House of Telefilm Forum - Tutto sui telefilm!

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    Capitolo 14



    La casa era ancora in piedi. Gold scelse di considerarlo come un buon segno.

    Più si avvicinavano a casa, più Belle si agitava e aveva appena finito di parcheggiare l'auto prima che lei saltasse fuori, il suo viso inclinato a guardare il secondo piano della casa come se stesse cercando di vedere attraverso le mura. Con sorpresa di Gold, non corse subito alla porta ma lo aspettò, sebbene con impazienza. Poteva quasi vederla vibrare mentre zoppicava attorno alla macchina.

    Gold ebbe pietà di lei "Non aspettarmi. Vai e controlla. Digli che lo saluto".

    La faccia di Belle si illuminò di sollievo e si fermò abbastanza a lungo da premergli un caloroso bacio sulla guancia prima che si allontanasse "Papà! Sono a casa!".

    Quando lui entrò, non vide traccia di Belle, sebbene potesse sentire il debole mormorio di voci provenienti dal secondo piano da quella che suonava sospettosamente come una canzone di Elvis. Dove aveva detto qualcosa sull'uso della musica nella terapia di Moe, ma in qualche modo Gold si era aspettato Mozart, non Motown.

    Soddisfatto che tutto andasse bene, fece segno alla governante e l'avvertì di tenere d'occhio l'arrivo di un pacco prima di ritirarsi nel suo ufficio. Se lui e Belle si sarebbero sposati quel fine settimana, i piani dovevano essere fatti. Senza dubbio, lei avrebbe voluto decidere sui fiori e così via, ma c'erano delle scartoffie da redigere e un ufficiante da trovare. Non avevano discusso sulle credenze religiose, ma se avesse voluto sposarsi sulla spiaggia, probabilmente non avrebbe obiettato a una cerimonia laica. Era meglio così. La chiesa locale non gli andava a genio come lui non andava a genio a lui.

    Si stava per sposare.

    Gold si appoggiò allo schienale della poltrona della sua scrivania e fissò il soffitto, meravigliato al pensiero. Dopo il divorzio, aveva giurato di non impegnarsi mai più, ma quando gli era stata data la possibilità di reclamare Belle come sua moglie, non aveva nemmeno esitato. Apparentemente, era stato più affamato di compagnia di quanto non avesse realizzato, e ciò era pericoloso.

    Questa volta sarebbe stato diverso, si disse. Non era più giovane, abbagliato dall'amore. Si sarebbe sposato con entrambi gli occhi ben aperti e si sarebbe assicurato di proteggersi per bene. I termini del loro matrimonio erano chiari: Belle avrebbe ottenuto il suo sostegno finanziario in modo che potesse prendersi cura di suo padre e, in cambio, la sua compagnia. Se quel giorno poteva essere visto come un indizio, aveva fatto un buon affare.

    Non lo amava, ma neanche lui la amava. Era meglio così. Quando c'erano di mezzo i sentimenti, le cose diventavano disordinate e si commettevano errori. La loro disposizione era ragionevole e matura, una solida base per una relazione duratura.

    I suoi occhi si strinsero mentre rifletteva sull'unico difetto possibile: il ragazzo di Belle del Maine. Non era geloso. Sarebbe stato ridicolo essere geloso. Non aveva pretese sul cuore di Belle, ma il pensiero di lei sdraiata accanto a lui nel letto, di notte, a sognare qualcun altro, lo spingeva al limite. Belle era sua moglie e questo significava che doveva essere il centro del suo mondo. Condividere la sua attenzione con suo padre era una cosa, ma condividerla con un altro uomo sarebbe stato insopportabile.

    "Ehi".

    Gold sussultò quando la porta del suo ufficio si aprì e Belle entrò. Erano a casa da meno di mezz'ora. Si sarebbe aspettato di trovarla fissa nella stanza di Moe per un bel po'.

    Esitò sulla soglia, sembrando incerta del suo benvenuto, e lui la fece cenno di entrare, aggrottando le sopracciglia mentre notava le sue spalle abbassate.

    "Cosa c'è che non va?".

    "Niente!" disse troppo in fretta e Gold sentì un sapore metallico di rabbia in bocca. Belle gli stava mentendo.

    "Niente?".

    La guardò mentre si muoveva nel suo ufficio, raddrizzando soprammobili che erano già perfettamente dritti. No, non stava mentendo, si corresse, la rabbia si affievolì rapidamente come era arrivata. Belle gli stava dicendo in ogni modo possibile che era arrabbiata anche se non gli stava dicendo il perché.

    Incerto sul fatto di avvicinarsi o meno, Gold spinse indietro la sedia dalla scrivania, girandosi a guardarla più direttamente "Parlami, tesoro".

    Quando Belle gli rivolse uno sguardo angosciato, le porse le sue mani e quella sembrò essere la cosa giusta da fare. In un attimo, gli fu in grembo, rannicchiandosi contro di lui mentre afferrava la sua cravatta per giocherellarci con le dita.

    "Sono orribile".

    Tenne gli occhi abbassati, concentrati sulla striscia di seta con cui stava giocando.

    "Non lo sei" lui rispose mentre aggiustava attentamente la loro posizione per togliere un po' di peso dalla sua gamba destra. Non era a suo agio, esattamente, ma con Belle tra le braccia, Gold si sarebbe tagliato una gamba prima di ammetterlo.

    "Lo sono, però" lei lo guardò, gli occhi lucidi di lacrime "Sono una persona orribile".

    Si trattava di Moe. Per forza. Gold voleva battere la testa contro il muro. Finalmente l'aveva portata fuori di casa e lontano da suo padre per alcune ore e Belle stava reagendo a quella breve vacanza incolpandosi come se avesse ucciso qualcuno.

    "Suppongo che tuo padre non abbia gestito bene la tua assenza?".

    "Non si è nemmeno accorto che non ci fossi!" le mani di Belle si strinsero attorno alla cravatta, quasi strozzandolo.

    Con dita gentili, Gold allentò la presa "Tesoro, non capisco" si era aspettato di sentire che Moe fosse stato furioso di non aver avuto Belle a portata di mano. Se aveva ignorato la sua assenza, non aveva nulla di cui sentirsi in colpa.

    "Non ha più bisogno di me. Adesso ha Dove" con un sospiro esausto, Belle appoggiò la testa contro la sua spalla.

    Gold le accarezzò i capelli "Non è... buono?" la sola ragione per cui avevano assunto Dove era per liberare Belle dalle cure di suo padre. Per lui, sembrava che le cose stessero andando esattamente come avrebbero dovuto.

    "Sì!" Belle emise un singhiozzo "No? Oh, non lo so...".

    "Perché non mi dici perché pensi di essere una persona orribile?" le suggerì.

    "Sono contenta che abbia avuto una buona giornata. Sono contenta che non si sia arrabbiato. Non voglio che si arrabbi. Quindi, perché mi sento così male?” Belle lo guardò impotente, chiedendo una risposta che Gold non aveva.

    Si mise a pensare intensamente, cercando di dare un senso a tutto quello. Dove si stava dimostrando un tutore esemplare, togliendo tutto il peso dalle spalle di Belle. Moe gli stava rispondendo abbastanza bene e Belle era in grado di avere un po' di tempo libero. Tutti questi cambiamenti erano positivi. Per cosa Belle doveva stare male?

    Gold sospirò quando capì "Senti che Dove stia prendendo il tuo posto".

    "Sono orribile. Dovrei essere felice che gli piaccia Dove. Dove va bene per lui. È solo... è come se non esistessi più. Dove sta facendo tutto e non c'è più spazio per me" Belle nascose il viso nel suo collo, smorzando le sue ultime parole.

    In maniera assente, Gold le massaggiò la schiena mentre considerava il problema. Belle aveva dedicato anni della sua vita a soddisfare tutte le esigenze di suo padre. Ora che Dove si occupava di tutte le attività quotidiane, si sentiva come se fosse stata tagliata fuori. Non c'era da stupirsi che avesse trascorso così tanto tempo nella stanza di Moe: stava cercando di mantenere quella connessione che si stava indebolendo.

    "Non credo che sbarazzarsi di Dove sia la risposta. L'hai detto tu stessa: sta aiutando tuo padre" girò una ciocca di capelli attorno alle dita mentre cercava di risolvere il problema.

    "Dove è fantastico con lui. Dovrei essere grata" la voce di Belle si spezzò.

    "Dovresti sentirti come vuoi" la corresse “La tua vita è stata stravolta. Accettare i cambiamenti è difficile. Non c'è da vergognarsi di avere difficoltà a trovare un posto nella sua vita. Se stai male, stai male. Piangi. Mangia un sacco di cioccolato. Tenerti tutto dentro non aiuta".

    Era una situazione con cui aveva qualche esperienza. C'erano voluti sei mesi di emicranie tremende prima che finalmente riuscisse a capire che aveva bisogno di affrontare i suoi sentimenti invece di seppellirli nella parte più recondita della sua mente. Sperò che potesse risparmiare a Belle il dolore di imparare quella lezione nel modo più duro.

    Belle emise una risatina sommessa "Come sei diventato così furbo?".

    "Anni di esperienza".

    Poteva apprezzare le sue parole di saggezza, ma niente avrebbe risolto davvero problema: Belle si sentiva come se fosse stata esclusa dalla vita di Moe.

    "Puoi fare qualcosa con lui?" al suo sguardo perplesso, cercò di elaborare “C'è qualcosa che tu e tuo padre amate fare insieme? Magari prima che si ammalasse?".

    Poteva scommettere che Belle continuava comunque quotidianamente a fare il bagno a suo padre e ad assicurarsi che mangiasse. Per anni, erano stati solo loro due, ed era la vicinanza di quel legame che le mancava. Un'ora facendo qualcosa con suo padre avrebbe permesso loro di mantenere il loro legame in buono stato rispetto a infinite ore seduta sul suo letto a vederlo lavorare sul suo progetto.

    Belle si tirò leggermente le punte dei capelli mentre ci pensava "Giocavamo insieme con i giochi da tavolo".

    “Forse puoi prenderti del tempo ogni giorno per fare questo. Sono certo che ci sia qualcosa con cui voi due potreste giocare insieme" dubitava che Moe fosse pronto per una partita a scacchi, ma non era nemmeno un vegetale. Sicuramente, c'era qualcosa che poteva fare coinvolgendo anche Belle.

    "Sembra un'ottima idea" Belle sorrise tremante "Non ricordo l'ultima volta che siamo riusciti a divertirci insieme".

    "E ora hai la possibilità di farlo" per Belle sarebbe stato difficile ricostruirsi una vita senza suo padre al centro, ma alla fine sarebbe andato tutto bene.

    “Tutto ciò che faccio è lamentarmi. Devi pensare che sono davvero un'ingrata" la bocca di Belle si contorse mentre pronunciava quelle parole.

    "Niente affatto" la rassicurò. Non gli sarebbe dispiaciuto se Belle fosse entrata all'istante in una facile routine nella sua nuova casa con il suo nuovo marito, ma Gold viveva nel mondo reale. Niente era mai facile, ma questa volta non c'erano state conseguenze. Valeva la pena lavorare per qualsiasi cosa che valesse la pena di avere, e questo ne valeva sicuramente la pena.

    "Perché apprezzo davvero tutto quello che hai fatto, portandoci qui, assumendo Dove, comprandomi quei bei vestiti..." parlò in fretta come se temesse che l'avrebbe interrotta.

    "Ok".

    "So che non eri costretto a farlo...".

    “Belle. Ok".

    “E mi sono davvero divertita oggi. Non voglio che tu pensi che io non...".

    Sembrava che Belle non riuscisse a fermarsi, quindi Gold fece l'unica cosa a cui poteva pensare per fermare quel fiume di parole. Prendendole il viso tra le mani, poggiò le labbra sulle sue, compiaciuto quando lei si sciolse contro lui. Era già passato un bel po' dall'ultima "sessione di prove" e non riusciva a pensare a un modo migliore per concludere quella bella giornata.

    Quando sentì le sue mani strattonare avidamente la cravatta, Gold si eccitò subito e ringhiò mentre le prendeva il labbro inferiore tra i denti, mordendola più forte di quanto avrebbe dovuto. Belle emise un suono soffocato mentre lui cercava di addolcire la sua azione passando la lingua sul suo labbro danneggiato. Lei iniziò a sbottonargli la camicia, le sue dita lasciavano tracce di fuoco mentre gli accarezzava la pelle nuda.

    Le sue mani si strinsero contro la sua maglia, aggrappandosi ai suoi fianchi mentre lei gli accarezzava i capezzoli, una carezza giocosa lo fece sussultare. Un istante dopo, si allontanò, ma le sue labbra non lasciarono le sue. Invece, lei si sistemò meglio in modo da mettersi a cavalcioni, eccitando ancora di più Gold, premendo insistentemente tra le sue gambe. Non riusciva a ricordare l'ultima volta che era successo così in fretta.

    Fretta.

    La minuscola parte della mente di Gold che era ancora in grado di pensare osservò che tutto ciò stava accadendo troppo in fretta e, quando Belle fece scivolare le mani sulla sua cintura, i suoi dubbi aumentarono. Con un sussulto, mise fine al bacio, la sua mano afferrò il suo polso per fermarla.

    "Belle, che stai facendo?".

    Le sue labbra erano più rosse del solito e si fece quasi violenza per non saltarle addosso quando si rese conto del perché.

    "Non vuoi?" lei chiese mentre passava la lingua sulle labbra gonfie.

