhi rabbiosi.

    'Uh-oh, problemi tra la signora e il suo bodyguard', e sorride di più perchè sa di essere lui la causa di tutto.

    Si avvicina ad Esposito, invadendo il suo spazio personale e con un'aria da 'Sì, sono io l'uomo', infila un bigliettino da visita nella tasca dell'uomo "Non perdere il bigliettino, mi aspetto di ricevere una sua chiamata molto presto".

    "Come no, fratello" risponde l'uomo, fulminandolo.

    Mentre si allontana, non lo preoccupa quando sente il bodyguard strappare il bigliettino, perchè ha un piano B quasi di ferro...Uno in cui l'illustre Diamond dovrà chiamarlo e cercarlo.


    Continua...
  15. .

    Capitolo 14



    Il calore si irradia dal marciapiede, cuocendole i piedi e i polpacci nudi. Con un dito, Kate si alza gli occhiali sul naso per la decima volta da quando è uscita dalla metropolitana. Gocce di sudore le corrono lungo la schiena e si sistema la tracolla della borsa, desiderando ardentemente che solo per una volta avesse lasciato quella dannata cosa a casa.

    Un chioschetto a poca distanza coglie la sua attenzione e Kate accelera il passo, le suole di gomma dei sandali che sbattono contro il cemento. Annaspando leggermente, si avvicina al venditore e ordina una grossa limonata fresca, la mano già a rovistare nella tasca laterale della borsa per il portafoglio. La mascella le si stringe per l'anticipazione mentre passa i 5 dollari e osserva il trasparente bicchiere di plastica riempirsi, un po' di polpa di limone che sbatte contro il bicchiere freddo.

    Le squilla il telefonino proprio quando fa il primo sorso. Arriccia la lingua a quella deliziosa sensazione di fresco e prende il telefono dalla tasca della gonna, il bumper protettivo è morbido contro il palmo. La foto fatta di nascosto ai suoi genitori per pranzo, la scorsa settimana - entrambi attoniti alla vista del suo nuovo iPhone - le illumina il viso e fa scivolare il dito sullo schermo, ridendo internamente al ricordo dello shock totale di sua madre per quell'avanzamento tecnologico.

    "Ciao mamma" dice Kate, portandosi il telefono all'orecchio.

    "In realtà sono io, Katie" il tono basso di suo padre è quasi uno shock "Tua madre arriva subito. Ti ho in vivavoce, però, probabilmente ti può sentire dalla cucina".

    "Il suo udito è come quello di un pipistrello" risponde Kate, sperando che il tono giocoso riesca a coprire la sua ansietà in crescendo.

    Storicamente, le chiamate dei suoi in vivavoce sono sempre state per due motivi: 1) il modo gentile di darle brutte notizie; 2) la descrizione dettagliata di un altro vano tentativo di sua madre di immischiarsi nella sua vita privata avendo il suo povero padre a fare da mediatore. In entrambi i casi, mai qualcosa di buono. Ma si vuole fidare del tono rilassato di suo padre, zittendo le varie domande che minacciano di uscirle a valanga.

    "Lo sai, Katherine" dice sua madre, le parole distanti "Eppure non ti ha mai fermata dal tentare di uscire di casa di nascosto alle 1:00".

    "Ci ha provato"
    ride Jim "Tipico dei giovani cercare di tastare i confini. E' naturale".

    "Tuo padre guarda tanta tv da quando è in pensione"
    dice Johanna, la voce più chiara e vicina. Kate sente il rumore delle ruote di metallo e sorride, immaginandosi i suoi genitori seduti nel loro ufficio, le loro scrivanie accanto, un antico telefono Panasonic tra loro "Pensa di essere il Dr. Phil, ora".

    "Quell'uomo dà ottimi consigli".

    "Quell'uomo è un ciarlatano".


    "Non che non mi diverta tutta questa scena, perchè non è così" interviene Kate, una goccia di sudore le arriva fino a sotto il labbro e crede di averla sentita sfrigolare appena tocca il suolo "Ma penso che questo non sia il motivo per cui mi avete chiamata?".

    "Siamo appena tornati dal dottore" dice Johanna, tutto il tono giocoso sparito "Tuo padre ha delle notizie".