    Il gesto lo fece eccitare di più e Gold digrignò i denti. C'era un oceano inesplorato tra il "Facciamo pratica" al "Può baciare la sposa" e "Facciamo sesso nel tuo ufficio" e non era sicuro di come fossero riusciti a valicare tutti quei confini senza accorgersene. Gli mancava qualcosa e non era il tipo di uomo a cui piaceva quella sensazione.

    "Non vuoi aspettare la prima notte di nozze?" sembrava ottuso e antico alle sue orecchie, ma Belle non rise.

    Lei scosse la testa "Ti ho già detto che non sono vergine".

    Per quanto ci provasse, Gold non riusciva a capire la correlazione "Sì, ma ciò non significa che mi aspetto che tu..." si interruppe, non avendo idea di come finire quella frase.

    "Non mi dispiace" gli disse, con voce seria “Dovremmo farlo prima del matrimonio. Giusto per essere sicuri".

    La sua erezione si stava calmando, ma con Belle a cavalcioni sulle sue ginocchia, le sue labbra gloriosamente ben baciate e gonfie, pensare era davvero facile. "Essere sicuri?".

    "Sai. Che sia quello che avevi in mente" gli fece un sorriso imbarazzato "Se aspettiamo fino alla prima notte di nozze, sarà troppo tardi".

    Le sue parole lo strapparono dalla sua lussuriosa confusione più efficacemente di un secchio d'acqua ghiacciata. Gli stava offrendo la possibilità di assaggiare la merce prima di acquistarla e il pensiero gli fece male allo stomaco.

    "Non sarà necessario".

    Gold le mise le mani sulla vita e la sollevò da lui, ignorando la sua espressione sconcertata mentre si riabbottonava la camicia. Attento a non guardarla, si mise a cercare la cravatta e finalmente la vide sul pavimento a qualche metro di distanza.

    Prima che potesse decidere se preoccuparsene, Belle la raccolse, senza fare alcuna mossa per ridargliela "Non mi vuoi?".

    "Non sono interessato al tuo corpo come merce di scambio" le parole uscirono più duramente di quanto avesse previsto, ma lei non si allontanò da lui.

    “Ma tu vuoi che io sia tua moglie. In tutti i modi. Sei tu quello che ha insistito per condividere un letto" le sue parole erano pregne di significato, ma la sua voce era sommessa.

    Gold fissò la sua scrivania "Preferirei non averti affatto piuttosto che averti perché pensi che sia un tuo dovere, perché ti ho comprata" l'idea stessa era rivoltante.

    Dolci dita gli toccarono il mento, spingendolo a sollevare la testa. Quando lo fece, il suo viso era a pochi centimetri di distanza, i suoi occhi morbidi "E se mi concedessi a te perché lo voglio?".

    "Quello..." si schiarì la gola "Sarebbe una storia completamente diversa".

    Belle sorrise, ma i suoi occhi erano lucidi "Va bene".

    Gli mise la cravatta al collo e la annodò con dita attente "Non intendevo offenderti. Solo... non volevo che fosse come con Greg. Non con te".

    Prima di quel giorno, aveva confessato con vergogna nei suoi occhi di aver convinto il suo precedente fidanzato a farsi sposare rifiutando di fare sesso con lui fino alla prima notte di nozze. Non era quello che voleva per loro e, dato il contesto delle sue azioni, Gold riuscì a trarre un respiro completo mentre le sue mura di difesa si abbassavano.

    "Capisco".

    "Davvero?".

    Afferrando la sua mano, la portò alla bocca per baciarle le dita “Mi sono offerto a te perché volevo. Nulla di quello che mi hai detto ha cambiato qualcosa. Voglio che diventi mia moglie".

    Avvicinandosi di più, Belle appoggiò la fronte contro la sua “Voglio che tu sia mio marito. In tutti i modi".

    Incapace di fermarsi, Gold inclinò la testa all'indietro per sfiorare le labbra contro le sue, facendo attenzione a non approfondire il bacio.

    “E lo sarai. Alla nostra prima notte di nozze".

    In quel momento, erano in un limbo. C'era una parte di Belle che temeva ancora che avrebbe cambiato idea e l'avrebbe respinta. Solo dopo essersi sposati in modo sicuro sarebbe stata libera di accettarlo o di rifiutarlo basandosi esclusivamente sui suoi desideri e ciò significava che dovevano aspettare. L'avrebbe avuta liberamente o per niente.

    "Alla prima notte di nozze" lei concordò, gli occhi dolci.

    Era troppo vicina e troppo bella e, se non avesse trovato una distrazione in quel momento, non sarebbe mai stato in grado di mantenere la sua promessa. Fortunatamente, uno sguardo alle sue spalle gli offrì una vista della scacchiera, ancora con la partita che avevano iniziato.

    "Credo che abbiamo una partita da finire".

    "Che cosa?" quando Belle si voltò per seguire il suo sguardo, rise alla vista della scacchiera "Oh, Diarmid" disse affettuosamente, trasformando il suono del suo nome in una carezza. Con un sorriso, gli prese la mano "Dai, su. Giochiamo a scacchi".


    Continua...
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    Capitolo 2



    Accesero tutte le lanterne e le candele che riuscirono a trovare, ma quella poca luce non servì per dissipare la sensazione di una presenza che vegliava su di loro. Cameron seguì House, che sembrava seguire il suo stomaco. Sul retro della casa c'era la cucina in stile antico con forno a legna e forno in mattoni a lato di un grande camino. Il legno era impilato ordinatamente dentro, aspettando solo di essere acceso. Gli scaffali e gli armadietti reggevano piatti in porcellana pesante e padelle in ghisa. L'unico cibo consisteva in sacchi di farina e zucchero e conserve fatte in casa, merci che apparivano sorprendentemente fresche. C'era una scatola piena con una sorta di biscotti che sembravano non essere stati toccato da tempo.

    "Come può sembrare tutto così... fresco?" si chiese, e si voltò in tempo per vedere House mordere uno dei biscotti della scatola "Sei pazzo?".

    "Che c'è? Se Polly vive qui, allora questo è il cibo che mangia" lui rispose, facendo una smorfia mentre masticava. Deglutendolo, sistemò i resti sul tavolo di lavoro al centro della stanza e fece una faccia.

    "Il suo nome è Pearl e sta morendo in ospedale proprio ora" Cameron fece notare, spalancando gli occhi per l'orrore "Forse per qualcosa che ha mangiato".

    "No, se fosse stato il cibo, lo avremmo già capito. Ma è una cuoca orribile" aggiunse con lo sguardo di un bambino che era stato costretto a mangiare i cavoletti di Bruxelles.

    Tutto rimase in silenzio per un momento, stranamente, e poi un tonfo dalla parte anteriore della casa fece aderire Cameron al braccio di House, stringendoglielo.

    "Che diavolo è stato?" lei chiese, rilasciando il braccio e facendo un respiro profondo per ricomporsi.

    "Probabilmente solo il vento" le disse, girandosi di scatto e zoppicando in salotto.

    Cameron lo seguì da vicino, più inquieta ogni minuto che passava. Le pareti sembravano avvicinarsi a lei e giurò che continuava a vedere qualche tipo di movimento con la coda dell'occhio.

    "Vedi, non c'è niente qui" lui disse, guardandosi con noncuranza intorno e poi fissando la borsa che ancora le pendeva sul suo corpo "Hai del cibo in quella borsa?".

    "No" lei rispose, stringendosi le braccia attorno al corpo e guardandosi in giro.

    "Bene, allora vado a letto" iniziò a salire i gradini e il cuore di Cameron quasi le sfuggì al petto dal terrore.

    "Cosa? Non mi lascerai qui, vero?".

    "Qual è il problema, Cameron? Ci sono camere da letto quassù, scegline una e mettiti comoda. O resta quaggiù se vuoi. Io vado a dormire un po'".

    "Bene" rispose lei, provocatoria. Se lui non aveva paura, gli avrebbe mostrato che neanche lei ne aveva. Posò la lanterna su uno dei tavolini e si appollaiò sul divano, osservandolo mentre saliva i gradini. Non appena scomparve dalla sua vista, si alzò di nuovo, camminando per la stanza.

    Ogni cigolio e rumore che sentiva, scatenava le sue terminazioni nervose come petardi. Dieci minuti passarono ed era più terrorizzata di prima. A partire dalla in cucina, dove il rumore di passi leggeri che camminavano avanti e indietro, avanti e indietro, come il click dei tacchi di una donna sul legno duro, ed era come se chiunque stesse facendo quei rumori, stesse imitando i suoi stessi movimenti. Più veloce Cameron camminava, più velocemente arrivavano i suoni. Non era House, lo sapeva, e corse dalla stanza e su per le scale per cercarlo, senza preoccuparsi se l'avrebbe presa in giro.

    "House" disse con un sospiro di sollievo, trovandolo nella prima camera da letto, steso sulla coperta bianca come la neve che copriva il materasso, la testa appoggiata sul cuscino e gli occhi chiusi. Non le importava cosa avrebbe detto o pensato, salì accanto a lui e si stese, abbastanza vicino che la sua spalla sfiorava la sua. Il respiro di lei era affannato e poggiò una mano sopra il cuore come per regolare la frequenza cardiaca.

    "Non vedevi l'ora di venire a letto con me, vero?" lui la derise, girandosi per ghignarle in faccia.

    "Questo posto non ti inquieta?" chiese stupita dalla sua aria informale, come se nulla fosse fuori dal comune.

    "È solo una vecchia casa" le disse "Niente di cui aver paura. Cosa mi sorprende è che tu abbia paura. Non pensavo fossi una che crede nei fantasmi e nelle cose che sbattono durante la notte".

    "Io... no. Voglio dire... non lo sono mai stato prima. Ma c'è qualcosa in questo posto...".

    "È solo la tua immaginazione" mormorò "Anche tu hai guardato molti film horror".

    "Forse" concesse, anche se poteva contare su una mano il numero di film horror che aveva visto in vita sua. Cercando il cellulare, vide che erano solo le 20:00, l'inizio di una lunga notte. Lo posò sul comodino e cercò di mettersi comoda, anche se le ombre e i suoni scricchiolanti rendevano il tutto quasi impossibile. La camera da letto era ancora più inquietante del salotto, voleva davvero andarsene da lì, ma ciò avrebbe significato scendere da sola.

    Pesando le sue opzioni, decise di restare con House anche se la stanza la faceva impazzire, ma era il minore dei due mali.

    Accanto al vecchio cassettone scorse una nebbiolina bianca sospesa, ondulata, ma mai formando una forma distinta. Dal centro di essa sembrava come esserci un fulmine, scaricando elettricità ed emetteva un suono forte e indistinguibile. Afferrò la mano di House e soffocò un grido.

    "Sono stanco di aspettare" disse una voce dall'angolo della stanza, profonda e decisamente maschile, e Cameron emise un grido di paura e sorpresa, seppellendo il viso nel collo di House.

    “È stata la mia immaginazione?" sussurrò contro la sua pelle.

    Lui non disse nulla, si sedette e afferrò la lanterna, illuminando la stanza, ma non trovando nulla. La nebbia si era dissipata e la stanza era tornata silenziosa, ma sembrava che la temperatura fosse scesa di almeno cinque gradi e rabbrividì contro di lui.

    "House, torniamo di sotto. Per favore".

    "Bene" mormorò "Se questo significa che starai zitta, torneremo di sotto".

    Si comportava in modo sereno, ma Cameron notò che si muoveva con più velocità del solito, riportandola in salotto senza una parola di protesta quando si aggrappò al suo braccio come un gattino appeso a un ramo di un albero. Tuttavia, tutte le candele che avevano acceso erano spente e né lei né House l'avevano fatto. L'unica luce arrivava dalle loro due lanterne. House appoggiò la sua sul pavimento accanto il camino, prendendo i fiammiferi e accendendo la legna che era stata accuratamente inserita all'interno. Ci volle un po', ma presto ebbero un fuoco scoppiettante che dissipò un po' dell'oscurità. Cameron si sedette accanto a lui e allungò i piedi ancora umidi verso il fuoco per scaldarli.

    Rimasero seduti così in silenzio per un po', Cameron si spostò più vicino a lui ad ogni piccolo rumore che sentiva. Si chiese di nuovo che ora fosse e poi si ricordò che aveva lasciato il telefono sul comodino.

    "Ho lasciato il cellulare al piano di sopra" mormorò, spaventata persino di parlare troppo forte per non spaventare House. O se stessa.

    "Bene, vai a prenderlo" lui disse in tono sprezzante, come se le avesse appena detto di andare in laboratorio.

    "Non posso andare lassù da sola" disse lei, inorridita al pensiero.

    "Beh, io non torno lassù. Mi fa male la gamba" scattò, lanciando un Vicodin in bocca come per dimostrare il suo punto di vista "Bene, lo prenderai domani mattina".

    Si tolse il cappotto e lo avvolse per formare un cuscino improvvisato, posizionandolo sotto la testa e allungandosi sul pavimento. Lei si rannicchiò accanto a lui, infilandosi la borsa sotto la testa, ma quando sentirono un suono lamentoso dalla cucina, lei premette la faccia sul suo petto e si ricordò di continuare a respirare. La avvolse con un braccio e la tirò a sè.

    "Rilassati Cameron" mormorò, la sua voce gentile e calma "Anche se ci fosse qualcosa qui, e non sto dicendo che ci sia, non può farci del male. Staremo bene".

    Lei annuì contro di lui, ricacciando indietro le lacrime, e cercò di rallentare il suo battito cardiaco frenetico, sebbene fosse impossibile con gli strani suoni intorno a loro. Grugniti, gemiti e sussurri... e, peggio, una specie di grido acuto che sembrava provenire da ovunque e da nessuna parte in una volta. I minuti sembrarono ore, lei non riusciva a dormire e sapeva che neanche House non poteva. Si sentiva osservata, ne era certa. Facendo saettare il suo sguardo in giro per la stanza, vide una donna con un abito bianco nel corridoio, non in piedi ma in qualche modo in bilico lì. I suoi capelli erano castani, tirati su ai lati e pendendo sul collo in boccoli spessi. Anche se Cameron non era riuscito a capire tutti
    i dettagli del suo viso, aveva avuto l'impressione di lineamenti delicati e di una bellezza sottile. Le sue spalle erano nude, la scollatura del suo vestito le arrivava appena sopra il seno. La gonna del suo vestito era larga, con strati di pizzo smerlato lungo i bordi, cadendo quasi a terra.
    Sebbene Cameron non potesse distinguere gli occhi, sentì la figura che la fissava e poi, nello spazio di un battito di ciglia, la donna se ne andò.

    Cameron fece un respiro profondo e si morse un labbro per evitare di dar voce al suo terrore. Se la sua frequenza cardiaca era frenetica prima, ora le si era fermata del tutto. Non disse nulla, solo si strinse più forte a House e da quel momento tenne gli occhi chiusi, desiderando silenziosamente una fine rapida a quella notte e a tutti i terrori che aveva portato.

    Ad un certo punto si ricordò che era capodanno, o forse era già l'anno nuovo, non ne era sicura. Mentre altre persone erano fuori
    festeggiare, guardare la palla cadere e dare il benvenuto ad un nuovo anno, era sdraiata lì sul pavimento con House in uno strano
    posto e desiderava solo la luce del giorno. Surreale non era nemmeno il termine adatto, pensò. Pensò a Pearl, vivendo in quel luogo inquietante tutta sola, a meno che i fantasmi non potessero essere considerati come compagnia, e si chiese come ci riuscisse.

    La luce del giorno finalmente arrivò. House si mise a sedere, trascinando Cameron con sè, e si passò stancamente la mano sulla guancia. Lei si alzò e allungò una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi, sorpresa dal suo silenzio.

    Seguendo il suo sguardo, capì il motivo: sul tavolo, accanto al lume, c'era il suo cellulare, posizionato ordinatamente sotto una cascata di
    luce tremolante di una candela che nessuno dei due aveva acceso.

    Aprì la bocca e si bloccò, mentre House afferrò il suo telefono e glielo passò "Dai, andiamo via di qui" disse, raccogliendo il cappotto da terra con l'estremità del suo bastone. Le prese la mano e la tirò verso la porta e, sebbene fosse stata ansiosa di lasciare quel posto da quando erano entrati per la prima volta, esitò, pensando a Pearl.

    "Forse dovremmo spegnere il fuoco e le candele e...".

    "Sono sicuro che ci penseranno i residenti di questa casa" lui ribatté, trascinandola fuori dalla porta.



    Continua...
  3. .

    Capitolo 13



    "Rosa".

    "Rosa?" Gold ripeté incredulo "Sembro un uomo il cui colore preferito possa essere il rosa?".

    Dall'altro lato del sedile, Belle gli lanciò uno sguardo lungo e scrutante, poi annuì decisa "Sì. La tua casa è rosa. Possiedi più di una camicia rosa. Il rosa è sicuramente il tuo colore preferito".

    “La mia casa non è rosa. È color corallo" poteva sembrare rosa con certe luci, ma Gold era disposto a battagliare su quel punto.

    "Sai che ho visto casa tua, vero? Vivo li. È rosa" Belle si portò un tovagliolo sulle labbra e si asciugò delicatamente, come ad indicare che la discussione fosse chiusa.

    “Anche se la mia casa fosse rosa, cosa che non è, il rosa non è il mio colore preferito. Riprova" il gioco era stata una idea di lei e stavano giocando da quando erano arrivati al ristorante. Passando da amici casuali a una coppia fidanzata, saltando tutti i passaggi intermedi, avevano lasciato grandi lacune in ciò che sapevano l'uno dell'altra e Belle aveva deciso che cercare di indovinare le cose preferite dell'altro fosse un buon modo per riempire quelle lacune.

    Finora, Gold si stava divertendo immensamente, soprattutto perché stava vincendo.

    “Hmmm...” Belle si morse il labbro inferiore mentre considerava la questione urgente del suo colore preferito, quel gesto inconscio che faceva cose meravigliose alla pressione sanguigna di Gold.

    Nel tentativo di distrarsi, si guardò attorno, rendendosi conto che tutti gli occhi erano su di loro. Non si aspettava niente di meno quando aveva presentato la sua nuova fidanzata a Storybrooke, ma Belle sembrava ignara dell'attenzione. Aveva sorriso allegramente a tutti quando erano arrivati, ma da allora la sua attenzione era stata concentrata su di lui, tranne per la manciata di messaggi che aveva scambiato con Dove, verificando che suo padre non fosse in procinto di fare a pezzi la casa in loro assenza.

    Lieta di essere al centro della sua attenzione e determinato a far sapere a Storybrooke esattamente cosa fosse per lui, Gold allungò una mano e la posò sulla sua sinistra, facendo attenzione a non bloccare la vista del suo anello di fidanzamento. Con il diamante che luccicava al dito, non c'erano dubbi sul ruolo di Belle nella sua vita.

    "Beh, ti è piaciuto di più il vestito verde..." disse lentamente mentre esaminava la sua espressione alla ricerca di indizi. Gold rimase completamente inespressivo, ma annuì comunque soddisfatta "Blu".

    "Blu" acconsentì. Una volta, non era stato quello, ma da quando aveva incontrato Belle, aveva avuto una netta preferenza per la tonalità che si abbinava ai suoi occhi. Era un pensiero inquietantemente romantico che stava attento a tenersi per sé.

    Belle si dimenò sul sedile in una danza della vittoria improvvisata che lo fece sorridere.

    "Tocca a te. Qual è il mio fiore preferito?".

    Era difficile. Gold non aveva familiarità con la flora dell'Australia e supponeva che lei amasse qualcosa della sua infanzia. Però, probabilmente, lei avrebbe giocato in modo equo e scelto qualcosa di almeno noto per lui, dandogli una possibilità di gareggiare. Tutte le donne adoravano le rose, ma non l'avrebbe insultata scegliendo qualcosa di così banale “Orchidea?”.

    "No. Ti darò un suggerimento: è grande".

    "Girasoli" lui disse subito, chiedendosi perché non ci avesse pensato prima. Certo, Belle aveva un bel carattere e doveva rispecchiarsi in un fiore allegro.

    "Girasoli!" concordò, sembrando compiaciuta della sua vittoria.

    Era stato un modo incantevole di trascorrere un pomeriggio. Belle doveva essere sua moglie e ciò significava che non c'era nulla in lei che non avrebbe dovuto sapere. Le sue preferenze avrebbero dovuto essere familiari come le sue per lei. Il destino della loro relazione poteva non dipendere da lui, sapendo che preferiva la senape al ketchup sugli hot dog, ma tutto ciò che imparava creava un'altra connessione tra loro.

    "È stato divertente" Belle sospirò mentre uscivano dalla tavola calda dopo mangiato "Tutti sembrano carini".

    "Sono molto curiosi di te. Ti sentirai assalita la prima volta che metterai piede in Storybrooke da sola".

    Gli abitanti di Storybrooke lo trattavano con una deferenza che non era del tutto paura, ma sapevano tutti che era meglio non intromettersi nella sua privacy. Avere numerosi investimenti immobiliari significava che possedeva letteralmente la maggior parte della città e nessuno voleva far arrabbiare il proprietario di casa.

    Belle sembrò un po' dispiaciuta al pensiero "Apprezzo l'avvertimento".

    "Li conquisterai in pochissimo tempo" le assicurò "Basta non prestare soldi a nessuno" poteva facilmente immaginare un inquilino senza scrupoli che chiedeva a Belle un prestito e riscuotere i soldi di sua moglie come parte dell'affitto sarebbe stato oltremodo controproducente.

    "Ok" Belle sembrò persa nei suoi pensieri mentre camminavano sulla strada principale di Storybrooke a braccetto. Il suo tentativo di fermarsi davanti a una gioielleria per vedere se qualcosa potesse attirare la sua attenzione incontrò una totale mancanza di interesse, ma lei si illuminò quando passarono davanti al negozio di ferramenta di Marco Waxtern.

    "Possiamo entrare e prendere qualcosa per papà?".

    "Possiamo fare quello che vuoi" almeno non aveva insistito per trascinare Moe con loro in quella escursione ed era stata una sua idea che lei comprasse un regalo a suo padre. Desiderava solo che lei esprimesse lo stesso entusiasmo per l'acquisto di cose per se stessa come per suo padre.

    Fu divertente vederla sfrecciare nel negozio, i suoi occhi luminosi mentre studiava varie probabilità e conclusioni per Moe.

    “Aveva un intero laboratorio a casa. Ho comprato strumenti per lui ogni volta che potevo, ma non è proprio lo stesso. E non voglio che si faccia del male, sai?".

    "Ora Dove può supervisionare" Gold non era sicuro di fidarsi di Moe con uno strumento elettrico, ma lo avrebbe lasciato a discrezione di Belle.

    "C'è un banco di lavoro nel seminterrato. Forse potremmo rinnovare quella stanza e trasformarla in un laboratorio adeguato per lui".

    Dare a Moe il suo spazio nella casa sembrava la cosa giusta da fare. Non gli dispiaceva davvero passare tutto il giorno nella sua stanza, ma fare un po' di esercizio probabilmente gli avrebbe fatto altrettanto bene che la sola stimolazione intellettuale.

    Prima di aver finito di pronunciare quelle parole, si ritrovò Belle tra le braccia.

    "Sei meraviglioso" mormorò contro il suo collo.

    "Bene, abbiamo trovato un accordo" borbottò, deluso quando lei si allontanò.

    "Giusto. Quasi dimenticavo" Belle sbatté le palpebre rapidamente prima di sorridere "Vado a pagare".

    Questa volta, consegnò la carta di credito senza un pizzico di esitazione e Gold annuì soddisfatto per la sua dimostrazione di fiducia. Belle non l'aveva guardato per avere l’approvazione dei suoi acquisti o si era chiesta se stesse acquistando troppo. Era stato un ottimo inizio anche se stava comprando per suo padre e non per se stessa.

    "Dovremmo continuare il nostro gioco?" gli propose una volta che uscirono dal negozio di ferramenta “O dovremmo giocare a qualcos'altro? Cercare di dirci i nostri segreti più profondi e oscuri?".

    Il suo tono era giocoso, ma scatenò qualcosa nel petto di Gold che gli rese difficile respirare "Ha un segreto oscuro, signorina French?".

    Il suo naso si arricciò mentre considerava la domanda "Non lo so. Voglio dire, ci sono cose che non dico a nessuno, ma non è proprio un segreto. Sono solo cose che non dico a nessuno. Cosa vuoi sapere su di me? Fammi una domanda e poi te ne farò una io. Sarà come 'Obbligo o verità?'".

    Si erano promessi l'un l'altro onestà, ma non si sarebbe mai aspettato che fosse tutto così facile. Belle si offriva come un libro aperto e l'intimità che questo offriva era inebriante. Già una dozzina di domande gli vennero in mente, implorando di essere poste, anche se Gold si sentì rabbrividire al pensiero di ciò che avrebbe potuto chiedergli in cambio.

    Senza pensarci, si incamminò in modo che tornassero verso la macchina "Non hai ancora visto la spiaggia. Penso che abbiamo bisogno di un po' di privacy se vogliamo confessare i nostri segreti più profondi".

    "C'è una spiaggia?" Belle sembrò così eccitata all'idea che odiava deluderla.

    "Non come te la immagini" l'avvertì.




    Con sua sorpresa, Belle sembrò assolutamente deliziata quando vide per la prima volta la costa rocciosa "È bellissimo. Ho sempre amato l'oceano".

    Nessuno si sarebbe mai sdraiato su quella spiaggia con un romanzo trash e un drink servito in una noce di cocco, ma il rumore forte delle onde aveva un certo fascino "Ha il suo fascino".

    "Allora, hai già pensato alla tua domanda?".

    Aveva pensato a poco altro durante il breve tragitto in auto. Secondo le regole del suo stesso gioco, Belle doveva dirgli la verità. Se le avesse chiesto del suo misterioso ragazzo del Maine, sarebbe stata costretta a rispondergli.

    Tuttavia, mentre guardava Belle negli occhi, Gold non riuscì a formulare la domanda. Aveva promesso di essere sua moglie. Aveva promesso di essergli fedele e ogni istinto gli diceva che poteva fidarsi. Belle non era Milah.

    Se glielo avesse detto, non avrebbe mai potuto evitare di sentire la sua risposta. Per il resto della sua vita, avrebbe saputo esattamente quanto non fosse l'ideale di Belle e Gold non era sicuro di voler vivere con quella conoscenza "Parlami del tuo ultimo fidanzato".

    “Greg?” Belle si rilassò sul sedile, guardando le onde “Siamo andati al college insieme. Ci venne assegnato il ruolo di partner di laboratorio in Introduzione alla Psicologia per le matricole e mi chiese di uscire. Ci siamo frequentati per alcuni mesi prima che mi rendessi conto che mi piacevano le sue feste di fratellanza più di quanto mi piacesse lui" si strinse nelle spalle un po' “Veniva al bar alcune volte all'anno, di solito dopo aver rotto con una ragazza. Beveva troppo e mi riempiva la testa delle solite parole... Non mi ha mai dimenticata. Ero la sua donna perfetta. Ero stata l'unica che lo avesse mai capito" gli occhi di Belle brillarono quando lo guardò "Io ne dubito. Greg non è complicato".