    Kate sente un pugno allo stomaco e quasi incespica. Le braccia in avanti per frenare l'eventuale caduta, e riesce a fermarsi appoggiandosi ad un muro. I mattoni le strofinano la spalla, il cuore in gola.

    "Papà?" riesce a malapena a dire, le lacrime già agli occhi "Che succede?".

    "Buon Dio, Johanna. Le stai facendo pensare che sto per morire" risponde suo padre e Kate sente i muscoli rilassarsi "Non è così, Katie. Non c'è nulla che non vada di nuovo che non vada già da qualche anno".

    "Il ginocchio?".

    "Già. Tua madre e il dottor Ackerman si sono finalmente uniti nel costringermi a sostituire quella dannata cosa".

    "Non sta dicendo la parte in cui non riesce più a piegare il ginocchio e non riesce più ad alzarsi normalmente dalle sedie, come gli ci vogliono 20 minuti per scendere dal letto tutti i giorni".


    "Va davvero così male?".

    I suoi genitori rispondono insieme "Sì". "No".

    Kate ride tremante, il ghiaccio del bicchiere le finisce sulle costole "Penso che dovrò credere a mamma questa volta".

    "Sei sempre stata una coccolona di mamma" sbuffa suo padre e Kate manda gli occhi al cielo. E in tutto e per tutto la piccolina di papà e lo sanno bene tutti. "Ma sta comunque esagerando. Non mi ci vogliono 20 minuti. Circa 10".

    "Come se fosse meglio"
    interviene Johanna "Necessita di questa operazione da anni, ma ha sempre rimandato, e ora...".

    "Sono così felice di avere una adorabile moglie che si occupa di me"
    finisce Jim "Anche quando non penso di averne necessariamente bisogno. Un ginocchio non dovrebbe essere sostituito quando non ho fatto alcunchè per rovinarlo. E' un principio".

    "Sei anziano, Jim"
    risponde sua madre e Kate copre la sua risata con un colpo di tosse "Accettalo. Almeno è solo il ginocchio, non il cuore".

    "Solo perchè mi costringi a mangiare crusca ogni mattina".

    "Prego, tesoro".


    "Quando sarà l'operazione?" interviene Kate prima che la loro discussione esca troppo fuori argomento. Una immagine del suo calendario le spunta in testa mentre si sposta dal muro e inizia a camminare "Ho servizi fotografici per le prossime 3 settimane, ma posso provare a chiamare una collega per almeno uno di questi".

    "Oh, non sarà prima di un paio di mesi" risponde suo padre "Prima bisogna sbrigare tutto il processo dell'assicurazione".

    "Me lo farete sapere quando? Mi assicurerò di prendere un po' di pausa dal lavoro".

    "Certo" dice Johanna "Probabilmente non sarà prima della primavera, ma mi assicurerò di fartelo sapere subito".

    "Grazie, mamma".

    Kate prende un profondo respiro, il sollievo le scorre nelle vene. Erano anni che lei e sua madre non riuscivano a passare più di 5 minuti senza discutere animatamente. Ma da quella cena di tregua...le cose forse erano cambiate davvero.

    Proprio quando la calma era ritornata, il senso di colpa prende il sopravvento nella sua coscienza. Lei e Rick sono stati insieme per 6 settimane, parlando o vedendosi ogni giorno, eppure non aveva ancora detto una singola cosa su di lui ai suoi genitori. Ma in sua difesa, sua madre non aveva proposto più uomini e Kate era stata capace di godersi il poter parlare di tanto altro con lei. Il fatto che Rick sia una sorta di isola felice e, a dispetto dell'evidenza, che lei si svegli ogni mattina con 2 secondi di preoccupazione che possa tutto finire in un attimo è irrilevante. Davvero.

    "Allora, Katie, come stai?".

    La voce di sua madre la riporta alla realtà e lontano dagli occhi adoranti di Rick di quando si era svegliata quella mattina.

    "Bene. Sto bene. Sto andando alla galleria adesso. Laurent mi ha chiamata e ha detto che ha grandi notizie".