    Il suo sorriso sbiadì mentre piegava le spalle in avanti, rannicchiandosi su se stessa “La sua famiglia ha tanti soldi e papà stava andando male... Ho iniziato a reggergli il gioco. Gli dissi che non avevo mai smesso di pensare a lui e mi chiedevo come avrebbe potuto essere..." fece una smorfia “Lui c'è cascato. Ero abbastanza sicura che se fossi andata a letto con lui, ci sarebbe passato sopra, quindi l'ho confuso, gli ho detto che mi volevo preservare per il matrimonio e... Beh, conosci il resto".

    Belle sembrava così infelice che non riuscì a non avvicinarsi a lei. Gold posò la mano sulla sua e sfregò il pollice contro il dorso della sua mano "Ehi. Va bene. Hai fatto quello che dovevi".

    Quando si voltò a guardarlo, i suoi occhi erano rossi "Non pensi che io sia una sgualdrina?".

    "Penso che tu sia una brava figlia".

    Quando continuò a fissarlo in modo disperato, Gold si rese conto che aveva bisogno di sentire quelle parole "E non ho mai - neanche per un secondo - pensato che tu fossi una sgualdrina".

    Le sue spalle si abbassarono mentre espirava sonoramente, ma il suo viso era tranquillo, come se le avesse concesso un'assoluzione "Grazie".

    Girò la mano per intrecciare le dita con le sue mentre lo guardava "Non è così, sai. Non mi sono preservata per il matrimonio. Ok...?".

    Gold ridacchiò "Ovviamente. Nemmeno io sono esattamente puro come la neve appena caduta, quindi sarebbe l'apice dell'ipocrisia aspettarsi che tu lo sia".

    Un po' del luccichio nei suoi occhi ritornò a quella sua risposta "Oh, bene. So che alcune persone possono avere problemi a riguardo".

    "Non io" non importava se Belle avesse avuto un amante o un centinaio, bastava che fosse disposta a essere fedele a lui da quel momento in poi. Se non fosse stato all'altezza delle sue precedenti esperienze, avrebbe dovuto dirgli quello che voleva. Almeno sapeva per ora che i suoi baci le piacevano.

    Sembrava un momento eccellente per un'altra sessione di prove, ma Gold era a disagio nella consapevolezza di non aver adempiuto al suo turno. Aveva fatto una domanda, ma non aveva risposto alla sua "È il tuo turno. Chiedimi qualcosa".

    "Giusto" Belle si sedette un po' più dritta mentre pensava "Figli".

    Era andata dritta per la giugulare e Gold serrò la mascella "Come?".

    Era una tattica di stallo poiché sapeva esattamente cosa voleva sapere, ma Belle gli fece un sorriso di scusa "Mi dispiace, non era proprio una domanda, vero? Voglio dire... nell'accordo prematrimoniale si parlava di bambini. Quindi, vuoi dei figli? Hai già dei figli?".

    Si concentrò sulla respirazione attraverso il naso e sul mantenere la sua espressione calma “Non sono contrario ad avere figli, se questo è qualcosa che desideri. Preferirei avere qualche anno prima solo per noi. Lascio a te le... specifiche del caso".

    Se avesse avuto due o tre anni per prepararsi, un bambino con Belle poteva portare più gioia che dolore. O forse no. Alcune ferite non erano ancora guarite.

    “Diarmid?” la voce di Belle fu dolce ed esitante.

    Si sforzò per continuare a parlare “C'è un figlio. Ora è cresciuto. Non mi aspetto che tu sia la sua matrigna".

    "Ehi..." Belle si avvicinò e gli mise la mano libera sulla coscia, accarezzandolo delicatamente "Va bene".

    Aveva promesso di essere onesto con lei, ma non poteva sopportare dirgli quello. In quel momento, Belle pensava bene di lui "È una storia lunga e spiacevole che non riflette bene su nessuno dei partecipanti, men che meno su di me. Te la racconterò un giorno, solo...".

    "Solo non oggi" Belle finì per lui. Appoggiò la testa contro la sua spalla "Va bene. Posso aspettare".

    "Tu vuoi avere dei figli?" Gold non era sicuro di quale risposta avrebbe preferito.

    "Sì, ma non mi dispiace nemmeno aspettare. Penso tu abbia ragione. Prima abbiamo bisogno di un po' di tempo per noi" quando lei tentò di nascosto di sistemare la sua presa sulla sua mano, lui si rese conto di quanto le stesse stringendo le dita e allentò la presa.

    "Questo gioco mi ha stufata" annunciò all'improvviso "Non voglio più giocare. Parliamo di qualcos'altro. Qualcosa di carino".

    La sua voce risuonò di falsa allegria e la sua generosità gli fece stringere la gola. Invece di chiedere le risposte a cui aveva diritto dalle regole del gioco, era disposta a buttare via tutto perché sapeva che lui si sentiva a disagio. Davvero, aveva scelto bene la sua compagna di vita.

    Si schiarì la gola e trasse un respiro profondo, determinato ad usare un tono leggero "Di cosa vuoi parlare?".

    Apparentemente, non ci aveva pensato molto prima. Per un momento, sembrò adorabilmente confusa prima che la sua espressione si schiarisse "Il matrimonio? Probabilmente dovremmo parlarne".

    "Possiamo fare qualunque cosa tu voglia" finché Belle si prometteva a lui, Gold non aveva interesse per i dettagli.

    Belle gli lanciò uno sguardo esasperato “Devi avere alcune idee. Avevi in mente un posto? Un periodo dell'anno? Quante persone avevi intenzione di invitare? Non conosco nessuno dei tuoi amici".

    Questo perché non ne aveva. Aveva clienti e soci in affari, ma, prima del loro fidanzamento, Belle era stata la sua unica vera amica "La mia preferenza sarebbe per qualcosa di intimo, ma sono sicuro che tu hai già in mente la tua lista degli ospiti".

    La sua risata senza umorismo lo colse di sorpresa "Si. Papà e Dove. Gran bella festa".

    "Non vuoi invitare i tuoi amici del college?" negli ultimi anni, Belle aveva avuto poco tempo per socializzare, ma sicuramente avrebbe voluto condividere il giorno del suo matrimonio con i suoi amici più cari. Si stava sposando bene. Non era come se avesse bisogno di vergognarsi di lui.

    “Abbiamo perso ogni contatto dopo che ho abbandonato. Ho provato a rimanere in contatto con alcuni, ma credo che sia apparsa meno divertente una volta che ho iniziato a prendermi cura di papà. So cogliere i suggerimenti".

    Gold lesse tra le righe. Una volta che Belle non aveva avuto più tempo per divertirsi in modo frivolo, le sue amiche erano andate avanti senza di lei, lasciandola con un padre bisognoso e nessun sostegno "Mi dispiace".

    "Non è colpa tua" quando provò a sorridere, le lasciò la mano e la avvolse tra le sue braccia.

    "Mi dispiace lo stesso. Se ti fa sentire meglio, nemmeno io ho amici" quella confessione fu facile da fare.

    "Veramente?" Belle sembrò così sorpresa che dovette darle un bacio sulla testa "Sei così gentile".

    "Sei l'unica persona che la pensa così" ammise. Finché lei continuava a pensarlo, non aveva bisogno di altro.

    "Non è vero. Papà e Dove pensano che tu sia gentile".

    Gold ridacchiò alla sua dichiarazione “Diciamo che abbiamo la nostra lista degli ospiti. Che ne dici di un posto?".

    "Potremmo farlo qui?" Belle indicò la vista attraverso il parabrezza "Mi è sempre piaciuta l'idea di un matrimonio in spiaggia. Andrebbe bene? Potresti…?".

    Quando indicò la sua gamba, lui capì. Non era sicura se il suo bastone gli avrebbe permesso di camminare sulla costa rocciosa, ma la sua espressione era preoccupata, non impaziente "Posso farcela fintanto che non ti aspetti che io corra".

    Belle ridacchiò e gli diede una gomitata leggera "Ok. Metterò da parte la mia idea di 'correrci incontro e abbracciarci al tramonto'. E quando? Se ci sposiamo sulla spiaggia, l'inverno è fuori discussione".

    "Volevi un lungo fidanzamento?" non era sicuro del motivo per cui l'idea lo disturbasse così tanto. Belle condivideva il suo letto e indossava il suo anello, ma in qualche modo non era abbastanza. Doveva essere sua moglie.

    "Tu? Ho pensato che volessi prendere un po' di tempo prima. Sai? Assicurarti che tutto funzioni come previsto?" ci fu un leggero tremito nella sua voce e questo gli fece perdere la testa.

    Aveva paura che lui avrebbe cancellato tutto. Per quanto fosse ridicolo, c'era una parte di Belle che temeva che avrebbe deciso che non era soddisfacente e l'avrebbe lasciata a spasso, bloccata nel Maine e indigente.

    Avrebbe dovuto conoscerlo meglio di così, ma con Belle accoccolata contro il suo fianco, Gold si sentiva troppo protettivo nei suoi confronti per essere infastidito dal fatto che potesse dubitare di lui "Sposiamoci questo fine settimana".

    I suoi occhi blu spaventati incontrarono i suoi per un lungo momento prima che gli sorridesse e appoggiasse la testa contro la sua spalla, contenta "Ok. Ci sposeremo questo fine settimana".



    Continua...
  4. .


    Modulo Fanfiction

    #dove#la #trama #la #fate #voi;

    Nome Autore/Autrice: an-ocean-in-the-sky
    Fandom: Dr. House
    Status: Completa
    Parings: Greg House & Allison Cameron
    Tipologia: Supernatural/Romance
    Sinossi: Cameron aveva cercato di scrollarsi di dosso la sensazione di essere guardata e si affrettò a completare il lavoro di ricerca della stanza per trovare qualcosa di insolito. Il problema era che lì tutto era insolito.
    Link storia originale: Pearl's House
    Ringraziamenti & Varie: Grazie all'autrice per avermi concesso di tradurre le sue storie!

    «role scheme by graphite; - please don't copy or claim as your own»







    dedeed



    Capitolo 1



    Cameron, con la borsa sulla spalla, si trovava alla fine del molo, muovendosi sul posto con nervosismo. Si sistemò meglio i guanti e la sciarpa, osservando il vecchio e scricchiolante molo sotto i piedi, sospirando.

    "Sicuro di farcela, House?".

    "Certo che sono sicuro. Io non sbaglio mai" lui rispose, tirando di nuovo il cavo di accensione.

    "Hai mai guidato una di queste cose?".

    "È una barca a motore, Cameron, non un'operazione al cervello. Abbastanza incredibilmente, riesco a fare entrambe le cose".

    Con il suo berretto e la giacca da marinaio color carbone, sembrava come se appartenesse al mare, un capitano stagionato di un'epoca lontana.

    Lo osservò, momentaneamente distratta dai suoi nervi dal pensiero di lui in un'altra epoca, forse ritornando a casa dal suo vero amore dopo mesi in mare. Era facile immaginarlo, stagionato e cinico, più morbido solo in sua presenza.

    In un attimo fece funzionare il motore della barca e le diede uno sguardo trionfante "Forza, andiamo".

    Scuotendo la testa, si rimproverò per il suo vagare di pensieri e decise che, quando sarebbe tornata a casa, avrebbe buttato i suoi DVD di Horatio Hornblower, perché li aveva chiaramente visti troppe volte.

    Salendo cautamente sulla barca, si appollaiò sulla panca di fronte a lui, mettendo la sua borsa tra i piedi e stringendo il bordo della piccola imbarcazione con entrambe le mani. Girandosi sul posto, si voltò per vedere la loro destinazione. Proprio lungo la linea dell'orizzonte, poteva scorgere il litorale dell'isola, un desolato posto colorato di erba che si agitava al vento invernale come se li avvertisse di rimanere a distanza.

    "Rilassati, Cameron. Daremo una rapida occhiata in giro e poi torneremo indietro".

    "Ma cosa stiamo cercando esattamente?" lei chiese con impazienza.

    "Lo sapremo quando la troveremo" disse, alzando gli occhi verso di lei.

    Allontanò la barca dal molo e finirono nel mare mosso, puntando dritti verso la piccola isola.

    "Non capisco perché sono dovuta venire anche io. Non ti fidi di me per stare con la paziente?".

    "Mi fido di te" disse "Ma Foreman è un tipo di città. Sarebbe inutile qui. Meglio per lui stare con la paziente. E Chase è solo un idiota, non importa l'ambientazione".

    "E quindi cosa? Hai pensato che io avessi seguito un corso speciale per la sopravvivenza crescendo a Chicago?" lei chiese con uno sbuffo derisorio.

    "Non eri una scout?" chiese con finto shock e lei alzò gli occhi verso di lui e si voltò di nuovo per guardare mentre l'isola diventava più grande di un puntino sfocato all'orizzonte. A distanza, vide una struttura di qualche tipo emergere dalla terra rocciosa che sembrava accogliente come l'erba e il mare e rabbrividì.

    "Non è così che intendevo passare la notte di San Silvestro" gli disse, rabbrividendo nell'aria gelida dell'Atlantico.

    "Sì, fa davvero schifo quando i pazienti si ammalano nei periodi di vacanza. Come è maleducato da parte loro darci fastidio in questo modo".

    "Non intendevo questo" lei mormorò "Non mi dispiace lavorare. All'ospedale. Sai, dove c'è caldo ed è asciutto e non sembra uscito da un film dell'orrore?".

    "Beh, accontentati, principessa" la prese in giro "Non è esattamente nemmeno la mia idea di divertimento in vacanza".

    "Oh, mi dispiace così tanto. Avevi in mente di trovare una prostituta per stasera?" lei brontolò "Fanno pagare un extra nel periodo di vacanze?".

    "Non preoccuparti. Sono sicuro che troverò una sostituta accettabile" rispose con un ghigno e un occhiolino.

    "Continua a sognare" lei mormorò sottovoce.

    House guidò la piccola barca fino alla costa scoscesa, ignorando il graffio delle rocce sullo scafo di metallo. Cameron afferrò la sua borsa e saltò fuori senza preamboli, atterrando nell'acqua gelida. Guardò il pendio della spiaggia, tutta pietra scivolosa e si chiese come diavolo avrebbero dovuto scalarlo.

    "Di qui" la chiamò House e si rese conto che era sceso dalla barca, in piedi su una serie di gradini naturali scavati nella terra che portavano su per la collina. Non aveva idea di come ci fosse riuscito, i suoi piedi non erano nemmeno bagnati, notò con un sospiro invidioso.

    Una volta che furono su un terreno più alto, vide che l'edificio era una casa a due piani con vernice scrostata e finestre di vetro al piombo pesante e un belvedere sopra la linea del tetto, una fila di finestre curve che si affacciavano sul mare.

    Anche se l'esterno della casa era un po' sbiadito, sembrava essere solidamente costruita e aveva un certo fascino nonostante l'aurea di solitudine che aveva.

    "Non posso credere che Pearl viva qui" Cameron disse, meravigliandosi mentre attraversavano il portico verso la porta d'ingresso.

    "Chi è Pearl?" House chiese.

    "La nostra paziente".

    "Davvero? Pensavo che il suo nome fosse... in realtà, non avevo idea di quale fosse il suo nome".

    "Come fa una donna di 87 anni a vivere qui da sola? Non riesco nemmeno a vedere i fili della linea elettrica. Come ha l'elettricità?".

    "Magari non ce l'ha" House rispose, aprendo la porta facilmente "Spero che tu abbia portato una torcia".

    L'aveva portata e la tirò fuori dalla borsa, illuminando la stanza, scoprendo lanterne a olio e candele posizionate su varie superfici. Trovarono dei fiammiferi e accesero alcune lanterne, prendendone ognuno una e girando per la casa.

    Le stanze erano strane, un mix di qualcosa di confortante e inquietante tutto in una volta, un ambiente sia vivo che morto allo stesso tempo, come se il posto avesse trattenuto l'atmosfera di cento anni prima.

    Ogni arredamento, tenda, soprammobile e rivestimento del pavimento era datato, eppure Cameron avvertiva una certa familiarità, come la sensazione di un ricordo a lungo dimenticato che filtrava dagli spigoli della sua mente.

    Il salotto era pieno di stampe floreali e divani vittoriani e centrini di pizzo tutti poggiati su mobili in mogano molto decorato, c'era anche un camino. I ritratti sul muro erano di uomini cupi con alti colletti inamidati e donne che indossavano abiti con ampie gonne a balze e ombrellini. Li guardò solo velocemente, ma una foto in particolare la raggelò sul posto, un paio di scioccanti occhi azzurri in una faccia burbera, segnata dagli anni che la scrutavano come se potesse leggere i suoi pensieri. Ogni volta che cercava di distogliere lo sguardo, si sentiva come se quegli occhi la seguissero e quindi indietreggiò fino a quando non poté girarsi, osservando sempre il ritratto con la coda dell'occhio.

    Nonostante l'arredamento antico, il posto era perfettamente pulito da quello che poteva dire nella penombra, come se gli occupanti della casa fossero partiti solo pochi istanti prima. Ma sembrava anche come se qualcuno fosse rimase indietro, sbirciando da un angolo buio.

    Cameron provò a scrollarsi di dosso la sensazione di essere guardata e si affrettò nei movimenti, cercando qualcosa di insolito. Il problema era che tutto era insolito lì.

    Le camere da letto erano più inquietanti del salotto: i letti erano perfettamente realizzati con coperte vecchio stile che sembravano delicatamente usurate. Ogni stanza aveva un lavandino e una brocca per lavarsi e una sedia imbottita rotonda con un pouf coordinato. I mobili erano impeccabili: pezzi antichi realizzati in mogano molto ricco e, probabilmente, dovevano costare una fortuna. Osò dare un'occhiata nei cassetti e li trovò pieni di vestiti che non si usavano da oltre cento anni: sottovesti delicate e calze e corsetti mescolati a cose che non riconosceva.

    Un baule all'estremità del letto era pieno di abiti come quelli che aveva visto nei ritratti di sotto. Sembrava come se il proprietario delle cose la stesse osservando, giudicandola, e quindi lei cercò di toccare il meno possibile.

    La sua curiosità la condusse su per un'altra stretta scala verso il belvedere, dove la vista era sbalorditiva. La stanza era scarna, con una sedia a dondolo, una piccola libreria che conteneva una manciata di vecchi libri e un cesto di maglieria. Le assi del pavimento raccontavano una storia di molti passi e attese e un'intensa solitudine avvolse Cameron mentre si trovava in quel luogo stranamente familiare che si affacciava sul blu-grigio delle acque dell'oceano. Si ritrovò sull'orlo delle lacrime per ragioni per cui non riusciva a spiegare e lasciò la stanza, quasi correndo giù per le scale e in cucina.

    "Hai trovato qualcosa?" chiese, sperando che House avesse scoperto qualunque cosa stesse cercando in modo da potersene andare.

    "No" lui disse, facendola sobbalzare "Questo posto è strano, ma non vedo nulla che possa causare i suoi sintomi. Visto in bagno?".

    Annuendo, indicò una piccola stanza appena fuori dalla cucina e riportò le sue scoperte "C'è una grande vasca a pompa con i piedini, molto pulita. Saponi profumati a forma di rose e conchiglie, alcune lozioni e alcune spugne e un sapone d'olio per legno... Nessun farmaco. Ho preso dei campioni di saponi e acqua, per ogni evenienza, ma...".

    "Sì, niente di rilevante. Accidenti. Andiamocene".

    L'oscurità stava scendendo, quindi spensero le lanterne e tornarono alla barca il più velocemente possibile.

    Solo che, quando arrivarono alla riva, non trovarono nessuna barca.

    "Che diavolo? Non hai legato la barca?" Cameron quasi urlò, girandosi per affrontarlo.

    "Oops!".

    "Hai detto di sapere cosa stavi facendo. Come diavolo dovremmo tornare a casa adesso?".

    "Sei una buona nuotatrice?" lui scherzò mentre prendeva il telefonino "Rilassati. Chiamerò Wilson per venire a prenderci".

    Ci provò e riprovò, e anche lei provò col suo, ma non c'era copertura su quella piccola isola.

    "E adesso?" chiese lei, tornando a guardare la casa alta nell'oscurità sempre crescente. Si sentì di nuovo osservata e distolse lo sguardo, ignorando i brividi lungo la schiena "Sto congelando qua fuori".

    "Torniamo in casa e riproveremo domani mattina" lui disse "Almeno abbiamo un riparo".

    "Non voglio passare la notte in quella casa" gli disse "Mi mette ansia".

    "Preferiresti dormire qui e morire per ipotermia?" lui subito scattò, sfregandosi le dita sulla fronte.

    "Forse" ribatté lei, tentata di schiaffeggiarlo con la sua borsa.

    "Fa come vuoi. Io torno a casa" disse, zoppicando via, lasciandola in piedi dov'era.

    "E va bene" concesse lei, seguendolo con un sospiro arrabbiato. "Come può essere che un tale dannato genio si dimentichi di legare una barca?".

    "Ho fatto un errore" mormorò "Ma grazie per avermelo rinfacciato per l’ennesima volta".

    Sembrava sinceramente dispiaciuto. Lei si sentì un po' in colpa e mormorò "Scusa" mentre rientravano nella casa.


    Continua...
  5. .

    Capitolo 12



    Gold ne aveva avuto abbastanza.

    Nella settimana da quando era entrato in famiglia, Dove si era dimostrato un miracolo sceso dal cielo. Moe stava mangiando e dormendo nei momenti giusti e, sebbene occasionalmente esprimesse il desiderio di tornare a Boston, non era stato rotto nessun oggetto d'antiquariato. Belle non aveva scelto un custode adatto a suo padre; aveva scelto il custode perfetto.

    Eppure lei trascorreva ancora ogni momento libero nella stanza di suo padre.

    Fedele alla sua parola, si era unita a Gold per cena ogni sera nella sala da pranzo, ed erano persino riusciti a parlare di cose che non ruotavano attorno a Moe French. Di notte, dormiva accanto a lui, la curva della sua schiena premuta contro il suo fianco. Non evitava il contatto con lui o cercava di evitarlo. Continuava a preferire la compagnia di suo padre a quella del suo fidanzato ed era giunto il momento di cambiare le cose. Gold si rifiutava di trascorrere il suo matrimonio come secondo di un altro uomo. Ne aveva già avuto abbastanza per una vita.

    Nella speranza di cambiare lo schema prestabilito, invece di andare nel suo ufficio dopo colazione, si trattenne in cucina fino a quando Belle non portò giù il vassoio di piatti con la colazione. Dove si era offerto più di una volta di assumersi quel compito, ma lei aveva rifiutato sempre. Tra sè e sè, Gold si chiese se a una parte di lei mancasse la fatica quotidiana delle cure di Moe. Sembrava ridicolo, ma una parte quasi sepolta della sua stessa psiche conosceva la soddisfazione di prendersi cura di un altro e lo riconosceva in Belle.

    "Oh!" Belle sorrise alla vista inaspettata di lui "Oggi sei un po' audace. Hai deciso di vivere al limite e bere due tazze di caffè invece di una sola?”.

    Il suo austero pasto mattutino era una costante fonte di divertimento per lei e, con sorpresa di Gold, scoprì che non gli dispiaceva quella presa in giro. Sembrava che stesse ridendo con lui, non di lui.

    “In realtà, ho avuto un'idea migliore. Penso che sia il momento di conoscere Storybrooke. Ti piacerebbe andare ad esplorarla con me?".

    Se Belle era stata capace di viaggiare per il mondo per andare al college e costruirsi una casa per sé a Boston, difficilmente sarebbe stata intimidita da una piccola città come Storybrooke, ma conoscerla era qualcosa che potevano fare insieme. Ancora più importante, l'avrebbe portata fuori di casa e lontano da suo padre.

    Mentre guardava le espressioni passare sul viso di Belle, Gold sentì di poterle leggere nella mente. Ci fu un lampo di eccitazione che indicava che era ansiosa di vedere la sua nuova città, seguita quasi immediatamente da una caduta delle sue spalle e uno sguardo dietro di lei in direzione delle scale che esprimevano i suoi timori con chiarezza, come se avesse parlato ad alta voce.

    Belle voleva uscire, ma si sentiva in colpa. Poteva essergli utile quello.

    “Possiamo messaggiare con Dove per assicurarci che tutto vada bene e stasera potrai raccontare a Moe tutto ciò che avrai visto. Forse possiamo comprare qualcosa per lui mentre siamo fuori. Qualcosa da mangiare o una nuova camicia o una parte per la sua macchina?" se fosse riuscito a convincerla che la loro escursione avrebbe giovato a Moe, non gli avrebbe detto di no.

    Belle si morse il labbro inferiore mentre tentennava, spostando il suo peso da un piede all'altro "E se avesse bisogno di me e io non fossi qui?".

    "Dove potrà chiamarci e torneremo subito a casa. Storybrooke è un po' più piccola di Boston. Non importa dove siamo, possiamo essere a casa in cinque minuti".

    Normalmente, Gold preferiva camminare, l'esercizio faceva bene alla sua gamba, ma oggi avrebbero preso la Cadillac. Era importante che Belle sapesse che sarebbe potuta tornare da suo padre in un attimo durante quella prima uscita senza di lui.

    "Torneremmo direttamente a casa se Dove dovesse chiamare?" Belle chiese.

    "Ovviamente" se voleva che lei imparasse a divertirsi, doveva sentirsi sicura che Moe sarebbe stato bene in sua assenza. Un giorno, sarebbe stata capace di dar priorità ai propri bisogni rispetto a quelli di suo padre, ma quel giorno non era oggi.

    "Mi piacerebbe davvero" il suo tono di voce indicava che stava confessando qualcosa di vergognoso "A volte mi sento come se fossi stata rinchiusa per anni".

    Per quanto riguarda Gold, lo era stata. I bisogni di Moe avevano imprigionato Belle totalmente come qualsiasi cella di prigione "Allora è il momento di una pausa da questa prigione. Prendi le scarpe e saluta tuo padre. Andiamo in città".

    Storybrooke non era particolarmente eccitante in generale, figurarsi alle dieci del mattino, ma Belle quasi saltello sul posto, i suoi occhi scintillanti come se le avesse offerto di portarla a Parigi. Gold ridacchiò tra sé mentre lei correva verso le scale come se temesse che avrebbe cambiato idea se non si fosse mossa velocemente.

    Quindici minuti dopo ritornò, i capelli raccolti in una cosa e le labbra più rosse del solito. Quando notò che la stava guardando, arrossì "Beh, non volevo sembrare una sciatta".

    "Sei adorabile" le disse onestamente. Belle era sempre bellissima, ma c'era qualcosa di dolce in lei quando voleva essere al suo meglio per conoscere Storybrooke.




    Rispetto a Boston, Storybrooke era poco più che un puntino sulla mappa, ma il naso di Belle era praticamente appiccicato al finestrino della Cadillac mentre si dirigevano verso il centro della città. Il sindaco, Mary Margaret Nolan, era stata severa nel suo rifiuto di consentire alle catene di negozi e ai franchising di fast food di guadagnarsi da vivere entro i confini della città, quindi la strada principale era un gioiello di minuscole boutique, negozi di abbigliamento e gioiellerie e sperò che la mancanza di una biblioteca o di un negozio di libri non la disturbasse troppo. Gold prevedeva molte consegne da Amazon a casa.