    Di nuovo, non racconta l'aneddoto della chiamata di Laurent dove l'ha presa in giro per essere sparita a causa del suo fidanzato. Non è nè il momento nè il luogo adatto. Quella conversazione è meglio averla di presenza. In futuro. Quando lei e Rick saranno più...stabili.

    "Oh?" dice suo padre "Buone notizie?".

    "Non lo so" sbuffa Kate, il calore la rende più irritata per l'essere vago di Laurent "Non me l'ha detto. Sai come Laurent ami fare scena".

    I suoi genitori ridono e Kate manda gli occhi al cielo mentre beve, prendendosi un momento di momentanea freschezza.

    "Vuoi venire a cena, dopo?" chiede Johanna "Puoi aggiornarci su queste misteriose notizie e goderti la lasagna che sto preparando per cercare di convincere tuo padre a smetterla di tenere il broncio per la dieta che dovrà seguire prima dell'operazione".

    "Il cibo per conigli che vuoi costringermi a mangiare per 6 mesi, vorrai dire".


    "Um, ho già degli impegni per cena" con il suo fidanzato di cui non sanno niente e con sua madre. La colpa ancora maggiore, ora "Magari tra un paio di giorni?".

    "D'accordo" dice sua madre e Kate può sentire le pagine dell'agenda essere sfogliate "Facci sapere quando. E facci anche sapere quando possiamo venire alla galleria per vedere l'esposizione. So che sei occupata, ma ci piacerebbe davvero una visita guidata".

    Kate sorride ed annuisce, un leggero rossore sulle gote per l'imbarazzo. Non importa quanti anni abbia, ci sarà sempre una parte di sè orgogliosa ed imbarazzata dinanzi l'orgoglio dei suoi genitori. Anche a 30 anni, la loro approvazione alleggerisce il peso che sente sulle spalle; ancora di più ora che sua madre si sta impegnando, Kate che cerca di incontrarla a metà strada. Equilibrio.

    "Certo. Come ho detto, ho un paio di matrimoni a breve che mi occuperanno tanto tempo, ma sono sicura che ve la farò visitare prima che chiuda".

    Le porte della galleria le sono dinanzi e Kate si appoggia contro un muro, facendo un ultimo sorso del suo drink finchè non restano solo i rimasugli del limone, tentata ad ingoiare anche quelli "Devo andare, ora" dice, salutando con la mano Laurent attraverso una vetrata "Laurent sembra star per esplodere a breve se non mi dice subito la notizia. Fammi sapere dell'operazione, papà".

    "Lo farò, Katie. Ti voglio bene".

    "Vi voglio bene" risponde Kate, chiudendo la chiamata dopo aver sentito il saluto di sua madre.

    Il bicchiere vuoto sotto il braccio, Kate apre la porta ed entra, tutto il corpo le sospira di sollievo per l'agognata aria condizionata. Le viene la pelle d'oca e il vestito le si appiccica addosso. Non ha nemmeno tempo di sospirare prima che Laurent le sia al fianco, i suoi capelli bianchi arruffati dall'aria.

    "Katherine! Sei qui!".

    Lei alza una mano e Laurent le si mette al fianco quasi danzando, le braccia aperte.

    "Troppo caldo per abbracciarci".

    "A giudicare dall'adorabile segno viola che hai sul collo" sorride Laurent, un dito magro le indica la base del collo "Non fa troppo caldo per altre attività".

    Il bicchiere di limonata le cade a terra quando Kate si porta una mano sul petto, il pollice a strofinarsi contro la pelle. Sente le guance arrossarsi per l'imbarazzo.

    E' un uomo morto.

    "Su, su" dice Laurent, il tono pieno di divertimento "Non c'è motivo di arrossire, Katherine. E' perfettamente...".

    "Non sono una ragazzina" interviene Kate. Non lo è. E nemmeno Rick. Anche se sembrano esserlo da un punto di vista fisico. Ma comunque, non va bene "Sono troppo grande per i succhiotti".

    "Penso che le donne adulte siano il quadro perfetto per un succhiotto ben fatto" ride Laurent e Kate si toglie gli occhiali per fulminarlo "Ora vieni, tesoro, dimmi tutto del tuo misterioso galantuomo. Posso dire con sicurezza che sia lui il motivo per cui sei sparita per settimane?".