    "È come se fosse uscito da un libro" Belle si meravigliò quando passarono davanti al piccolo parco pubblico.

    "So che sei abituata a più varietà dopo aver vissuto a Boston..." lui iniziò, ma lei lo interruppe.

    "Boston è stata divertente, almeno all'inizio, ma questo... è familiare" sospirò felicemente, alleviando la paura di Gold di sentirsi soffocata nella piccola città.

    "È più grande di quanto sembri, ma esiste una mentalità da piccola città. Sarai oggetto di pettegolezzi" la avvertì. Poteva già immaginare cosa avrebbero detto le persone della bellissima giovane sposa di Diarmid Gold.

    Belle rispose sottovoce "Meglio essere spettegolati che essere invisibili. A Boston nessuno riesce nemmeno a stabilire un contatto visivo".

    "Questo non sarà un problema qui".

    Mentre superavano il ristorante di Granny, Gold indicò dal finestrino "Quella tavola calda è il fulcro sociale della città. Nel menu ci sono buon caffè, cibo mediocre e pettegolezzi a non finire".

    Belle annuì, guardando l'edificio come se stesse tentando di memorizzarlo in preparazione per un quiz.

    "Il Rabbit Hole è l'unico bar e può attrarre elementi indesiderati. Preferirei che portassi qualcuno con te se avessi intenzione di bere lì".

    "Ho già qualcuno in mente".

    Le sue parole leggere gli scivolarono dietro le orecchie per pugnalarlo al petto. Avevano promesso di essere onesti l'uno con l'altro, ma lei non poteva davvero pensare che fosse una buona idea uscire subito e dirgli che aveva intenzione di incontrarsi con il suo amante "Oh?"

    Con una risatina, gli diede un colpetto sul braccio "A mio marito piace farmi ubriacare".

    La scossa di sollievo lo fece ridere "Non è colpa mia se mia moglie è un peso piuma".

    La presa in giro gli ricordò qualcosa di importante. Non appena completarono il tour di Storybrooke, Gold tornò indietro fino a quando non arrivarono davanti ad una gioielleria "Penso che sia giunto il momento che tu abbia un anello".

    "Hai promesso di sorprendermi" gli ricordò.

    "Esatto, l'ho fatto. Sono stato un fidanzato molto negligente" Gold si mise una mano sul cuore in un gesto di contrizione. Era ragionevolmente sicuro che Belle non fosse stata scoraggiata dalla mancanza di diamanti, ma per ogni evenienza le doveva delle scuse per non aver mantenuto la sua promessa "Mi dispiace di averti fatto aspettare così tanto".

    "Stupido" Belle disse con affetto, sporgendosi a baciargli l'angolo della bocca prima di tirarsi indietro, con il viso arrossato "Sai che non mi dispiace, vero? Non devi assolutamente comprarmi un anello. Non ho bisogno di un anello".

    Con una risatina, Gold interruppe il suo ansioso flusso di parole reclamando la sua bocca con la propria finché non si sciolse contro di lui "Potresti non averne bisogno, ma voglio che tu ne abbia uno" vederla con l'anello di un altro uomo al dito era stata una delle esperienze più spiacevoli della sua vita. Solo vederla indossare il suo anello lo avrebbe tranquillizzato.

    Belle lo guardò sbattendo le palpebre, lo sguardo confuso, e gli ci volle tutta la forza di volontà per non spingerla indietro sul sedile e reclamare un altro bacio. Solo la consapevolezza che se avessero iniziato un'altra "sessione di prove" non le avrebbe mai mostrato Storybrooke.

    Si sedette e indicò la piccola boutique accanto alla gioielleria "Perché non vai lì e ti compri qualcosa di carino? Quando avrai finito, avrò una sorpresa per te".

    "Non è una sorpresa se me lo dici in anticipo" i suoi occhi danzanti tradirono il suo tono pedante.

    “Mia moglie è impossibile da soddisfare. I prossimi cinquant'anni saranno molto difficili".

    Belle mandò gli occhi al cielo, rifiutandosi di abboccare "Oh sì, sono inarrivabile".

    "Lo sei un po', ma ne vali la pena" avere il calore della piena attenzione di Belle rendeva tutto ciò che aveva fatto per lei finora un piccolo prezzo da pagare.

    Quando la spinse nella direzione della boutique, Belle andò senza lamentarsi, ma mentre Gold la guardava fare la breve passeggiata, stava già allungando la mano nella borsa per tirare fuori il telefono. Controllando suo padre, senza dubbio. Pensava di non potersi davvero lamentare. Non desiderava bandire Moe dalla vita di Belle. Voleva solo che lei smettesse di orbitare attorno a lui come se fosse il suo sole personale.

    Una volta che Belle fu dentro la boutique, Gold si mise al lavoro. Il proprietario fu felice di mostrare il vassoio di anelli scintillanti e, sebbene fosse tentato di metterle un diamante enorme al dito per ricordare al mondo che era sua adesso, Gold cercò di tenere a mente le preferenze di Belle— qualcosa di piccolo, aveva chiesto. Qualcosa di semplice

    Non era del tutto sicuro che l'anello che aveva scelto si potesse qualificare come piccolo e semplice, ma Gold sperava che le sarebbe piaciuto comunque perché, dopo solo uno sguardo, aveva capito che doveva essere suo. Qualcosa sullo stile Art Deco. Il diamante rotondo centrale era incastonato da una cornice quadrata traforata e affiancato da una piccola coppia di diamanti incastonati direttamente nella fascia in platino. Non era semplice, ma era lineare e classico, perfetto per Belle.

    Per sua gioia, Belle era ancora nel bel mezzo dello shopping dopo aver completato il suo acquisto, la piccola scatola di velluto era entrata facilmente nella tasca della giacca. Quando entrò nella boutique di abbigliamento, una donna alta dai capelli rossi lo salutò e, al suono della sua voce, una Belle spettinata sbirciò fuori dal camerino.

    "Hai già finito?".

    "Prenditi tutto il tempo" la incoraggiò mentre accettava l'offerta di una sedia "La mia carta di credito ha bisogno di alleggerirsi un po'".

    Non era del tutto sicuro che avrebbe dovuto ascoltare le parole della rossa, un consiglio sussurrato per Belle "Se lo tenga stretto!".

    Lo shopping non era uno dei suoi passatempi preferiti, ma ascoltare il fruscio degli abiti dietro una tenda prima che Belle uscisse dallo spogliatoio per mostrare un vestito dopo l'altro era un modo estremamente piacevole per passare il tempo. Era abituato a vederla con la divisa da barista in bianco e nero e, da quando si era trasferita a casa sua, lei aveva preferito jeans e top morbidi, ma con il suo conto in banca a sua disposizione e nessuno che dovesse compiacere tranne se stessa, Belle preferiva colori sgargianti gonne corte.

    "Splendida" la elogiò al suo ultimo vestito: un vestito di tessuto verde brillante che enfatizzava le sue curve e faceva sembrare i suoi occhi quasi blu come il cielo.

    Belle volteggiò per far risaltare la gonna "Quindi, è questo il vincitore?".

    Gold sbatté le palpebre "Prego?".

    "Questo è quello che dovrei comprare?" lei chiarì.

    "Pensavo che li stessi comprando tutti" provare cinquanta abiti e comprarne uno a malapena sembrava un uso efficiente del tempo.

    La rossa spalancò gli occhi mentre Belle spalancava la bocca "Non puoi essere serio".

    "Perchè no? Tutti hanno bisogno di vestiti. Se ti piacciono gli abiti, acquista gli abiti. A me piacciono sicuramente" gli piaceva vederla scegliere le cose per sè. Era un altro modo di conoscerla.

    La rossa trovò qualcosa da fare altrove nel negozio mentre Belle gli si avvicinava a piedi nudi, tendendogli la manica in modo che potesse vedere il prezzo del vestito "Guarda questo e poi dimmi di nuovo che devo comprarli tutti" lo sfidò.

    "Hai idea di quanto costino i miei vestiti?" lui rispose dopo uno sguardo al cartellino “Belle, se ti piacciono questi vestiti, comprali. Voglio che tu abbia tutte le cose carine che vuoi. Ti meriti cose carine".

    Aveva passato anni a lavorare come un cane, ma quella vita era alle sue spalle adesso "Che senso ha avere una moglie se non riesco a viziarla?".

    Belle lo guardò attentamente "Ma parli sul serio? Ti piace davvero spendere soldi per me".

    “Sì” pensava che lo avesse finalmente capito.

    Un momento dopo, gli si mise in grembo, la sua faccia premuta contro il suo collo mentre le sue spalle tremavano. Non sapendo perché stesse piangendo, Gold la avvolse tra le braccia "Sshh. Va tutto bene".

    Una mano tra i suoi capelli, stringendo le dita fino a quando la sua presa fu quasi dolorosa "Tu..." lei sussurrò con la voce rotta.

    Completamente inconsapevole su cosa fare, Gold si accontentò di massaggiarle la schiena e farla rilassare finché non smise di tremare. Belle sospirò, respirando contro il suo collo per lunghi momenti fino a quando lei si tirò indietro abbastanza da prendergli il viso con le mani.

    "Oh, Diarmid..." sospirò mentre lo guardava con occhi umidi.

    "Va tutto bene" lui ripeté, incerto su cos'altro dire.

    Belle deglutì a fatica, poi annuì "Sì".

    Lasciò cadere un bacio sulla punta del naso prima di scendere dal suo grembo "Dovrei provare gli altri?".

    "Se è quello che vuoi".

    Belle giocherellò con l'orlo della gonna per un momento, poi lo guardò deciso "Questo è quello che voglio".

    La commessa riapparve quando Belle rientrò nel camerino "A proposito, sono Ariel" gli si presentò.

    "Un piacere" con sua sorpresa, Gold scoprì che diceva sul serio. Aveva apprezzato il suo discreto tentativo di dare a lui e Belle un po' di privacy, anche se era solo per proteggere la commissione considerevole che stava senza dubbio aspettando.

    Una volta che Belle ebbe fatto le sue ultime selezioni, la scortò alla cassa "Usa la tua carta" la incoraggiò. Tutti i soldi provenivano dallo stesso posto, ma aveva bisogno di prendere l'abitudine di comprare cose per sè.

    Diventò un po' pallida quando Ariel le presentò il totale finale, ma a suo merito andava detto che firmò il conto con mano ferma.

    "Ben fatto" Gold la lodò prima di dare ad Ariel le istruzioni per consegnare i vestiti a casa più tardi nel corso della giornata.

    "Non ho mai speso così tanti soldi in una sola volta in vita mia" Belle commentò mentre uscivano dalla boutique.

    "Spero ti sia piaciuto" dal momento che l'accesso al suo conto bancario era uno dei principali vantaggi di sposarlo, sarebbe stato un peccato non usufruirne.

    Belle ridacchiò "Mi è piaciuto molto più di quanto avrei dovuto".

    "Non c'è vergogna nel goderti quello che hai" non era mai stato in grado di capire la convinzione che amare le cose materiali fosse in qualche modo superficiale e indegno. Era piacevole essere circondati da cose belle. Belle sarebbe stata Belle se fosse vestita di seta o di tela, ma la seta era uno spettacolo dannatamente più comodo.

    "Immagino di non essere abituato ad avere nulla di cui godere" lei ammise “Mi ci devo abituare, sai? Il denaro non può comprare l'amore, la felicità o la salute".

    "Ma può comprare dottori, medicine e conforto" le ricordò “Il denaro è uno strumento molto utile. Quando ce l'hai, hai molte opzioni. Quando non ce l'hai, sei costretto ad accontentarti. Sono stato povero e sono stato ricco. Ricco è meglio".

    "La vita è sicuramente più facile quando hai soldi" Belle guardò la strada "Beh, in qualche modo comunque".

    "Esatto" concordò, contento che si fossero capiti.

    La prese per un braccio e si allontanò dalla Cadillac. Il parco era a solo un isolato di distanza ed era una giornata abbastanza calda per la primavera nel Maine. Non era romantico, ma Belle lo era, e il minimo che potesse fare era presentarle il suo anello di fidanzamento in un ambiente più attraente del sedile anteriore della sua auto.

    "A proposito di cose, ho qualcosa per te".

    Gli occhi di Belle si illuminarono "Una sorpresa?".

    "Qualcosa del genere" Gold si rese conto che avrebbe dovuto comprarle una tiara o qualcos'altro altrettanto poco pratico di una vera sorpresa prima di darle l'anello. La prossima volta.

    La guidò verso una panchina nel cuore del parco, sorridendo mentre guardava i suoi occhi sfrecciare ovunque, assorbendo tutto.

    "È carino qui".

    Non c'era molto nel piccolo parco, ma Belle si guardò intorno come se fosse un paradiso "Ero solita prendere un libro la mattina, uscire e non tornare fino a quando non si faceva troppo buio per leggere".

    "Spero che inizi a farlo di nuovo" quando era stata l'ultima volta che si era rilassato in giro e si era semplicemente goduto il calore del sole e la sensazione della brezza sul viso? Gold non riusciva a ricordare.

    "Forse lo farò" il sorriso di Belle tremò, la luce nei suoi occhi si affievolì e sapeva che stava pensando a suo padre.

    Determinato a scacciare quei pensieri, prese dalla tasca la scatola di velluto "La tua sorpresa" annunciò mentre l'apriva per mostrare l'anello.

    "Wow" gli occhi di Belle si spalancarono e si inumidirono.

    "Va bene?" aveva pensato di rendere la domanda irriverente e continuare le prese in giro, ma era sembrata dolce ed esitante alle sue stesse orecchie.

    "È bello, Diarmid" allungò una mano, sfiorando la punta dell'anello solo per un momento prima di accarezzargli la mascella "Lo adoro".

    Sentendosi stranamente teso dentro, Gold levò l'anello dalla sua scatola e attese che Belle gli offrisse la mano sinistra. Una volta che lo fece, fece scivolare l'anello sul dito e sembrò brillare più di quanto non avesse fatto nel negozio.

    Con il diamante al dito, non ci sarebbe stati dubbi su chi fosse Belle per lui una volta essersi fatta conoscere dal resto di Storybrooke, ma con sua sorpresa, puntare la sua affermazione pubblica su di lei era l'ultima cosa nella mente di Gold. Avvolse il braccio attorno a Belle e la strinse più vicino, contento di stare tranquillamente al suo fianco. Per il momento, erano le uniche due persone al mondo, e gli piaceva così.


    Continua...
  6. .

    Capitolo 11



    C'era troppo silenzio.

    Nel giro di pochi giorni, Gold si era abituato al tintinnio costante delle campane da slitta che indicava che Moe French era in movimento. Il suono era irritante quando lo distraeva dal suo lavoro ed esasperante quando rovinava momenti intimi con la sua fidanzata, ma in qualche modo il silenzio era ancora più inquietante.

    Abbandonando il suo lavoro, Gold si alzò e uscì dal suo ufficio, dirigendosi verso le scale. Mentre saliva, il suono di voci divenne sempre più distinto. Non riusciva bene a distinguere il tono basso di Dove, ma la voce più acuta di Belle era chiara.

    "Lo pensi davvero?".

    Qualsiasi cosa Dove avesse detto in risposta, sembrò soddisfarla, visto che poi lei disse "Oh, è meraviglioso! Devo dirlo a Diarmid".

    Il suono del suo stesso nome lo fece sorridere. La risposta immediata di Belle alla ricezione di buone notizie era stata quella di volerle condividere con lui. Era un ottimo segno.

    "Dire a Diarmid cosa?".

    Belle sobbalzò al suono della sua voce, voltandosi da dove era seduta sul bordo del letto di Moe per guardare Dove e suo padre mentre erano seduti insieme al tavolo, con le teste immerse nel progetto di Moe.

    "Sei subdolo!" lei lo accusò, gli occhi scintillanti. Quando accarezzò il materasso accanto a lei, Gold si mosse per raggiungerla "Dove mi stava dicendo che conosce un dottore nella zona specializzato in casi come quello di papà".

    "Il dottor Kurz è molto bravo nel suo campo" Dove concordò, dandogli un rispettoso cenno di saluto.

    "Mi piacerebbe chiamare e fissare un appuntamento, se per te va bene" Belle si voltò con uno sguardo di supplica.

    Apparentemente, non voleva affatto condividere buone notizie. Invece, stava semplicemente cercando il permesso di organizzare un appuntamento per suo padre. La delusione gli lasciò un sapore aspro in bocca "Ovviamente".

    "Grazie!" il bacio che premette sulla sua guancia fece addolcire Gold, una sensazione che si dissipò quando lei si alzò dal letto "Porto su il pranzo. Vuoi mangiare qui con noi?”.

    Voleva mangiare al tavolo della sala da pranzo con la sua fidanzata come un normale essere umano, ma a quanto pare quella non era un'opzione. Non era proprio così che aveva pianificato che si svolgesse la sua vita una volta che Dove fosse stato assunto come tutore di Moe, ma Gold ingoiò quel boccone di impazienza. Dove era lì solo da poche ore. Non poteva davvero aspettarsi che Belle scaricasse suo padre nelle sue mani senza guardarsi indietro.

    Rendendosi conto che Belle lo stava guardando in modo strano, Gold si affrettò a rispondere alla sua domanda "Sì, grazie. Hai bisogno di aiuto?".

    Lo sguardo di gratitudine che gli rivolse era completamente sproporzionato rispetto alla semplice offerta "No, non ti preoccupare. Tu resta pure qui con papà. Torno subito".

    Con l'attenzione di Moe focalizzata sulla rotella di metallo in mano che Gold era pronto a scommettere una volta facesse parte del suo orologio a cucù, non era sicuro di cosa fare "Com'è andata la tua giornata, Moe?".

    "Bene, bene" Moe rispose distrattamente.

    "Come sta andando con la macchina?".

    Moe lo guardò a mo’ di rimprovero "Sto cercando di concentrarmi".

    Ed ecco che si concludeva così la visita di Gold a Moe French.

    Gold cercò di non notare lo sguardo comprensivo che Dove gli rivolse.

    "Parlami di questo dottor Kurz, Dove".

    L'uomo sembrò felice di accontentarlo e Belle sembrò felice quando tornò nella stanza, con il vassoio del pranzo in mano, e lo vide conversare con Dove.

    "Ecco qui!" lei annunciò mentre distribuiva piatti di panini e bicchieri di tè freddo, tutti prodotti dalle abili mani della governante.

    "Prosciutto e rucola devono essere tuoi" porse a Gold il suo piatto con un sorriso “Tacchino per papà. Insalata di pollo per me. Dove, sembra che tu ne abbia uno di tutti. Non ero sicura di cosa ti piacesse mangiare".

    Considerando le dimensioni dell'uomo, Gold non fu minimamente sorpreso quando mangiò tutti e tre i panini, ma notò come si soffermò di più su quello al prosciutto. Almeno qualcun altro in quella famiglia apprezzava le buone cose della vita.

    In qualche modo, Dove riuscì a convincere Moe a mettere giù il suo lavoro e mangiare il panino con loro. Gold percepì la sorpresa di Belle per la facilità con cui aveva canalizzato l'attenzione di suo padre, ma quando cercò di attirare la sua attenzione per condividere il suo piacere in quella dimostrazione che Dove era l'uomo giusto per quel lavoro, la trovò con uno sguardo duro.

    Nonostante qualche lieve suggerimento che magari sarebbe dovuta andare a prendere un po' d'aria fresca, Belle non mostrò alcuna intenzione a spostarsi dal suo posto sul letto di suo padre e Gold scelse di non insistere. A parte trascinarla fuori dalla stanza per i capelli, o - peggio - ordinarle di scendere di sotto con lui, non ci sarebbe stato nessun modo per spostarla da lì. Era suo marito, non il suo datore di lavoro.




    A cena, Gold era pronto a ripensare la sua posizione precedente. Aveva appena acceso le candele sul tavolo della sala da pranzo quando Belle scese per il suo piatto, girandosi immediatamente per tornare al piano di sopra una volta preso.

    Fu la goccia che fece traboccare il vaso.

    "Gradirei che ti unissi a me per cena".

    La sala da pranzo era chiaramente visibile dal punto in cui Belle si trovava in cucina, ma sobbalzò come se fosse stata ignara della sua presenza fino a quando non aveva paerto bocca. Forse era proprio quello, pensò Gold speranzoso, forse non lo stava affatto evitando. Forse non l'aveva visto.

    Le sue parole successive infransero le sue speranze "Vuoi che ti porti il tuo piatto di là?".

    Gold chiuse gli occhi e respirò lentamente, cercando di trattenersi "Mangerò in sala da pranzo. Mi piacerebbe che tu facessi lo stesso".

    Quando Belle gli aveva chiesto cosa si aspettava da sua moglie, le aveva fatto capire che si aspettava che lei pranzasse con lui. Non aveva specificato che fosse nella sala da pranzo e forse quello era stato un suo errore. A sua difesa, non avrebbe mai immaginato che sarebbe stata così determinata a mangiare ogni pasto seduta sul letto di suo padre.

    Belle lanciò uno sguardo angosciato in direzione della scala "Io…".

    "Dove è con tuo padre, no?" era per quello che veniva pagato.

    "Beh, sì, ma..." Belle spostò il suo peso da un piede all'altro come se fosse fisicamente tirata in due direzioni contemporaneamente.

    Poteva farle pressione. Poteva chiederle se stesse mettendo in dubbio la competenza di Dove e l'avrebbe talmente raggirata che si sarebbe ritrovata a tavola con lui prima di sapere cosa fosse successo. Sarebbe stato facile.

    Non sarebbe stato soddisfacente. Gold non voleva la compagnia di Belle perché l'aveva manipolata. Voleva che fosse una sua libera scelta. Si era trasferita a casa sua quattro giorni fa e da allora aveva avuto meno della sua attenzione di quanto non facesse quando si scambiavano opinioni e pensieri sulla letteratura in un bar. Si era sentito più vicino a lei quando lei era a Boston e lui nel Maine.

    La faccia di Belle si contorse in una smorfia e Gold sospirò. Aveva creato quel problema non chiarendo subito e insistendo sul fatto che tutti dovessero mangiare insieme nella sala da pranzo. Ora che aveva gettato la pietra, avrebbe dovuto convivere con le conseguenze. Non lo avrebbe ucciso sedersi sul divano nella stanza di Moe e mangiare e se fosse riuscito a convincere Belle a sedersi accanto a lui, alla fine avrebbero anche potuto parlare.

    Non era mai stato bravo a condividere, ma se quella relazione doveva funzionare, avrebbe chiaramente dovuto farlo e anche abbastanza rapidamente.

    “Non importa la sala da pranzo. Se porti il mio piatto di sopra, spegnerò le candele e porterò il vino per cenare lì".

    Non aveva senso renderla infelice quando un compromesso era abbastanza facile da trovare. L'indomani avrebbe spostato dei tavolini nella stanza di Moe, per avere un posto dove mettere i piatti.

    "No".

    La risposta di Belle lo colse di sorpresa.

    "No?" stava davvero rifiutando di permettergli di mangiare con lei?

    "Hai ragione. Papà è con Dove. Lui sta bene. Io... mi piacerebbe vedere la sala da pranzo" il suo sorriso coraggioso lo colpì in pieno petto.

    "Grazie" mormorò con un forte accento. Infastidito con se stesso, deglutendo a fatica.

    Quando gli occhi di Belle incontrarono i suoi, li trovò lucenti, ma stava sorridendo "Prego".

    Gold non era sicuro di quanto tempo fosse rimasto sulla soglia a fissarla prima di rendersi finalmente conto che, se avesse voluto che mangiasse nella sala da pranzo con lui, sarebbe stato utile se si fosse dato una mossa. Con suo sollievo, Belle non disse nulla sulla sua trance momentanea una volta che persuase i suoi piedi a muoversi.




    "È magnifico" gli occhi di Belle brillarono mentre osservava il tavolo a lume di candela.

    Mentre Gold sapeva che la sua casa era squisitamente decorata, da tempo aveva smesso di prestare molta attenzione alla sua bellezza. Ora, con Belle seduta alla sua destra, si rese conto che la stanza non era mai stata così bella "Vino?".

    “Mezzo bicchiere. Non abbiamo bisogno di una ripetizione dell'incidente scozzese" i suoi occhi giocosi saettarono verso di lui.

    Erano passati solo quattro giorni e avevano già una loro storiella privata a cui riferirsi. Le cose stavano migliorando.

    "Due bicchieri pieni a stomaco vuoto scombussolerebbero chiunque".

    Belle scosse la testa "Non me! Almeno, non mentre ero al college. Ero la miglior bevitrice nel mio dormitorio quando ero una matricola".

    Sembrava così orgogliosa che Gold non poté fare a meno di ridere “Parlami del college. Cosa hai studiato?".

    “Letteratura e scienza delle biblioteche. Sarei diventata una bibliotecaria" Belle ridacchiò quando vide la sua espressione di finto shock "Lo so... lo so... sono prevedibile".

    "Niente affatto" non aveva mai mancato di sorprenderlo. Gold sperava che quello non sarebbe mai cambiato.

    La cena di quella sera era abbastanza particolare - lombata di cervo alla griglia con patate viola arrosto e carotine - ma Gold a malapena si gustò il delizioso pasto. Tutta la sua attenzione era rivolta a Belle mentre gli regalava storie dei suoi giorni al college. Mentre gli raccontava delle sue avventure con la compagnia teatrale improvvisata della sua scuola e alcuni degli strani esperimenti a cui aveva partecipato come parte del suo corso di psicologia, riusciva quasi a vedere anni di stress e tristezza che si allontanavano dalle sue spalle. Si sedette meglio sulla sedia e il suo sorriso si fece più sereno, raggiungendo gli occhi come raramente era successo prima d'ora. Fu solo quando vide un sorriso sincero sul suo viso che si rese conto di quanto avesse finto fino ad allora.

    "Ho provato a fare un musical il mio ultimo anno" lo informò mentre usava una patata per prendere l'ultimo po' di salsa al vino rosso del suo piatto “Era "Into the Woods" - l'hai mai visto? Riguarda i personaggi delle fiabe. Venni scelta come Cappuccetto rosso".

    L'immagine di Belle con un mantello rosso e poco altro era molto piacevole. Forse un po' troppo piacevole. Gold si schiarì la gola "Non ho familiarità con lo spettacolo, ma mi piacerebbe vedere qualche foto".

    Le spalle di Belle si piegarono come se la sua domanda l'avesse punta come uno spillo e l'avesse sgonfiata da tutti i bei ricordi che aveva evocato nell'ora precedente "Non ne ho fatte. Ho dovuto abbandonare quando papà..." si interruppe, ma Gold potè facilmente finire la frase da solo.

    "Capisco".

    Era come se potesse vedere una linea spessa tracciata attraverso la mappa della vita di Belle. Da un lato c'era una ragazza felice e spensierata che amava la letteratura, le feste e il teatro. Dall'altro c'era la donna oppressa che era diventata, logorata da anni di stress e preoccupazioni.