    Lei si ferma per prendere il bicchiere, agganciando gli occhiali alla maglia e seguendo Laurent per la galleria fino al suo ufficio. Solo la vista del suo divano di velluto le fa sentire caldo, quindi si siede su una poltroncina, la sua coda che sfiora il muro dietro. Laurent si siede sulla sua poltrona di pelle, tormentandosi le mani.

    "Procedi" comanda lui con un sorriso e Kate sospira. Non dirlo ai suoi genitori è un conto, ma non c'è modo di venirne fuori senza dire tutto a Laurent.

    "E' Rick" confessa, le dita a tormentare la cannuccia del suo bicchiere "Ci vediamo da...".

    "Circa un mese, oserei dire" interviene Laurent, ghignando "Non che abbia tenuto il conto, ma è facile dirlo non avendoti vista ad accarezzare e curare le tue creature".

    Kate annuisce. Non aveva realizzato fino ad allora quanto avesse messo da parte la galleria per passare più tempo con Rick. Lavora ancora, ovviamente, ma ora lavora con lui.

    Lui scrive mentre lei sviluppa o edita, il lungo corpo di lui sul suo divano, il pc vecchio e cadente sulle cosce, il ventilatore rumorosissimo. Lui la segue per la città quando lei deve fare foto, i due a ripulire e valutare le sue storie mentre le tiene la borsa o la aiuta a tenersi in equilibrio in precarie condizioni per la foto perfetta. Hanno la loro agenda ora che la scuola è finita, a volte dormono fino a mezzogiorno e altre sono svegli all'alba.

    Alcuni dei suoi migliori lavori sono stati prodotti da quando sta con Rick. Scatti che non aveva mai provato prima d'ora - alcuni pericolosi, alcuni mondani - ora erano appesi nella sua camera oscura, pregando di essere finiti e mostrati. Non si è mai sentita così ispirata. Lui le accende qualcosa, qualche pezzo della sua anima che non sapeva fosse mancante, ma ora non può...

    "Oh" sospira Laurent, tutto il tono giocoso sparito mentre la fissa. Piega la testa di lato, le punte dei capelli che gli sfiorano il collo "Sei seria con lui".

    "Cosa? Io..." Kate scuote la testa "Non l'ho detto. Non ho detto altro che il suo nome".

    Una mano si muove quasi ad allontanare le sue proteste "Non devi, Katherine. Il tuo volto parla. Vedo i tuoi occhi pieni di luce, la dolcezza della tua bocca. Sei piuttosto cotta".

    La protesta le si blocca in gola. Non lo negherà. Non può. Anche se Rick non saprà mai di quella discussione, si merita più delle sue bugie. Si merita di meglio.

    "Già" annuisce, abbassa la testa mentre le farfalle le svolazzano nello stomaco quasi vittoriosamente "Già, lo sono. E' sveglio e divertente, ma anche serio e incredibilmente buono" Kate prende la cannuccia dal bicchiere, girandosela tra le dita mentre parla, le parole che le escono naturalmente "E' uno scrittore. Di talento. Ma non riesce a vederlo, e io...voglio solo mostrargli come lo vedo io. E' incredibile, Laurent. E mi rende..." alza le spalle e la testa, gli occhi le bruciano quando vede la gioia in quelli di Laurent "Mi rende felice. Non sono mai stata così felice. Non sapevo di poterlo essere".

    "Ti stai innamorando di lui".

    "Io...io..." sente come se delle mani fredde le stringessero i polmoni finchè non deve lottare per respirare "Non l'ho detto".

    "Di nuovo, non devi, ma chère. Lo vedo sul tuo viso quando parli di lui" Laurent fa un cenno con la testa "Ma vedo anche il panico, quindi non chiederò altro".

    Kate deglutisce "Grazie" riesce a dire, il petto compresso e in fiamme.

    "Permettimi solo di dire questo...".

    "Laurent. Ti prego...".

    Lui alza una mano per fermarla "Solo una cosa, Katherine, e poi non parlerò più. Oui?".