    Una cosa era chiara: sarebbe stato suo compito come marito quello di riportare in vita quella ragazza spensierata. Non sarebbe mai stata in grado di recuperare esattamente ciò che aveva perso, ma per lo meno Belle aveva bisogno di ricordare come divertirsi. Era passato troppo tempo.

    Ora che la conversazione era tornata su suo padre, era inutile cercare di parlare di qualsiasi altra cosa “Sei soddisfatta di Dove finora? Tuo padre sembra rispondere bene".

    "È fantastico con papà" la voce di Belle fu completamente piatta, prendendolo alla sprovvista.

    "Se sta facendo qualcosa che non ti piace, diglielo. Oppure, dillo a me e gli passerò il messaggio. Lo stiamo pagando. Definiamo noi le regole”.

    Belle era più abituata a essere un dipendente che una datrice di lavoro. L'idea che fosse lei la responsabile non le veniva naturalmente.

    "Gli sta facendo un programma definito ora per ora!" sbottò, lasciando cadere la forchetta sul tavolo rumorosamente "Dice che è importante che papà abbia una struttura, quindi si deve decidere un momento per ogni cosa. Pranzo a mezzogiorno. Terapia artistica all'una...".

    In privato, Gold pensava che un programma fosse una buona idea, ma poteva capire le riserve di Belle. Era abituata a un ambiente più libero “Vuoi che gli parli? Posso dirgli che ci sentiamo più a nostro agio nel lasciare che sia Moe a stabilire il ritmo della giornata...".

    "No!" Belle lo guardò frustrata mentre Gold cercava a tentoni di capire il problema.

    Dopo un momento, spiegò “Ha bisogno di avere un programma. Io stessa ho cercato di farglielo rispettare per anni, ma non sono mai riuscita a farlo cooperare. Dove è qui da meno di un giorno e gestisce papà meglio di me. È una cosa assurda".

    Quando Belle seppellì il viso tra le mani, Gold lasciò il suo posto per andare ad abbracciarla. Questo era il problema. Non che Dove stesse facendo un pessimo lavoro. Invece, stava andando troppo bene e stava facendo sentire Belle una inetta. Aveva provato così tanto a lungo a prendersi cura di suo padre e ora un completo sconosciuto stava facendo quello che lei non era mai riuscita a fare.

    "Non è colpa tua" lui sussurrò mentre le massaggiava la schiena, incerto se stesse piangendo o meno.

    “Tutto quello che deve fare è dare un suggerimento e papà fa quello che vuole. Per metà del tempo, io non riesco nemmeno a fargli mangiare quando so che ha fame!" Belle girò il viso nel suo gilet, le braccia che scivolarono attorno alla vita per aggrapparsi a lui. Qualunque cosa stesse accadendo, si stava rivolgendo a lui per conforto. Gold si concesse un momento per esserne orgoglioso.

    "Dove è specializzato in questo" le ricordò. Era disposto a scommettere che ci fossero molte più cose sotto rispetto solo a Dove che stava suggerendo che Moe avrebbe dovuto seguire un programma di quanto lui o Belle potessero spiegare "Tu no. Tutto è più facile se sai come farlo".

    "Ma io conosco papà" lei protestò.

    "E questo potrebbe essere parte del problema" mentre pronunciava quelle parole, una teoria si formò nella testa di Gold "Dove non ha il bagaglio che hai tu. Parte di te considera ancora tuo padre una figura di autorità, lui no. Tuo padre ti vede ancora come una ragazzina. Dove è una persona sconosciuta" aveva notato il gentile approccio di Belle a suo padre, la deferenza che mostrava. Il rispetto per gli anziani era una qualità nobile, ma in una situazione come quella era controproducente. Qualcuno doveva essere responsabile e, se Belle non riusciva ad assumersi quell'autorità, Moe gestiva i fili della situazione.

    "Ha senso" la sua voce fu sommessa, ma Gold capì che stava davvero pensando a quello che aveva detto.

    Gold le baciò la testa “Hai fatto del tuo meglio e, non appena hai avuto la possibilità, hai assunto il tutore perfetto. Sapevi fin dall'inizio che Dove era la persona giusta. Io non gli avrei nemmeno fatto fare il colloquio".

    Belle sollevò la testa per incontrare i suoi occhi, sorpresa "Veramente?".

    "Non ho visto quello che hai visto tu. Conosci tuo padre così bene che hai capito esattamente di cosa aveva bisogno e gliel'hai dato. Guardala in questo modo, se si spezzasse un braccio, proveresti a sistemarglielo da sola?”.

    "Ovviamente no".

    "Lo porteresti da un medico perché il medico è specializzato. È la stessa cosa con Dove. È specializzato a prendersi cura di persone come Moe. Non puoi essere un'esperta in tutto" tra le sue braccia, sentì Belle rilassarsi.

    "Lo fai sembrare così facile" lei disse mestamente.

    Dato che Gold sentiva il più delle volte di brancolare nel buio, le sue parole lo rincuorarono. Forse non stava facendo un caos completo.

    Sotto la giacca, Belle gli massaggiò la schiena "Non deve essere una posizione comoda per te".

    Era in piedi sopra la sua sedia, curvo in modo da poterla abbracciare e, in verità, non era una posizione comoda. Ma Gold sarebbe felicemente rimasto lì per il resto dell'eternità se avrebbe potuto avere Belle tra le braccia e sapere che era contenta di essere lì "Sto bene".

    "Non è questa la parola che io userei".

    Quando la guardò, Belle sfiorò le sue labbra contro le proprie in un tenero bacio "Grazie, Diarmid".

    Gli diede una stretta, poi abbassò le braccia, significando la fine del loro abbraccio. A malincuore, Gold la lasciò andare e reclamò il suo posto, avvicinandosi di un centimetro a lei. Era sciocco, ma sentiva il bisogno di starle vicino.

    "È davvero bello" rifletté Belle mentre guardava il tavolo a lume di candela "Dovremmo farlo ogni sera".

    A Gold si strinse la gola "Mi piacerebbe molto".

    "Anche a me".

    Quando lo guardò con uno sguardo caldo, c'era solo una cosa che poteva pensare di dire "Dolce?".

    Il sorriso di Belle fece invidia alle candele "Dolce".


    Continua...
  7. .
    CITAZIONE (r o s e w o o d ‚ @ 27/12/2019, 23:49) 
    grazie a voi, bannerino inserito (a proposito, sono bellissimi :*)

    Grazie! Gentilissima :D
  8. .
    CITAZIONE (r o s e w o o d ‚ @ 27/12/2019, 23:32) 
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    Grazie per l'abbonamento :A7:

  9. .
    Buone feste a te!!
    :flower:
  10. .
    Accetto! :B34:

    Scusate il ritardo di risposta :B19:

    Banner inseriti in Home, ricordate di inserire i nostri :A28:
  11. .
    CITAZIONE (.:Dana:. @ 21/12/2019, 14:49) 
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    Come titolo, se serve, "Babbo Natale Lottery".

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    Grazie per la partecipazione :flower:
  12. .
    CITAZIONE (~ N i k a ~ @ 21/12/2019, 10:01) 
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    <i>Aperta la prima lotteria in comune tra il
    Contests and More...! e il Amethyst &#8620; portfolio</i>
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    Grazie per la partecipazione :flower:
  13. .
    CITAZIONE (†Inahime @ 21/12/2019, 01:26) 
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    ❆ Materiale essendo appena abbonato, basterà quell'avviso ^^

    Grazie!

    - Esposizione banner 88x31 fatto;
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    - Numeri segnati.

    Grazie per la partecipazione :flower:
  14. .
    CITAZIONE (†Inahime @ 21/12/2019, 01:05) 
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    Grazie per l'abbonamento :A5:

  15. .


    Immagine



    Ed eccoci qui alle premiazioni!
    Grazie mille a tutti i fantastici partecipanti. ALLA PROSSIMA! icon_smile_new11 icon_smile_new11 icon_smile_new11



    REGOLE PREMI



    ☑ I vincitori saranno 3 + 1 extra (surprise, surprise naughty );
    ☑ Il 1° classificato potrà scegliere 6 premi, il 2° classificato 5 premi, il 3° classificato 4 premi, il vincitore extra 3 premi;
    ☑ I partecipanti potranno scegliere 2 premi (tranne quelli con scritto (SOLO VINCITORI));
    ☑ I partecipanti abbonati potranno scegliere 1 premio in più tra quelli (SOLO VINCITORI);
    ☑ I partecipanti affiliati e/o gemellati potranno scegliere 1 premio in più tra quelli dei partecipanti;
    ☑ Per ritirare i premi, compilate il modulo che troverete poco sotto;
    ☑ Avete tempo per ritirare i premi fino al 5 gennaio 2020 (wow, nuovo millennio!).


    POST-IT PREMI



    ⇝ Affiliazione e/o gemellaggio (reciproco);
    ⇝ Spam importante per 2 settimane (SOLO VINCITORI);
    ⇝ Spam importante per 5 giorni;
    ⇝ Spam annuncio in tutte le sezioni del forum per 5 giorni (SOLO VINCITORI);
    ⇝ Spam forum in 10 forum (SOLO VINCITORI);
    ⇝ Spam forum in 5 forum;
    ⇝ Spam contest/lottery in 10 forum (SOLO VINCITORI);
    ⇝ Spam contest/lottery in 5 forum;
    ⇝ Saluto in tag x10v (SOLO VINCITORI);
    ⇝ Saluto in tag x5v;
    ⇝ Mia iscrizione ad una iniziativa del forum;
    ⇝ Mia iscrizione ad una lotteria organizzata dal vostro forum;
    ⇝ 20 up in un contest a cui non partecipa il mio forum (SOLO VINCITORI);
    ⇝ 10 up in un contest a cui non partecipa il mio forum;
    ⇝ Partecipazione a 7 discussioni del forum (SOLO VINCITORI);
    ⇝ Partecipazione a 3 discussioni del forum;
    ⇝ 1 voto ad un contest a voti a cui non partecipa il mio forum;
    ⇝ Pubblicità forum sulla mia pagina Facebook (SOLO VINCITORI);
    ⇝ Pubblicità forum sulla pagina Twitter (con oltre 4400 follower) (SOLO VINCITORI);
    ⇝ Mia presentazione sul vostro forum;
    ⇝ Esposizione banner 200x50 in firma per 10 giorni (SOLO VINCITORI);
    ⇝ Esposizione banner 88x31 in firma per 5 giorni;
    ⇝ Esposizione banner 88x15 in firma per 1 settimana;
    ⇝ Esposizione banner 400x100 in firma per 1 settimana (SOLO VINCITORI);
    ⇝ 2 numeri in più alla prossima lotteria organizzata dal forum;
    ⇝ 2 premi in più alla prossima lotteria organizzata dal forum;
    ⇝ 50 up in più in un prossimo contest up organizzato dal forum;
    ⇝ 1 premio in più al prossimo contest up organizzato dal forum.




    PODIO


    Red_Ribbon_Christmas_Tag__1__1

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    #41 - Ciò che è stato chiuso deve rimanere tale. >> Alohomora gdr





    Red_Ribbon_Christmas_Tag

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    <a href="https://houseoftelefilm.forumfree.it/" target="_blank"><img src="https://i.imgur.com/L1VNYKi.png" title="ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS..."></a>

    #56 - »Il Caffè di Shaymin•





    Red_Ribbon_Christmas_Tag__2_

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    <a href="https://houseoftelefilm.forumfree.it/" target="_blank"><img src="https://i.imgur.com/qlthsVs.png" title="ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS..."></a>

    #27 - › cαrry on my ω α y ω α r d son ♔ { Midori's pƒ





    Red_Ribbon_Christmas_Tag__2_

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    <a href="https://houseoftelefilm.forumfree.it/" target="_blank"><img src="https://i.imgur.com/y8YmZjI.png" title="ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS..."></a>

    #34 - Amethyst ↬ portfolio






    Red_Ribbon_Christmas_Tag__2_

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    MODULO RITIRO PREMI


    CODICE
    <b>&#10054; Nome forum + Link:</b> {Tutto sotto [CODE]}
    <b>&#10054; Classificato:</b> {1°, 2°, 3°, extra, partecipante}
    <b>&#10054; Affiliato, gemellato o abbonato (specificare)?:</b>
    <b>&#10054; Premi scelti:</b> {NO MP}
    <b>&#10054; Materiale</b>


    INFO PREMI



    ⇝ AFFILIAZIONI/GEMELLAGGI: Fate richiesta qui, seguendo il modulo;
    ⇝ SPAM IMPORTANTE/ANNUNCIO: Linkate la discussione che avete aperto in sezione;
    ⇝ SPAM FORUM/CONTEST-LOTTERY: Mettete sotto CODE il codice del vostro SPAM e/o del Contest che volete pubblicizzato;
    ⇝ ISCRIZIONE INIZIATIVA/LOTTERA: Linkate l'iniziativa e/o la lotteria;
    ⇝ UP CONTEST: Linkate dove dover fare gli up;
    ⇝ VOTI CONTEST: Linkate la discussione dove votare;
    ⇝ PUBBLICITÀ SU FACEBOOK/TWITTER: Postate, se volete, una foto da postare insieme a qualche riga sul vostro forum che descriva di cosa tratta;
    ⇝ ESPOSIZIONE BANNER: Mettete sotto CODE il codice del banner da voi scelto per l'esposizione;
    ⇝ NUMERI/UP/PREMI IN PIÙ: Linkate la discussione dove dovremo avvisarvi

    🔔GRAZIE!🔔



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    Edited by sweetest thing - 21/12/2019, 15:30
222 replies since 26/6/2006
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