    Il corpo quasi le trema per quel riluttante assenso, e Laurent abbassa la mano. Accarezza la scrivania, gli occhi finiscono su una foto in un angolo. Kate sa cosa c'è, l'immagine che lo fissa di rimando ogni giorno - Laurent e sua moglie, le mani unite accanto a tazze di caffè abbandonate, le labbra di lui a sfiorare la guancia perfetta e sorridente di Simone. Ricorda ancora quando l'ha scattata, seduti in un caffè a Tolosa, 2 settimane prima che l'ictus se la portasse via. La strappasse via a loro. A Laurent.

    "Opportunità di amare" mormora Laurent, lo sguardo offuscato ancora sulla foto "Non sono rare, ma l'occasione del vero amore lo è. Non lasciarla passare semplicemente perchè provi paura nel tuo cuore" si bacia le punta delle dita e le preme contro il vetro prima di guardare Kate "Tutte le grandi storie d'amore parlano di due persone che lottano contro le statistiche e le loro paure perchè sanno, nel profondo del loro cuore, che le loro vite saranno migliori se passate insieme".

    Il silenzio scende nella stanza, rotto solo dal rumore della plastica della cannuccia che Kate tormenta. Il vecchio orologio di Laurent ticchetta e Kate conta i pesanti battiti del suo cuore, per metà attonita che non abbia avuto un infarto. Laurent si schiarisce la gola e si alza, invitandola a fare lo stesso.

    "Ora, andiamo" dice, indicando la galleria "Abbiamo degli affari da discutere e sento che l'aria è troppo pesante qui".

    Grata di poter allentare l'energia nervosa dei suoi muscoli, Kate si alza di scatto. Getta il bicchiere nel cestino accanto la porta e si asciuga le dita, appiccicose per la limonata, sulla gonna. Laurent quasi scivola sul pavimento, le morbide suole delle sue scarpe silenziose contro il marmo. La conduce verso la parete con i suoi lavori e Kate fa una smorfia internamente, le foto di cui era così fiera un paio di settimane fa sembrano ora troppo normali e classiche. Magari Laurent le permetterà di cambiarne qualcuna.

    "Se volessi cambiarne qualcuna, sarebbe ok?".

    "Per me sì" Laurent si gira verso di lei, le mani dietro la schiena. Quasi saltella sul posto e poi si ferma, e Kate lo fissa, sente le sopracciglia alzarsi "Ma non penso che lo accetterebbe la persona che ha espresso interesse nell'acquistarle".

    "Beh" dice Kate, girandosi verso la parete, già mentalmente ridisegnando la disposizione "Sostituirò quelle che comprerà".

    "Allora, mia cara, dovrai sostituirle tutte".

    I muscoli del collo le tremano per la velocità con cui si gira. Laurent risaltella sul posto, un luccichio malizioso negli occhi, e lei riesce a vedere dinanzi a sè solo un bambino emozionato, entusiasta dei segreti che nasconde.

    "Come?".

    "Ricordi quando ti ho detto che una ospite aveva espresso interesse nell'acquistare il tuo lavoro?".

    Kate annuisce "Non mi hai detto quale".

    "Beh, perchè al tempo non riusciva a scegliere. Alla fine, lei ha deciso che non poteva" alza un braccio, camminando dinanzi la parete "Allora vuole averli tutti, Katherine".

    "Stai scherzando?".

    "Non scherzo su cose simili. Miss Elizabeth Nash vuole acquistare tutta la tua collezione. Se il prezzo sarà di tuo gradimento, ovviamente".

    Il muro è freddo contro la schiena quando ci si accascia contro. Le dita le tremano.

    "Quanto?".

    "Prima di darti questa informazione, Katherine, sento che sia importante dirti che credo che la somma che ha offerto è ragionevole".

    "Ok" annuisce più volte "Quanto?".

    "50.000 dollari".

    Merda.

    La risata di Laurent risuona per la sala, un sorriso fiero in volto "Merda è il termine esatto".

    Kate sbatte le palpebre. Apparentemente l'aveva detto a voce alta. Una mano premuta contro il petto mentre si rimette in piedi, pregando che le ginocchia le reggano, anche se il mondo continua a girarle davanti agli occhi "Io...Uh...Sì. Mi sembra ragionevole. Dollari americani?".

    "Sì" Laurent ride di più mentre la abbraccia e le lascia un bacio alla menta e brandy sulla tempia "Dollari americani. Sei una fuoriclasse, Katherine. Il mondo dell'arte è vivace. Ricorda però, sono stato io a scoprirti".

    "Come se potessi dimenticarlo" mormora Kate mentre Laurent la conduce alla porta "Sono qui grazie a te".

    "Ora, non c'è bisogno di essere sentimentali, Katherine. Farò sapere all'adorabile signora Nash la meravigliosa notizia e ti farò una chiamata appena l'accordo verrà siglato e il contratto firmato. Fino ad allora, divertiti e l'esposizione rimarrà qui fino a che non chiuderemo".

    "Ok" Kate annuisce quando sono alla porta, la mano leggera e magra di Laurent ad accarezzarle il braccio.

    "Un'altra cosa, prima che tu vada" continua Laurent e Kate si gira finchè non sono faccia a faccia, le mani unite "So di averti promesso che non avrei detto più nulla prima, ma essere innamorati significa essere coraggiose. E se c'è una persona che conosco con questa caratteristica, beh, sei tu. Non aver paura di saltare. Ora vai, trova quell'affascinante uomo e festeggia. Tu, Katherine Beckett, ti sei affermata".




    Il sole le batte sulla testa, ancora una volta trasformandole i capelli in un nido per uccelli. Il mondo le passa davanti quasi sbiadito, tutte le cose e i suoni della città si fondono in un rumore bianco. Fluttua per il marciapiede, nel suo mondo.

    50.000 dollari. Wow. Ma non sono nemmeno i soldi a darle alla testa...a renderla così...fluttuante. Davvero. Qualcuno vuole i suoi lavori. Elizabeth Nash vuole appenderli in casa sua o in ufficio tanto fortemente da offrire 50.000 dollari. Non è la prima volta che ha venduto un lavoro, ma questo...Questa è una intera collezione.

    Questo è qualcosa di grande.

    L'iPhone sembra quasi scivoloso in mano quando lo prende. Il pollice sosta sui bottoni che le permetteranno di sentire la voce di lui, le dita tremano per l'adrenalina. Sblocca l'Homepage invece. Questa è una notizia che si dovrebbe condividere di persona. Festeggiare con vino e baci e il suo fiato sul collo.

    Alzando lo sguardo, Kate finalmente si rende conto di dove si trova. Come diavolo è finita a Williamsburg? Merda. Controlla l'ora sul telefono. 3 ore prima di doversi incontrare con Rick e sua madre per cena. Abbastanza da poter tornare a casa e lavarsi, profumarsi e cambiarsi con abiti puliti. Rendersi presentabile, passare un po' più di tempo a coprire il segno sul collo. O...

    O può andare da Rick ora. Convincerlo ad una doccia celebratoria e indossare il vestito dell'indomani - quello piegato in fondo alla sua borsa, accanto al kit di trucchi e al pacchetto di pillole del giorno dopo - e andare a cena.

    Già. Farà proprio quello.

    Kate si gira e quasi fa cadere un jogger che le passa di fianco. E' già ben lontano quando lei urla una scusa. Scuotendo la testa, inizia a camminare, mentalmente mappando il percorso più veloce per attraversare Brooklyn in metro fino a Rick.

    Un flash davanti agli occhi coglie la sua attenzione e si volta, stringendo gli occhi per il sole riflesso sulle porte di vetro dell'edificio dall'altro lato. I mattoni rossi sembrano nuovi, niente graffiti o colori scoloriti. Huh. Kate si avvicina, il cuore si ferma un attimo quando vede il segno di metallo su un lato, rustico e poco evidente, adeguandosi al vicinato sicuramente.

    La mano stretta attorno alla borsa, attraversa velocemente la strada. La maniglia della porta è fredda contro il palmo e la gira, i peli del collo le diventano dritti per l'aria fresca che la colpisce. Non fa nemmeno due passi dentro prima che una donna si avvicini, il viso addolcito da un sorriso.

    "Benvenuta alla Apple Store. Io sono Karin. Posso aiutarla?".

    Certo che sì.


    Continua...
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